Vanina Sartorio si Racconta…

Amici del Bosco,

quest’oggi ospitiamo con molto entusiasmo l’autrice Vanina Sartorio, che ha scritto e pubblicato Racconti e Disincanti (quileggi la recensione) letto da pochissimi giorni e molto apprezzato!

Durante la lettura, però, mi sono sorte alcune curiosità e il desiderio di contattarla per approfondire qualche passaggio è stato per me molto forte: grazie ai social, alla casa editrice 13Lab e alla disponibilità di Vanina, sono così riuscita nell’intento e le ho sottoposto le mie domande!!

Ciao Vanina, benvenuta tra le fronde del Bosco dei Sogni Fantastici: ho letto la tua antologia di racconti giusto qualche giorno fa e, pagina dopo pagina, mi sono sorte alcune domande da volerti sottoporre. Sei stata gentile ad accettare.. in questi giorni la recensione ha dato modo ai miei lettori di scoprire un po’ di quel che parleremo.. la tua raccolta Racconti e Disincanti è qualcosa che si legge in pochi giorni,capace però di lasciare delle tracce molto particolari nel lettore..

Ma andiamo con ordine: puoi salutare i nostri lettori e raccontarci qualcosa di te.. che persona è Vanina?

Mi definirei innanzitutto una sognatrice e un’idealista, caratteristiche che mi creano spesso difficoltà ad adeguarmi alle regole che dominano la società attuale e ad accettare l’idea di un futuro che segua inevitabilmente la direzione imboccata dal presente.

Sono anche molto curiosa e ansiosa di conoscere, mossa forse da un costante senso di inadeguatezza nei confronti degli alti riferimenti letterari che ho sempre considerato come le mie stelle polari. Ho costantemente l’impressione di non sapere abbastanza. 

Molto bene, allora possiamo cominciare! Come nasce la tua passione per la scrittura?

Sono e sono sempre stata una appassionata lettrice. Fin da bambina la letteratura ha rappresentato per me la fonte primaria di evasione, il pozzo inesauribile dal quale attingere le risposte alle mie domande e soprattutto il primo mezzo per comprendere l’umana fragilità e di conseguenza me stessa.

Credo che una caratteristica che accomuni tutti gli scrittori, o aspiranti tali, sia l’egocentrismo. La convinzione di avere qualcosa da dire, e magari anche meglio di altri, penso muova chi si cimenta con qualsiasi mezzo espressivo, letterario o artistico che sia.

Nel mio caso, oltre a ciò, si combina anche una necessità fisiologica di scrivere. Ne ho proprio un bisogno fisico, che se non viene espletato, mi lascia inquieta, insoddisfatta.

Così fin da molto giovane ho cominciato a scrivere racconti e fiabe.

Poi, una volta presa la laurea in architettura, ho lavorato per un periodo nella redazione di una rivista universitaria e in seguito ho iniziato a collaborare con varie riviste, scrivendo articoli di critica architettonica.

La narrativa resta però per me il più importante modo espressivo.

Come mai racconti e non un romanzo?

Il racconto è una dimensione narrativa che mi è assai congeniale, anche se in Italia è ingiustamente bistrattato, dal momento che molte case editrici decidono a priori di non pubblicarne,in quanto le raccolte di racconti non vengono acquistate, né lette.

Io invece lo trovo in linea con il mio amore per la sintesi e, nel caso specifico, particolarmente adatto a raccontare il disincanto.

Questo non significa che non prendo in considerazione la forma del romanzo,anzi in passato scrissi un romanzo e da due anni sto cercando di concluderne un altro.

Credo semplicemente che ci siano storie che si prestano alla brevità del racconto, attingendone forza e carattere, e altre che necessitano di maggiore respiro e di una costruzione più articolata che solo il romanzo può dare.

Ogni racconto narra una vincenda realistica e molto concreta… cosa ti ha ispirato?

Tutto ciò che scrivo deriva dalla combinazione di più fattori: la realtà quotidiana, i fatti che accadono intorno a me che posso osservare direttamente o apprendere da altri (persone o media), i miei ricordi e le mie sperienze personali e naturalmente l’immaginazione.

E’ impossibile districare queste tre componenti perchè, anche nei racconti maggiormente autobiografici, vi è sempre una buona dose di invenzione e di contaminazione di avvenimenti o personaggi presi dalla cronaca.

Che cos’è un Disincanto?

Il disincanto è quel momento in cui un avvenimento nella vita di una persona, la costringe a rivedere la realtà che si era costruita fino ad allora.

Tutti nell’arco della propria esistenza, passiamo attraverso una serie interminabile di piccole e grandi disillusioni che ci obbligano a smantellare la nostra visione del mondo, di noi stessi o degli altri, spesso idealizzata e carica di aspettative, per ricostruirla su nuove basi.

Questo provoca una rottura dell’equilibrio a livello conscio o inconscio, più o meno profonda, a seconda della persona, dell’età, dalla socità in cui è inserita; quel preciso momento mette in luce tutta la nostra fragilità e umanità e per questo lo trovo particolarmente interessante e rivelatore.

Racconti e Disincanti è composta da 11 racconti.. qual’è il tuo preferito, e perchè?

Non credo ci sia un mio racconto preferito, in ognuno ho cercato di focalizzare l’attenzione su un aspetto diverso dello stesso tema.

Quello scritto meglio, dal punto di vista tecnico, è “Diogene” perchè è l’ultimo in ordine cronologico e quindi quello in cui ho affinato e messo a punto un personale equilibrio di scrittura.

Quello però a cui sono più affezionata credo sia “La sciarpa di lana”; scrivendo questo racconto infatti ho avuto per la prima volta la sensazione di essere riuscita a dominare e incanalare completamente la mia creatività in direzione dell’efficacia comunicativa.

Qual’è, invece, quello che senti più distante da te?

Nessuno, se esistesse, non lo avrei ritenuto concluso e ci avrei lavorato fino a quando non fossi stata soddisfatta.

Hai pubblicato con una Casa Editrice, la 13Lab: com’è stato lavorare affiancata da un team?

Intanto sono molto grata alla 13Lab Editore proprio per aver fatto una scelta contro corrente nel pubblicare una raccolta di racconti.

Quello che mi ha maggiormente colpito in questa collaborazione è stata la grande considerazione della mia opinione dimostrata dall’editore anche in questioni in cui normalmente l’autore non viene interpellato, come ad esempio nella fase di editing e di scelta della copertina.

Questa sensibilità ha fatto sì che io senta completamente mio il risultato finale.

Ma il vero lavoro di squadra lo sto vivendo in questo periodo di promozione; anche se la 13Lab è una piccola e giovane realtà editoriale, sono molto attivi e propositivi e non mi sono mai sentita abbandonata nell’organizzazione delle presentazioni e degli eventi, così come nella gestione di tutti i contatti.

Progetti per il futuro letterario, oltre che quello di far conoscere questa tua prima pubblicazione?

Appunto ora mi trovo impegnata nel cercare di promuovere il più possibile il libro, inizierò a breve a collaborare con un magazine culturale di Milano che si chiama La Valvola, con una rubrica di interviste a scrittori e continuerò a lavorare con la rivista di analisi politica,cultura e letteratura Paginauno per la quale scrivo le segnalazioni letterarie. Ma ciò che mi preme maggiormente in questo momento è terminare il romanzo; ho tante idee a riguardo che da tempo aspettano solo di essere messe su carta e, come ho detto prima, sarò inquieta fino a che non avrò dato loro forma.

Ti ringrazio molto per avermi dedicato il tuo tempo: a nome dei lettori del Bosco ti facciamo un grande augurio affinché i tuoi Racconti e Disincanti possano entrare nel cuore di altri accaniti lettori che, come me, desiderano farsi ammaliare dalle parole degli autori. Grazie ancora e a presto!!

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