“L’Amore della Vita” – Jack London

Amici del Bosco, buon pomeriggio!

Finalmente posso deliziarvi con una nuova recensione: sto parlando del libro che raccoglie i racconti di Jack London e li raggruppa con un senso logico particolare.. Il libro, edito da Landscape Books e disponibile in entrambi i formati, custodisce storie fantastiche che ruotano intorno al periodo degli avventurieri, degli uomini di frontiera, di coloro che hanno scelto di partecipare alla corsa all’oro, vivendo esperienze particolari e, talvolta, incredibili.

L’Amore della Vita

di Jack London

Landscape Books | 9.99 € | 130 pagine

Otto racconti della vita di frontiera, dalla penna dell’autore che più di tutti ha reso immortale queste ambientazioni. Nel 1907, London era già celebre per “Zanna Bianca” e “Il richiamo della foresta”, e si preparava ad affinare stile e tematiche scrivendo il suo capolavoro “Martin Eden”, ma ancora rimaneva legato alla lotta dell’uomo con la natura e ai panorami selvaggi. Scritti durante gli anni del Klondike e della corsa all’oro, questi racconti restituiscono in poche pagine i temi e le atmosfere dei capolavori di Jack London.

L’ho letto: ecco cosa ne penso!

Il libro è formato da otto racconti: sono quelle storie che nei primi anni del 1900 Jack London ha scritto e pubblicato sulle riviste dell’epoca. Oggi quegli stessi racconti, tradotti semplicemente e secondo l’ordine di pubblicazione, sono disponibili in questa raccolta e piacevolmente leggibili.

La raccolta prende il nome da primo racconto:

– L’AMORE DELLA VITA: affronta non solo a paura di morire, ma la forte volontà di sopravvivenza. L’uomo protagonista è in viaggio con l’amico Bill ma, a causa di infortunio, viene abbandonato dal compagno di ventura, probabilmente per evitare il rallentamento della camminata. Fatto sta che assistiamo alla sopravvivenza di quest’uomo che riesce a rimanere ancorato alla vita lottando contro il gelo, il dolore, la fame, la voglia di resistere…

– LA STORIA DI KEESH: narra di come l’astuzia sia in grado di superare lo scetticismo e la stregoneria. Il giovane Keesh, infatti, mostra all’intera tribù come un po’ di “genio” possa rivelarsi interessante e fruttuoso. Con un sistema ben congeniato, cacciare l’orso polare diventa facile ed il villaggio non rischia più di soffrire la fame. Com’era già il proverbio? Ah si: “La necessità aguzza l’ingegno” ^^

– L’ALLOGGIO DI UN GIORNO: il protagonista è John Messner che, dopo un’intera giornata di viaggio nel freddo e nella neve, intravvede un rifugio abbandonato. Lo raggiunge, ci si addentra, deciso a trascorrervici la notte, quand’ecco che una coppia formata da uomo e donna fa il suo ingresso. Subito non ci fa molto caso, ma poi si accorge che la donna è sua moglie: sta al gioco, raccontando ai due la storia che si diceva dalle parti di casa sua e che, praticamente, lo riguardava.. questo, poiché la moglie l’ha abbandonato fuggendo con un altro uomo. Racconterà la verità all’amante di Lei, disposto anche a lasciare il rifugio e l’oro guadagnato.. tanto, malandati dal freddo, non si sarebbero potuti godere neanche un grammo!

– NEGORE IL VIGLIACCO: in questo racconto, invece, si affrontano i problemi di Negore, abitante di una tribù che dalla promessa sposa Oona e dall’intero villaggio viene ritenuto e soprannominato “vigliacco” a causa di eventi ormai appartenenti al passato. Eventi che, però, non sono stati riportati correttamente e che, quindi, lo dipingono per ciò che non è. Riuscirà Negore a riscattarsi agl’occhi del suo villaggio e della sua amata?

– LA VIA DEI SOLI: Sitka Chaley non solo è un appassionato di arte e quadri, che riesce bene ad interpretare cogliendo ogni passaggio importante e particolare.. ma è anche stato, in passato, una sorta di corriere sui ghiacci del Nord: racconterà in quest’occasione una sua avventura, vissuta in compagnia di chi prende sottogamba il gelo dell’Alaska, chi ha dei conti in sospeso e che, nonostante tutto, non riesce a mettere le mani su quello che è la preda di una grande caccia all’uomo.

– L’IMPREVISTO

“E’ semplice accorgersi di quel che è evidente, fare ciò che si prevede. La vita individuale tende a essere statica, piuttosto che dinamica, e tale tendenza diventa sistematica grazie alla civiltà, dove solo l’ovvio si vede e l’imprevisto capita di rado. Ma quando, in un modo o nell’altro, l’inaspettato arriva, e ha per di più una portata abbastanza grave, gli inetti periscono.”

Edith Wittlesey, nata in Inghilterra, lascia la sua vita agiata e si sposa con il marito che, quando è ora della corsa all’oro, molla ogni impiego e insieme a Lei si dà all’avventura.

Costituiscono, con un gruppo di amici, un team di cercatori d’oro prettamente maschile, e Lei si rende utile come può: in questo modo l’intero grupo di avventurieri può spartirsi, in parti uguali, ogni guadagno rinvenuto con la cerca dell’oro. Tutto normale, tranquillo, sereno seppur faticoso… non fosse che, a rovinare l’atmosfera, è quel tanto agognato ed imprevedibile imprevisto!

– LA MANIERA DELL’UOMO BIANCO: un uomo bianco è ospite in una capanna di due indiani ormai anzani, soli e malconci. Il loro ospite, in cambio di un letto, si preoccupa di cucinare per loro potendo così ascoltare il racconto dei due anziani che si decidono di narrare le gesta riguardanti i figli… figli che, purtroppo, sono incappati in una sorta di “illusione” dal momento in cui erano convinti che “la maniera dell’uomo bianco” fosse sempre uguale, idonea e valida, peccato che gli eventi non siano andati come previsto.

– LUPO BRUNO: una coppia trova un lupo selvatico, stanco, affamato, denutrito e lo adotta. Faticosamente lo alleva, sebbene l’animale mantenga sempre quel suo essere selvatico, stenti a dare confidenza e non si lascia avvicinare. Nonostante ciò, questa sorta di rapporto e di scambio è bene intesa da entrambe le parti, come una sorta di tacito contratto. Tutto procede bene finché i vicini non ricevono la visita di un parente avventuriero tra i ghiacci: questi è costretto a passare davanti a casa loro giacché è l’unica strada per raggiungere il parentado, quand’ecco che.. il Lupo gli va incontro, baldanzoso, festoso, dimostrando un interesse per l’uomo che mai ha avuto nei riguardi dei due che, comunque, l’hanno salvato. L’atteggiamento non piace molto alla coppia che l’ha adottato, soprattutto quando il forestiero annuncia che quel lupo gli appartiene, che l’aveva smarrito e che, quindi, lo rivuole indietro. Gli umani discutono, l’animale e conteso e non sa di esserlo. Che davvero possa Lui fare una scelta simile?

E’ proprio l’ultimo racconto quello che ho preferito in assoluto, seguito poi da “L’Imprevisto” e “La Storia di Keesh” poiché gli altri li ho trovati molto più crudi e diretti: al di là del fatto che leggere i racconti di Jack London in inverno sia alquanto sofferente – ho avvertito davvero dei momenti di freddo durante la lettura, soprattutto nei passaggi dove descrive accuratamente gli scenari coperti di ghiaccio, le basse temperature e le condizioni di vita dei personaggi – si può cogliere benissimo la crescita di Jack London e del suo stile di scrittura, che dal primo racconto, difficile e a tratti persino troppo articolato e sfuggente, diviene via via più scorrevole, conquistando maggiore praticità, comprensibilità e fluidità.

Il filo conduttore è, come detto all’inizio, la corsa all’oro, l’avventura, la condivisione, la fatica, la morsa del gelo, la sopravvivenza e la voglia di rischiare per tentare una vita migliore rispettando, talvolta, le antiche tradizioni del posto.

Una bella raccolta di racconti che mettono in risalto e testimoniano un periodo storico esistito e raccontato, decisamente molto importante per il secolo ormai trascorso.

1 commento su ““L’Amore della Vita” – Jack London”

  1. Ecco quel periodo non è che mi ispiri tantissimo, però li hai raccontati bene, ora so meglio di cosa si tratta. Un abbraccione

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