[Segnalazione]-Il Torto di Andrea Venturo

Buongiorno amici del Bosco. Oggi abbiamo una segnalazione legata al genere Thriller, Fantasy. Ospite di oggi è Andrea Venturo

Titolo: Il Torto

Genere: High Fantasy, thriller

prezzo: 2,99

Autore: Andrea Venturo

Link Acquisto: https://www.amazon.it/dp/B00E69HY1E/

Versione: 4.9.2 (4a stesura, 9a revisione, 2o passaggio di controllo)

Lunghezza: 81639 caratteri

Sinossi

Un’accusa infamante resta scomoda da gestire, non importa se per un motivo piccolo o grande.

Ti colpisce, ti brucia dentro e non smette finché in un modo o nell’altro riesci a risolvere la questione.

Proprio quello che accade a Conrad, il giovane protagonista di questa storia, accusato del furto di una torta è condannato ai lavori forzati nelle stalle e a dormirci dentro per i prossimi due mesi. Vuole scoprire la verità e scopre che questa può uccidere, specie se insieme ad essa salta fuori l’autore del… delitto.Si può morire per una torta rubata? Conrad sta per accorgersene.

L’Autore:

Mi chiamo Andrea, ho 45 anni, sono papà di due meravigliosi bambini di 2 e 4 anni, scrivo da quando avevo 4 anni e mezzo. Mi piace scrivere, suonare la chitarra, fare trekking e viaggiare… e si, amo i libri. Possibilmente di carta, ma non potendo più tenerli in casa senza che vengano tramutati magicamente in album da disegno ecco che anche gli ebook sullo smartphone divengono interessanti. Ho il pallino dell’enigmistica e lavoro come informatico con passione… prima di diventare papà consideravo i computer alla pari di figli. Ci ha pensato mia moglie a farmi notare alcune “piccole” differenze.

Estratto

Conrad Musìn è seduto in cima ad una collina rocciosa, ai piedi della quale sorge la casa di suo padre; è tutto intento ad ammirare il lago, le montagne sullo sfondo e la macchiolina bianca che è Nadear, come appare da quella distanza. Sullo sfondo a nord, oltre le azzurre acque del lago, l’aria è talmente tersa e pulita che lascia intravedere il profilo dei monti d’Argento, l’alta catena montuosa ampia una cinquantina di miglia che separa la Repubblica di Kirezia dai Principati di Malichar; a est il lago prosegue fin quasi alla capitale, collegata ad esso da una fitta rete di strade e canali; a ovest, oltre la sponda occidentale del lago, una serie di basse colline quasi pianeggianti impedisce al deserto D’Nis di invadere la regione, mentre a sud le colline si fanno sempre più rocciose e granitiche fino ai contrafforti dell’altopiano di Etsiqaar, famoso per il popolo fiero e coraggioso che vi abita e ancora di più per i suoi cavalli, apprezzati in tutta la Repubblica per forza, resistenza e longevità. Da una decina di anni, grazie al padre di Conrad, quei cavalli sono famosi anche nei reami circostanti.
Conrad si sente grande: è il suo dodicesimo compleanno ed ha appena ricevuto in dono una spada. Gli occhi del ragazzino, verdi come il grano appena spuntato, percorrono l’arma in tutta la sua lunghezza, mentre il vento agita la sua chioma, nera e lucida come penne di corvo. È una normalissima spada larga, graffiata qua e là, ma tirata a lucido per l’occasione; a lui pare enorme, massiccia, identica a quelle che gli eroi impugnano per combattere mostri orribili, come nei racconti di bardi e cantastorie.
Conrad volta le spalle al panorama e osserva poco più in basso la fattoria costruita sulle rovine di un’antica costruzione che, a detta di suo padre, era appartenuta al mago Flantius Colle Ondoso Mijosot, vissuto secoli prima e scomparso misteriosamente. Su di lui i bardi hanno musicato ballate e narrato leggende: la costruzione delle mura di Nadear in una sola notte; il salvataggio del giovane Halden da morte certa, colui che sarebbe divenuto Halden lancia-degli-dei, l’eroe che avrebbe sconfitto Uruk il Possente e la sua invincibile orda di orchi guerrieri durante la battaglia di Levot; e storie ancora più incredibili riguardo la sua improvvisa e misteriosa scomparsa nelle Brulle.
Per la maggior parte dei Kireziani, quella di Colle Ondoso è solo una leggenda colorita e improbabile come quella di Halden, ma Conrad ha la certezza, come tutti i naderiani, che Colle Ondoso sia realmente esistito e che un giorno ritornerà per raccontare a tutti quali altre meravigliose imprese ha compiuto. Per un istante i suoi pensieri indugiano sul ricordo di sua madre, che gli raccontava quelle storie e molte altre. Poi il dolore si fa insopportabile, una polmonite l’ha portata via due anni fa, ma come ogni altra volta, non appena il nome del mago leggendario compare, tra i pensieri di Conrad, sembra spazzare via i ricordi tristi con uno dei suoi incantesimi e con un altro lo fa sognare ad occhi aperti. Il ragazzo immagina gli incantesimi che Colle Ondoso può aver scagliato, dall’alto della sua torre, contro infinite orde di nemici. Per un glorioso, e sempre troppo breve istante, vede se stesso impegnato nell’evocare una gigantesca sfera infuocata contro un orco immaginario, sullo sfondo di un cielo cremisi. Di certo l’unica cosa che in quel momento Conrad possiede di gigantesco è l’opinione di se stesso.
«Dino!» la voce di suo padre tronca brutalmente quel momento di auto-esaltazione. «Sono tornato solo ieri e già pensi a battere la fiacca?»
Conrad, nell’udire quella voce bassa e roca, scatta subito sull’attenti: non è un perditempo e ci tiene a mantenere la propria reputazione, specie di fronte al genitore.
«Francisco ti aspetta nella stanza comune. Sbrigati e non farlo attendere troppo a lungo!» lo redarguisce suo padre. Il tono è duro, di quelli che non ammette repliche.
Conrad mette via la spada tenendo il fodero fermo con le ginocchia per non farlo cadere: ha bisogno di tutte e due le mani per sollevare l’arma e maneggiarla senza ferirsi. Poi se la carica in spalla e si avvia, l’andatura barcollante a causa del peso, verso quella montagna di muscoli e rotoli di lardo sormontata da una testa completamente calva che è suo padre.
La fattoria sorge tra i colli ondosi,le colline che delimitano il versante sud della valle di Levot. Comprende una mezza dozzina di edifici in pietra intonacati di bianco, com’è in uso in tutta la vallata. Un magazzino, quattro scuderie con cinquanta stalli ognuna, le abitazioni dei braccianti, una casa grande in legno e pietra intonacata, il tutto disposto in cerchio attorno ad una torre, alta e sottile, su cui gira senza sosta il velario della pompa a vento.
Non si tratta di un mulino qualsiasi: la torre è alta sei metri e le pale sono in rame, a spirale. Un incantesimo le mantiene lucide e a prova di ossidazione; un altro incantesimo mantiene gli ingranaggi a prova di attrito. È costosa, ma nel realizzarla Dorian non ha badato a spese: da quelle parti avere una fonte d’acqua disponibile tutto l’anno significa sopravvivere. Anche se più complessa di un normale mulino, la torre non richiede altra manutenzione che rinnovare i due incantesimi ogni tanto e funziona con qualsiasi vento. Durante la notte viene lasciata girare a vuoto di modo che il pozzo non si prosciughi

Info

Blog: https://malichar.wordpress.com

(per sapere tutto sull’ambientazione, i personaggi, il modo in cui scrivo e molto, molto altro)

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Book Trailer: https://www.youtube.com/watch?v=18iiKn88hEw

Presentazione-1: https://www.youtube.com/watch?v=KZ4frPTISh0&t

Presentazione-2: https://www.youtube.com/watch?v=S9aN9QwYjsY&t

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