“I Fiumi di Porpora” di Jean-Christophe Grangé [Recensione]

Amici Lettori,

un altro libro che desideravo leggere da diversi anni è stato finito. Io adoro il film tratto da questo libro, e quando ho visto il romanzo tra gli scaffali del supermercato ho resistito parecchio alla tentazione di acquistarlo. Poi se n’è arrivato il mio amico Alessio Del Debbio, autore tra l’altro ^_*, che mi ha proposto una copia usata: come non accettare? Ho ricevuto il prezioso libro al Salone del Libro e l’ho subito iniziato.. nonostante la stanchezza delle giornate, non sono riuscita a mollarlo nemmeno un giorno, ansiosa di andare sino alla fine..

Vi lascio, dunque, la mia recensione del famoso romanzo thriller intitolato I FIUMI DI PORPORA, scritto da Jean-Christophe Grangé.. ^_^

I FIUMI DI PORPORA

di Jean-Christophe Grangé

Ed. Garzanti Elefanti – 385 pagine – 10.90 €

Vicino a Grenoble viene rinvenuto un cadavere orrendamente mutilato. Nella vicina regione del Lot viene profanata la tomba di un bambino di dieci anni scomparso in circostanze misteriose. I due casi si intrecciano, e così i destini dei due poliziotti incaricati delle indagini, tra false piste, macabre scoperte, gelosie professionali e vendette familiari, fino all’orrore che ha dato inizio alla carneficina: un delirio scientifico che aveva condotto a un folle e crudele esperimento genetico. Un thriller ambientato nello stupendo scenario dei ghiacciai alpini.


LA MIA OPINIONE

Jean Reno nei panni del commissario Pierre Niemans

La storia de I FIUMI DI PORPORA la conosciamo in tanti ormai, complice la pellicola cinematografica che vede l’attore Jean Reno nei panni del favoloso commissarioPierre Niemans alle prese con la cittadella universitaria di Grenoble dove, di punto in bianco, ci si imbatte in una serie di cadaveri tutt’altro che facili da considerare.

I ghiacci perenni, che abbracciano la cittadina proteggendola ed isolandola dal resto del mondo, si rivelano scenari di qualcosa di terribile e ordito da una mente decisamente malsana: il corpo di Rémy Callois, giovane bibliotecario dell’ateneo, viene ritrovato incastrato tra i ghiacciai. Le ferite riportate affermano com’Egli sia stato brutalmente mutilato prima di venir assassinato da qualcuno che conosce bene le montagne e ed è in grado di portare un corpo morto su altitudini così particolari.

Negli stessi istanti a Sarzac, circa un centinaio di chilometri dalla cittadella, la tomba di un bambino viene profanata, dagli archivi della sua scuola spariscono i documenti e la situazione si fa curiosa.

Se sul primo caso è Niemans ad indagare, potendo così allontanarsi da Parigi dove ha combinato un mezzo disastro con un ultras durante una partita, sul secondo sarà Karim Abdouf a farsi strada, cercando di capire cosa ci sia di così insolito nell’andare a trafugare la tomba di un bambino.

Le due indagini, inizialmente partite separatamente, vanno a convergere nel momento in cui il sospettato di uno diventa un collegamento importante per l’altro: Niemans e Abdouf sono così costretti a lavorare insieme, pur dimostrando diverse capacità, differenti metodi e buone competenze intellettuali.

Riusciranno i due poliziotti a ricostruire la verità e scoprire l’assassino? Il caso non si rivelerà per nulla facile, ma le menti geniali ed allenate dei due uomini sapranno gestirlo al meglio.

Come finisce? Beh, non ve lo posso dire: soprattutto dal momento in cui il finale del libro è decisamente diverso da quello del film: tra i due prodotti ci sono, in realtà, diverse cose che non sono uguali e che non corrispondono, ma siamo abituati alla cosa, e devo dire che non è nemmeno mal fatta la pellicola.

Nel romanzo il personaggio di Karim Azouf non è nemmeno simile a quello di Max Kerkerian – interpretato dall’attore Vincent Cassel – per cui se lo si legge dopo aver visto il film non ci si ritrova molto. Andando avanti nella lettura, però, si potrà conoscere un buon poliziotto,disposto a tutto pur di riscattarsi dalla vita fatta in gioventù, dedito nel suo lavoro e dalla mente brillante: si rivela, per Niemans, un valido collaboratore con cui fare luce su un caso molto impegnativo.

Anche suor Andrè ha un ruolo diverso nel libro, rispetto al film, e troveremo diversi personaggi in più che nel film vengono omessi: la trama avvincente, dal ritmo molto serrato e dalla narrazione accattivante rende I FIUMI DI PORPORA un thriller coinvolgente e capace di attirare il lettore quel tanto che basta affinché sia costretto a continuare la lettura fino alla fine.

Riflettendo, dopo aver letto altri pareri online, concordo con chi sostiene che se Jean-Christophe Grangé fosse stato di nazionalità americana forse avrebbe avuto un successo maggiore: il film è bellissimo, ma il libro non è così conosciuto come lo è la pellicola, e sinceramente è un peccato.

Consiglio di leggerlo a tutti gli amanti del thriller: solo controllate bene il libro, perché nella mia versione alcune pagine sono mancanti (sono bianche) – non mi hanno reso impossibile la lettura, fortunatamente – ed è un po’ un peccato. ^_^

Buona settimana a tutti e a presto!

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