Salve Lettori Erranti, oggi vi voglio far conoscere un libro
uscito da pochissimo e che ho avuto il piacere e la fortuna di vincere. Si
tratta del romanzo “Di là dall’oscurità e nel tempo” di Marco Mancinelli. Un
titolo che difficilmente riuscirò a ricordare nel modo esatto, ma la storia mi
è rimasta molto impressa.
“Di là dall’oscurità e nel tempo”
di Marco Mancinelli
Prezzo: €14,90 pag. 500
Editore: Bakemono Lab
Genere: Narrativa
Collana: Yōkai
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In un vecchio appartamento c’è una stanza sempre chiusa. Lì
Giovanni Corvi ha stipato i quadri dipinti nel corso di una vita, insieme ai
ricordi, ai mostri, ai fantasmi. Anni dopo Matteo, suo nipote, decide di
affrontare le sue paure all’interno della stanza e viene catapultato in una
realtà parallela.Qui incontra Viola, una ragazza malinconica che passa le sue
giornate immersa nei libri con la certezza di dover incontrare qualcuno.
Qualcuno che cambierà la sua vita.
LA MIA OPINIONE
Quando mi hanno comunicato che avevo vinto la copia cartacea
di “Di là dall’oscurità e nel tempo” ero
veramente super eccitata, la copertina è super fantastica e mi ha subito
colpita. C’è lo sfondo scuro di una
stanza su cui compaiono due personaggi disegnati da Claudia Ducalia. Uno stile delicato e nello stesso tempo
pieno di inquietudine che mi ha ricordato lontanamente artiste come LostFish e Natalie
Shau.
Il romanzo conta 500 pagine, ma come al solito non mi sono lasciata
intimorire, la trama mi ha troppo incuriosita.
Come leggiamo nella prima pagina, il libro è dedicato “a tutti quelli che prima o poi si perdono”,
dedica che capiremo quasi a fine libro grazie al personaggio di Thérèse.
“Quando soffri di un disturbo come il mio, sindrome bipolare
di tipo due,
i pensieri possono diventare i tuoi peggiori nemici.”
La lettura si apre con una sorta di presentazione del
personaggio principale, Matteo, un uomo che soffre di disturbo bipolare, e che
sta affrontando un cambiamento che potrebbe causargli un forte stress,
aggravando la sua situazione.
Il nonno è malato e vive, costretto su un letto, in casa di
cura, Matteo è l’unico familiare che gli rimane, quindi, deve pagare le spese
di degenza e le cure e non può permettersi una casa in affitto, decide perciò
di andare a vivere nella vecchia casa del nonno, nonostante lì c’è qualcosa che
lo turba.
Il racconto viene descritto in prima persona da Matteo, e all’inizio ho trovato quasi fastidioso lo
stile particolareggiato della scrittura,
ma man mano che ho conosciuto il nostro protagonista, ho trovato molto
appropriato questo modo di descrivere anche particolari forse insignificanti, e
con l’andare avanti la cosa non mi ha più “toccata”, ma forse è cambiato
leggermente anche il modo di pensare e agire dello stesso Matteo, che deve
affrontare una sua grande paura, cambiando, quindi, anche il filo dei suoi
pensieri (quindi di scrittura).
Il nonno era un pittore, dentro una stanza chiusa a chiave
tiene conservati tutti i suoi quadri e i disegni dei mostri, che tanto
spaventano e accrescono l’ansia di Matteo. Ma chi sono questi mostri? Sono veri? Matteo
sta veramente impazzendo oppure ciò che sta vivendo è in qualche modo
reale?
Verremo accompagnati tra crisi, alti e bassi e la conoscenza
di nuovi personaggi, in un viaggio in una realtà parallela che ci riserverà
numerose sorprese.
“La felicità è quando smetti di pensare al tempo.
Anzi, la
felicità è proprio assenza di tempo,
perché, sai, è quello che ci frega, a
tutti quanti.”
La scrittura è, come dicevo, molto descrittiva, ma anche
profonda, analizza molto tutti i personaggi, ai quali mi sono affezionata parecchio (esclusa Rebecca, la fidanzata di
Matteo, lei, proprio non l’ho digerita, perché in fondo ha qualcosa che mi ha
ricordato me stessa). Diversi sono i punti che ho riletto e che mi sono rimasti impressi per il loro
significato.
“Io penso che ci sia più conforto in certi versi o paragrafi
che nella maggior parte degli abbracci degli uomini.
Le parole che lasciamo in
eredità alla carta stampata sono vere e sincere,
e attraversano i secoli ei
giudizi, senza vacillare mai.”
A circa metà libro è il nonno di Matteo a parlare, Giovanni
Corvi ci fa andare indietro nel tempo, e qui scopriremo dei piccoli tasselli
mancanti che arricchiscono di nuovi punti di riflessione la lettura.
Quando il libro torna a dar voce a Matteo ho notato che i
capitoli partono di nuovo dall’1, scelta che ho trovato interessante.
“Tutti ci perdiamo prima o poi”
La conclusione del libro mi ha lasciata senza fiato, e mi ha
spiazzata parecchio, grazie anche ad alcuni piccoli colpi di scena, che non vi
svelerò di certo!!!
“Questa è la mia storia. Ed è anche la storia di Viola.
Uno
di noi due forse non esiste. Io non ho ancora capito chi è.”
Romanzo dal fascino gotico intriso di mistero e una sorta di
romanticismo malinconico (romanticismo da NON leggere come storiella d’amore,
ma concetto che va molto più in profondità!). Straconsigliato!!!