Salve a tutti lettori e ben
trovati per questa nuova recensione. Torno da voi cari lettori, per presentarvi
un nuovo interessante libro, ovvero “La città delle streghe” di Luca Buggio
edito da La Corte editore.
Titolo: La città delle streghe
Genere: Storico/Esoterico
Agli inizi del 1700 la politica spregiudicata di
Vittorio Amedeo II porta il Ducato di Savoia in guerra contro la Francia.
Laura Chevalier, cresciuta vicino a Nizza, crede di essere al sicuro
fuggendo a Torino, ma scopre che la capitale del Ducato non è una città
come tutte le altre. Ci sono cose di cui non si può parlare se non sotto
la protezione dei Santi, perché l’Uomo del Crocicchio è sempre a caccia di
anime e potrebbe essere in ascolto. Misteriose presenze si aggirano per le
vie quando scende la notte e cadaveri mutilati vengono ritrovati la
mattina seguente. Lo sa bene Gustìn, un tempo monello di strada che
si è fatto le ossa fra imbrogli, furti e truffe fino a diventare una delle
spie del Duca. Disilluso e intraprendente, è l’uomo giusto per fare i lavori sporchi,
ma anche per mettersi a caccia di banditi, streghe e serial killer.
Le loro vite si sfiorano mentre la città si prepara a
sostenere l’assedio che deciderà i destini della guerra e del Ducato,
tremando per i segni diabolici, affidandosi ai presagi celesti.
L’ho letto cosa ne penso:
Devo ammettere che questo libro è
giunto in modo inaspettato; come avevo già raccontato in questo blog, girando
per la fiera di “Più libri più liberi” avvenuta a fine del 2017 a Roma, ero
rimasto piacevolmente sorpreso dalle persone né vari stand, che oltre a
venderti nello specifico romanzi su romanzi, ti spiegavano la storia del libro
stesso, di come l’autore era giunto a tale creazione; uno di questi, ovvero
quello del La Corte Editore, mi aveva particolarmente colpito e sula scia
dell’interesse verso uno specifico arco storico e la città protagonista decisi
di comprare tale romanzo. Pieno d’interesse poi ho iniziato questa lettura e
ora andremo a vedere se le attese sono state mantenute.
Cosa mi è piaciuto:
Partiamo dal cuore di tutto
questo romanzo, ovvero l’ambientazione. Comprando questo libro, allo stand
della casa editrice mi era stata esposta l’accuratezza dell’ambientazione all’interno
del libro; degli studi fatti per rendere più d’atmosfera possibile tutta la
storia. Non so nemmeno quanto tempo se non anni l’autore l’ha dedicato, per
essere accurato il più possibile. Posso dire con tutta sincerità che il
risultato è incredibile. Tutto, e quando dico tutto, intendo proprio TUTTO, s’incastra
perfettamente nel periodo storico preso dallo scrittore; e non parlo soltanto
di storia militare, di guerre e politica dell’epoca, ma anche delle classi
sociali, degli usi e costumi nei paesi e nei quartieri di Torino.
Parlo del linguaggio delle
persone, del loro dialetto misto al francese e delle declinazioni di alcune parole
di luogo in luogo. Del modo di mercanteggiare se si è in città o fuori Torino;
si va a essere precisi anche delle difficoltà che potrebbe avere una carovana
di viaggiatori da Nizza a Torino; briganti mal tempo malattie. E poi altro, e
altro ancora, nel libro l’autore si sofferma su particolarità di ogni tipo, senza
dimenticare il punto che è citato dal titolo stesso del libro; streghe,
paganesimo, tradizioni e superstizioni popolari, anch’esse sono ben modellate
in quest’ambientazione dando al concetto religioso una forma è una situazione
particolare; in un periodo così particolare della storia europea abbiamo una
visione anche della fede religiosa e dell’uso di certe credenze in un modo o
nell’altro da parte di talune persone.
Di conseguenza è interessante
vedere come si evolve la trama all’interno di questo mondo, come i personaggi
si approcciano alle situazioni e come riescono a essere sul chi vive sia in
situazioni conosciute sia in condizioni di disorientamento totale. Tutto il
libro dalla sensazione che le vie seguibili siano tante e ingarbugliate, come
le viuzze interne di Torino, o le strade nei boschi a confine con la Francia.
Non si percepisce una lentezza nella lettura (anche se parleremo di questo
punto più avanti) perché si ha un senso di realismo tale nel romanzo che chi
legge non si sente annoiato da quello che avviene.
Cosa non mi è piaciuto:
Più volte mi è capitato che ciò
che rende interessante una storia, sia la causa principale dei problemi nel
libro stesso. Anche questo libro segue tale criticità proprio
nell’ambientazione fino ad ora tanto elogiata. Vi domanderete come sia
possibile ciò, ebbene il problema sta nell’ampiezza del contesto e
dell’ambientazione del romanzo. Ancora, come questo può essere un problema; si
parla spesso di come certi racconti abbiano problemi proprio in
un’ambientazione scarna e povera, qui invece c’è tanta ambientazione, è questo
vero; come detto c’è tanta accuratezza, tante informazioni tanti accorgimenti
storici di vario genere. Tanti…Anzi direi SOLO quello, sembra leggere! È
sbagliato da parte mia dire ciò? Sì, perché è vero che c’è una trama, è verso
che ci sono dei personaggi, è vero che ci sono degli intrecci e un’evoluzione della
storia; ma tutto questo non si percepisce, non se ne avvede il lettore, perche
tutte queste cose sono disperse in una dettagliata ambientazione, che invece di
fare da contorno alla storia, diventa Il protagonista del romanzo.
Ammetto di non sapere se fosse
questo l’obiettivo dell’autore, ma immagino di no! Qualsiasi romanzo deve
mantenere un equilibrio dentro di esso; qui la bilancia va tutta da una parte e
non vuol dire che qualitativamente trama e personaggi siano scarsi; non saranno
eccellenti, ma non hanno il respiro che dovrebbero avere, sono soffocati da
tutta l’atmosfera attorno che distoglie così tanto l’interesse del lettore che
a metà del libro non si ricorda, più perché quei personaggi sono così
importanti. La storia potrebbe girare tutta attorno al panettiere, dove va a
prendere il pane Laura e uno degli uomini che lavorano con Gustìn, è sarebbe lo
stesso; basterebbe scrivere attorno a loro le vicende che si susseguono e
basterebbe per il romanzo, è questo è un grosso problema che cancella qualsiasi
tipologia di sbavatura o di altri possibili difetti; questo perché è tutto
sommerso dall’ambientazione. Posso capire un forte interesse e un attento
studio per un certo periodo storico ma questo libro rischia di diventare quasi
un saggio storico togliendo interesse per tutto il resto. Poi personalmente non
ho trovato altre lacune, la storia appassiona e l’interesse per i delitti e
l’investigazione c’è e si percepisce, ma ancora una volta ripeto, tutto troppo
soffocato.
In conclusione:
Si giunge alla fine del libro (con
un finale che non commento lasciando aperta la mente ai lettori stessi sulla
conclusione) e si comprende con molta convinzione quanto lo scrittore Luca Buggio
si sia impegnato su questa storia, ma rimangono i problemi detti qui sopra. Un
libro per essere toccare la perfezione deve mantenere un equilibrio, soprattutto
se si ha a disposizione un ampio numero di pagine. Ci sono molti spunti
positivi ma le mancanze ci sono e spero che proseguendo nella scrittura di
altri romanzi lo scrittore sia in grado di farle scomparire.