Cari amici del Bosco,
che cosa è l’arte? Secondo Sgarbi, l’arte è la creazione dell’uomo in competizione con Dio. Ma quanti tipi di arte conosciamo?
C’è chi ha un dono per la musica, chi è bravo a dipingere, chi ha occhio per la fotografia e poi c’è lei, la cara amica che voglio presentarvi oggi, che dopo essersi cimentata con la scrittura e devo dire con successo, si lancia nel teatro, scrivendo una commedia dialettale che debutterà l’8 e il 9 giugno all’Auditorium Santa Cecilia di Marsala.
Sto parlando di Silvia Maira e della commedia “A schifiu finiu”.
E’ una commedia brillante e divertente ambientata negli anni ’70 in cui era ancora molto forte il rispetto del ruolo genitore-figlio, oggi forse venuto un po’ a mancare.
Salvo e Mariuzza hanno cinque figli, ma Annina è la loro unica figlia femmina. Quando comunica ai genitori l’intenzione di voler sposare Giovanni Ciringiò, rampollo di buona famiglia, Salvo, in un primo momento, non si mostra molto favorevole. Successivamente supera i suoi timori infondati e decide di dare la sua approvazione al matrimonio. Da padre orgoglioso della propria figlia, progetta un matrimonio in grande stile, pur non avendo il denaro a disposizione. Decide di tentare la fortuna facendo una giocata al lotto. A venirgli incontro sembra essere un sogno il cui protagonista è il padre defunto. Salvo gioca un terno al lotto e, contando sulla vincita, inizia a fare castelli in aria.
Durante una cena con i “compari” Ciringiò, si discutono i particolari della cerimonia di nozze. Una classica chiacchierata davanti ad una tavola imbandita porterà Salvo e Mariuzza a parlare di vecchie situazioni mai risolte. Una parola tira l’altra e ne viene fuori un acceso diverbio, gli animi si scaldano, i caratteri siculi orgogliosi escono fuori e la coppia arriva quasi alle mani, davanti allo sguardo basito dei futuri sposi e dei compari. Sarà proprio il compare Antonio Ciringiò a tentare di riportare la calma ma…
Rimane tuttavia da ascoltare l’estrazione dei numeri del lotto.
Riuscirà Salvo ad organizzare alla figlia un matrimonio in grande stile?
Facciamo due domande a Silvia….
Dove nasce l’idea della commedia?
La commedia prende ispirazione da un fatto realmente accaduto verso la fine degli anni ’60, che mi è stato raccontato dal nonno Mimì Andreoni una sera d’estate. Partendo da quel racconto, ho poi sviluppato la commedia inserendo elementi e battute che caratterizzano la tradizione popolare siciliana, arricchendo il testo con espressioni verbali e terminologie dialettali oggi cadute in disuso nel linguaggio parlato.
La morale della storia è quella di contare sulle proprie forze e su ciò che si ha. Il matrimonio non è ostentazione di lusso, ma si basa sull’amore dei futuri coniugi.
Il gioco non è certezza, ma è solo un tentare la fortuna che potrebbe non girare dalla parte giusta.
Come mai il passaggio dalla scrittura al teatro?
La commedia è nata dopo cinque libri. Ho voluto cimentarmi in uno stile completamente diverso per dimostrare a me stessa di sapermi cimentare in un genere completamente nuovo.
A quando un nuovo romanzo?
Credo a dicembre, con un romanzo scritto a quattro mani con il collega autore Valerio Sericano.
In bocca al lupo Silvia