Salve a tutti lettori e ben
trovati in questa nuova recensione. Oggi sono qui per parlarvi del secondo
libro della saga “SteamBros” di Alastor Maverick e L.A. Mely. Il libro si
chiama “L’anatema dei Gover” edito dalla casa editrice ormai di casa qui nel
nostro Blog, Dark Zone.
Titolo: Steambros investigation – l’anatema dei Gover
Autore: Alastor Maverick, L.A.MEly
Editore: Dark Zone edizioni
Genere: Steampunk investigativo| pag. 192
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Il mondo è dominato dalla meraviglia dei motori a vapore e delle macchine elettriche. La gloria e il lusso appartengono ai ricchi e ai potenti che lasciano le classi meno abbienti a vivere nella miseria. In questo miasma di fumo e carbone emergono le menti più brillanti, siano esse volte al crimine o alla giustizia. Nicholas e Melinda Hoyt sono due investigatori privati, schierati al servizio della giustizia, fondatori dell’agenzia “Hoyt Brothers Investigations”. Quando un apparente caso di suicidio porta a galla frammenti del loro passato, solo una grande dose di fortuna, intelligenza e vapore potrà far emergere la verità e salvargli al vita.
L’ho letto cosa ne penso:
Qualche tempo fa avevo esposto i
miei pensieri sul primo libro di questa storia (recensione che potete trovare
QUI) e all’epoca notai molti alti e bassi. Sicuramente l’opera e le idee
incuriosiscono, quindi andiamo a vedere cosa ci aspetta per questo secondo
libro.
Cosa mi è piaciuto:
Qui vado a confermare tutte le cose
buone viste nel precedente romanzo. I personaggi principali, non solo
confermano una buona caratterizzazione ma essa si evolve (anche se sii nota che
sarà più Melinda a cambiare e forse a maturare rispetto a Nicholas) Non è solo il
mantenimento del carattere dei personaggi, ma anche far progredire loro stessi
dal punto di vista dell’esperienza investigata ed emotiva. Vi è una storia che
si ramifica davanti a noi e giustamente, anche i caratteri e i modi di
rapportarsi al mondo cambiano; stiamo comunque sempre parlando di ragazzi,
bravi investigatori, ma comunque giovani. Sempre sul tema caratterizzazione,
anche qui confermate le note positive per quanto riguardo i personaggi
secondari ogni figura si presenti in scena, ha qualcosa da dire o da mettere in
mostra; un ottimo lavoro contando anche stavolta le poche pagine del romanzo.
Oltre alle note positive questo
secondo libro fa comprendere meglio le nebbie e i misteri che in precedenza mi
avevano fatto dubitare della loro utilità. Senza anticipare nulla, dirò solo
che qui alcune situazioni “nebbiose” del primo libro, proseguono anche nel
secondo e avranno delle spiegazioni, mentre altre nebbie rimarranno celate;
troveremo che molte risposte causeranno altri misteri e altre nebbie, che aggiungeranno
molta curiosità attorno alla storia… Scelta interessante insomma.
Infine sono da confermare anche le
ricette finali di fine libro, sempre molto appetitose e comunque danno
all’intero libro un tocco di realismo a quello che avviene. alla fine sono le
ricette di ciò che i fratelli Hoyt provano per tutta la storia e ci si può
incuriosire parecchio anche su questioni di questo tipo, inoltre possono
tornare molto utili per altri ambienti.
Cosa non mi è piaciuto.
Anche qui devo confermare una nota
dolente che già era presente. Come nel precedente libro trovo l’ambientazione
nella quale gira tutta la storia poco contestualizzata. Vero, ci sono delle
cose che fanno pensare alla situazione stilistica dello steampunk, ma è poco, Non
solo ma viene confermato uno stile di scrittura poco ricollegabile al genere;
si ha l’impressione di essere in età vittoriana? Sì, ma non in un contesto così
particolare come lo è lo steampunk. Questo è un gran peccato perché la storia e
l’atmosfera non sono per niente male, lo spostamento a Glasgow è di sicuro un buono
spunto, anche perché non è un contesto londinese spostato in Scozia; si
percepisce comunque l’aria di un altro tipo di ambientazione geografica per
tutto il racconto, cosa che non si percepisce però per lo Steampunk.
In aggiunta devo dire che l’indagine
che accompagna la trama mi ha lasciato con l’amaro in bocca. Dall’inizio alla
fine ho trovato la situazione un po’ strana e a tratti forzata come cosa.
L’imput iniziale che da motivo per investigare sul caso può starci ma
personalmente fin dal loro arrivo a Glasgow, le mosse iniziali dei protagonisti
non mi hanno colpito particolarmente; il proseguimento delle indagini non mi ha
colpito quasi per nulla;e l’exurcus deduttivo dei due investigatori, per un
caso cos’ strano non mi ha interessato più di tanto. Il finale può avere
qualcosa d’interessante (un caso dentro un caso, la soluzione di una
maledizione che nasconde altro; di certo è una buona idea) ma avviene tutto
velocemente inoltre, è strano che nessuno, o poliziotti locali o altri,
giungano per capire cosa avviene alla villa dei Gover. Possibile che sia stato
scelto un finale del genere perché mancavano poche pagine alla fine? Non so
dire su questo, ma ci ritroviamo quindi con un’indagine con poco mordente
soprattutto nella parte di mezzo del libro.
In definitiva
Miglioramenti se ne sono visti, e di certo la storia merita
tre gufi, ma se vi sono conferme positive ce ne sono anche di negative;
stavolta la bilancia è più a favore di ciò di buono che si è visto, e vista
anche la conclusione della storia, sembra che vi sia di mezzo un proseguimento
ricco di questioni da risolvere molto importanti; non so i due autori, dove
andranno a parare ma non sembra di vedere niente di scontato o già visto (ed io
personalmente a inizio libro pensavo che le tracce della sorella scomparsa degli
Hoyt portassero a qualcosa di molto più classico) Attendiamo di vedere come proseguirà
questa storia e che direzione ora prenderanno i due investigatori, sia per il
loro caso, sia come muteranno ulteriormente come persone all’interno di questa
saga.