Buongiorno a tutti
e benvenuti alla tappa conclusiva del tour dedicato al romanzo IL SANGUE DI ROMA scritto da Massimo Giulio Tancredi e pubblicato con Fanucci Editori.
Ringrazio subito Roberto Orsi, admin del Gruppo Facebook e del Blog “Thriller Storici e Dintorni” per avermi coinvolta in questa avventura, facendomi conoscere un libro che mi è piaciuto molto e permettendomi così di avvicinarmi maggiormente alla Storia in un modo che io adoro moltissimo. Grazie di cuore!
La tappa di oggi ci permetterà di approfondire un istante gli eventi che coinvolsero la Britannia, la terra degli Antichi Celti per eccellenza, che fu letteralmente invasa dall’Impero Romano, come ci ricorda la storia.
Moltissimi romanzi affrontano questo periodo e IL SANGUE DI ROMA ci fa ammirare alcuni aspetti di quella che è la colonizzazione delle Highlands scozzesi, un territorio meraviglioso e totalmente naturale, che ha visto il cambiamento nel periodo in cui l’Impero Romano si cimenta nella costruzione di qualcosa di imponente qual è il Vallo di Adriano.
La Storia della popolazione dei Pitti non è molto documentata: si pensa infatti che tale tribù sia sempre stata nelle retrovie di tutta la faccenda Britannica, scegliendo di non uscire mai allo scoperto o mettersi in prima linea, forse per lasciar spazio agli altri e consentire una migliore sopravvivenza alla popolazione. Chissà… fatto sta che anche nei momenti in cui si susseguivano i regnanti delle varie aree geografiche, i Pitti non sono mai riusciti a piazzare uno di loro in posizioni strategiche scegliendo forse di farsi guidare da altri o comunque di non dare troppo nell’occhio.
La cosa che a noi interessa, però, è che come tante civilià di quelle zone, ai Pitti è possibile collegare una spiritualità ed una religione tipicamente pre-cristiana, molto vicina a quella celtica: anche nel romanzo IL SANGUE DI ROMA, infatti, viene evidenziato come all’interno della comunità vi sia almeno un Druido, che possa così prendersi cura dello Spirito di ogni individuo, dando una lettura più elevata delle cose, supportando ed accompagnando la tribù dal punto di vista meno materiale e più cosmico.
C’è da dire, però, che i popoli antichi sono sempre stati molto legati alla figura del Sapiente della tribù: quasi fosse insignito di poteri astrali e divini, la sua parola era sempre molto pesante sia nella presa di decisioni per la popolazione stessa, sia per profetizzare battute di caccia od anche solo leggere ed intuire ciò che nel futuro si sarebbe potuto verificare o meno. Le scelte dei condottieri, quindi, erano grandemente influenzate dalla parola e dall’agire dei Druidi che, consapevolmente o meno, guidavano nelle retrovie ciò che erano poi le evoluzioni degli eventi, secondo un disegno che solo loro vantavano di poter interpretare nella modalità corretta e quasi assoluta.
STRABONE, Geographica IV, 4, 197,4
I druidi sono considerati i più giusti fra gli uomini e per questa ragione si ricorre a loro sia per dispute private, sia per problemi della comunità. Anticamente, arbitravano persino i casi di guerra, e facevano fermare i contendenti quando già stavano per ingaggiare battaglia.
Nell’obiettivo romano di ampliare l’Impero e, quindi, colonizzare tutti le civiltà pre-cristiane, la Britannia svolge un ruolo indimenticabile nell’intera faccenda: fu l’imperatore Claudio, nel 43 d.C., a mettere gli occhi su questo enorme arcipelago, anche se già nel secolo scorso ci avessero già provato.
Il problema è sempre stato che, nonostante le battaglie, nessuno era mai riuscito a conquistare i territori, che rimanevano così gestite dagli abitanti aprendo però scambi commerciali ed economici.
La resistenza dei Romani, la grande forza numerica ed il tempo, permisero così all’Impero di avanzare e iniziare, gradualmente, a conquistare i territori: le tribù venivano sconfitte e i popoli sottomessi, muovendosi con determinazione sempre più a Nord fin dove possibile.
Come già abbiamo scoperto nelle tappe di questi giorni, la maestosa fortificazione del Vallo di Adriano serviva non solo per delimitare un confine, ma anche per garantire una certa ‘protezione’: ebbene, questi scontri e questa invasione portò alla dissolvenza dell’Antica Religione: uno fra tutti è l’imponente attacco all’Isola di Anglesey, nel Galles – dove nel 61 d.C. il governatore Svetonio Paolino attaccò l’isola, deciso a distruggere definitivamente il potere druidico che fomentava rivolte e insurrezioni da parte dei popoli già conquistati e una enorme resistenza a chi ancora non voleva sottostare all’invasione.
«[Paolino] si preparò ad attaccare l’isola di Anglesey che aveva una forte popolazione ed era un rifugio per i fuggitivi. Fece costruire navi a fondo piatto per far fronte alle acque basse ed alle profondità incerte del mare. Così la fanteria attraversò il fiume, mentre i soldati della cavalleria la seguivano attraversando un guado e nuotando a fianco ai cavalli quando l’acqua era troppo profonda. Sulla riva opposta stava l’esercito nemico con il suo vasto numero di guerrieri armati, mentre, fra le file schierate, le donne, in abito nero come le Furie, con i capelli scomposti, agitavano le torce. Attorno, i druidi, alzando le mani al cielo e lanciando imprecazioni terribili, spaventavano i nostri soldati con uno spettacolo sconosciuto così che, come paralizzati, stettero immobili, esposti ai colpi dei nemici. Poi, sollecitati dalle acclamazioni del loro generale e dagli incoraggiamenti reciproci di non scoraggiarsi davanti ad una truppa di donne deliranti, portarono avanti i vessilli, sconfissero ogni resistenza, avvolsero il nemico fra le fiamme delle loro stesse torce. Una forza quindi sottomise i vinti, e i loro sacri boschi, soggetti a superstizioni disumane, furono distrutti. Ritennero veramente un dovere distruggere i loro altari, che erano stati coperti con il sangue dei prigionieri, nel consulto delle proprie divinità, attraverso le viscere umane.»
[Tacito, Annales – (14.30)]
Fu davvero un massacro, dove ogni cosa venne distrutta, ogni individui venne barbaramente ucciso… dal quel momento il druidismo, la tradizione e l’antico sapere non si riprese mai più, perdendo intensità e venendo – forse! – dimenticato.
Questo spaccato di storia Romana lo ritengo sempre molto affascinante.
Le leggende di Re Artù, del mito di Avalon, dei Druidi e delle Sacerdotesse sono davvero solamente leggende? L’Ultima Legione – sì, dove anche il cinema ha provato a farci vivere un frammento di storia – ha fatto cose così grandi e imponenti? Quanto era potente l’Impero Romano, e come si poteva evitare tutto questo spargimento di sangue?
Oh, chissà… tante risposte non si potranno avere mai, rimane il fatto che leggendo di quelle epiche imprese e visitando quei magici luoghi si può avvertire, nel cuore, un brivido di eccitazione e di ricchezza, poiché le storie dei popoli, nuovi ed antichi, rimangono un bagaglio fondamentale del nostro essere Cittadini del Mondo.