[Vita da Blogger] Pisa Book Festival 2019 – “A Caccia di Sogni”

Lettori del Bosco,

questo fine settimana è stato intenso perché… no, non mi sono sdoppiata! Ho semplicemente ridotto le ore di sonno per poter essere in due posti diversi in meno di dodici ore 😜

Domenica 10 novembre, intorno alle 9.30 del mattino, ero già davanti al Palazzo dei Congressi di Pisa, pronta a fare la coda in biglietteria.

Beh, avevo già visto un po’ di cose venerdì pomeriggio perché ci ero già stata eh (diciamo le cose come stanno!), ma domenica ho potuto fare la giornata piena, godermi gli amici e respirare l’aria di Fiera tipica del giorno intero.

Dunque dunque…. da dove cominciamo??

Partiamo dai flop di questo Pisa Book Festival edizione 2019, perché sì, i flop ci sono e vanno detti.

  • Il Giovedì SOLO pomeriggio: ragazzi, davvero non si può sentire. Da quando un festival si inaugura al pomeriggio infrasettimanale? Chi volete che ci venga di giovedì pomeriggio? Va bene, avete fatto l’ingresso gratuito per cercare di tirare persone, ma un espositore che monta lo stand tutto il mattino, e magari ha viaggiato il giorno prima o la notte stessa, secondo voi in che condizioni è al giovedì pomeriggio? No, giusto per sapere… Con quale entusiasmo credete possa affrontare il pomeriggio? Boh davvero, dei geni!
  • Il Falso Venerdì Gratuito: da almeno due edizioni (17 e 18) che io ricordi, gli ingressi di giovedì e venerdì erano gratuiti, questo per consentire un buon afflusso di gente anche nel periodo infrasettimanale. Il che è perfetto, anzi… una splendida strategia di marketing. Sarebbe stato carino, però, che la variazione rispetto alle edizioni precedenti venisse comunicata su ampia scala: perché io (e sono sicura lo abbiano fatti altri!) consapevole che ci fosse ingresso gratuito sono arrivata baldanzosa fino all’ingresso e poi mi hanno – giustamente! – rimandato indietro. Non è tanto la questione della figuraccia (non si muore di brutte figure!) quanto per una faccenda di cattiva informazione.
  • Espositori del Primo Piano: credo sia la cosa più ingiusta che si possa fare. Sentendo alcune chiacchiere da espositori, si arriva a cogliere come spesso chi è alla sua ‘prima fiera’ viene relegato al primo piano. Come se per guadagnarsi la posizione migliore si debba fare la gavetta… davvero tra colleghi si deve diventare competitivi? Perché creare questa discriminazione? Sì, perché si tratta di quello: il transito dei visitatori non ha confronto tra l’area del pian terreno e quella del primo piano, lasciando questi ultimi in balia degli eventi e di chi si muove solo per raggiungere le sale, che snobba i banchi perchè deve accaparrarsi il posto migliore in platea. Davvero… considerando poi che il costo dello stand è uguale. Vi sembra giusto? Non potete mettere tutti sullo stesso piano e piuttosto fare l’area Junior di sopra, in modo che sia tutto nello stesso posto? Dato che c’era anche un laboratorio al primo piano, da quel che si diceva… 
  • Le Scolaresche: nei giorni di venerdì e sabato mattina è stata fatta l’apertura alle scolaresche. Bene, anzi… benissimo direi! Solo un’unica enorme pecca: nessuna agevolazione sugli acquisti. Mi spiegate, cortesemente, a cosa serve mandare gli allievi in fiera se poi non hanno i soldi per comprare i libri? Se lo scopo è sensibilizzare alla lettura, significa che in queste occasioni debbano sentirsi liberi di acquistare ciò che vorrebbero leggere. Non dico venti libri, ma ALMENO uno. No? Il Salone del Libro di Torino diede, le scorse volte, un bellissimo esempio di come avvicinare i giovanissimi alla lettura, ovvero quell’apposita card con cui fare gli acquisti… capisco che copiare non sia mai il massimo, ma quando si tratta di belle iniziative non è male prendere spunto!

Possano queste informazioni rivelarsi utili per un futuro, sempre ammesso che arrivino a chi di dovere!

Si parte dai flop per poter arrivare in fondo con il sorriso ampio e compiaciuto, dal momento in cui le cose positive ci sono sempre, fortunatamente!!

Immancabile il #soldout che in questa occasione è stato portato a casa da Alessandro Ricci, autore di Arpeggio Libero e sognatore d’eccellenza come si evince dal suo romanzo Il Fabbricante di Suoni, da me letto e recensito qualche settimana fa (clicca qui)

Un bellissimo risultato per una splendida storia, considerata anche la prima esperienza in fiera qui a Pisa!

Battesimo del Pisa Book Festival anche per Alessio Rega, editore di Les Flaneurs che dalla meravigliosa Puglia è salito sino alla Toscana per poter portare l’eleganza delle sue cover e l’ormai ampio catalogo della sua casa editrice. Reduce da una recente esperienza internazionale proprio con uno dei romanzi da Lui prodotto, uscirà a breve con la nuova versione del suo Giro di Vita, letto ed apprezzato da me un bel po’ di tempo fa (clicca qui).

Felicissima di averti rivisto: spero di non dover attendere altri due anni per il prossimo incontro! Lo so, è colpa mia 😉

Piacevolissima scoperta quella di Loriana Lucciarini che finora ho sempre e solo seguito tramite facebook (qui la sua pagina) che mi ha presentato la collega Monica Serra che, con una vasta gamma di autori, erano presenze fisse allo stand del C.S.U. (Collettivo Scrittori Uniti), pronti a promuovere la loro varietà di romanzi.

Una splendida occasione per conoscere anche una nuova realtà: sto parlando della Rete di Scrittura al Femminile del progetto WE WRITE, una Associazione Culturale molto interessante (Pagina FB) con cui inizieremo presto una nuova collaborazione.

Presente lo stand di Astro Edizioni in forma ridotta, per quanto riguarda gli ospiti: ho però avuto modo di conoscere finalmente l’autore Daniele Bello che da diverso tempo si occupa di trasformare alcuni classici in fantasy per bambini, soddisfando così la fantasia dei piccoli lettori!!

Straordinari, come sempre, i ragazzi della Dark Zone Edizioni, dalla loro instancabile presenza e dall’entusiasmo sempre molto contagioso.

In prima linea Alessio Del Debbio di NPS Edizioni alle prese con la sponsorizzazione, tra i vari stand, del prossimo evento in calendario previsto per Aprile 2020, ovvero Lucca Città di Carta.

Noi siamo sempre in work in progress perché non ci fermiamo mai… e voi?

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