Amici,
bentrovati!!
Festeggiamo con immenso piacere la prima ristampa del romanzo L’ENIGMA DEL FUHRER e lo facciamo direttamente con l’autore: abbiamo ospite, infatti, STEFANO MANCINI che dopo diverse pubblicazioni – e incontri vis a vis – ci regala il piacere di una intervista: siete pronti a conoscerlo meglio??
Noi sì!!
Allora pronti, pop-corn e via!!
Ciao
Stefano,
benvenuto
tra le pagine del Bosco dei Sogni Fantastici: è un immenso piacere
ed onore averti tra noi, colgo l’occasione per farti i complimenti
riguardo il tuo ultimo romanzo L’ENIGMA DEL FÜHRER (qui la
recensione) che sta riscuotendo un buon successo.
Ci racconti
un po’ come nasce questa storia?
L’Enigma
del Führer è nato alcuni anni fa in maniera piuttosto casuale. La
scena d’inizio del romanzo, con Ethan, il protagonista, che investe
un uomo senza documenti, è una “leggenda metropolitana” in cui
mi sono imbattuto alcuni anni fa. Quando sono venuto a sapere di
questa storia mi sono chiesto: chi poteva essere quell’uomo? E che
cosa voleva? Che cosa ci faceva là? E nel darmi le risposte pian
piano ha preso vita il romanzo.
Quanto
lavoro di ricerca c’è dietro, per poter realizzare una trama del
genere?
Tantissimo.
Per dare coerenza, concretezza e veridicità a una storia che, di
fondo, resta un thriller di fantasia, mi sono reso conto che dovevo
fare delle ricerche estremamente approfondite e curate, in modo che
l’ambientazione storica risultasse non solo viva, ma anche e
soprattutto credibile e quindi contribuisse a dare al romanzo una
marcia in più. Ho letto molto e mi sono confrontato con parecchi
esperti del settore, da un lato per evitare di scrivere qualche
imprecisione, dall’altro, come detto, per dare realismo ai vari
aspetti del romanzo: da quello storico a quello scientifico, fino a
quello umano.
Thriller
storico: perché?
Come
lettore sono sempre stato appassionato di thriller e come scrittore
ho sempre saputo che, prima o poi, mi ci sarei cimentato. Mi piace
molto mescolare fatti e personaggi storici realmente accaduti ed
esistiti, a una trama di fantasia, che sappia catturare il lettore e
tenerlo incollato alla pagina. Come anche nei miei altri romanzi, in
tutti i miei altri romanzi, il segreto è che scrivo quello che mi
piace leggere.
Il periodo
storico scelto è quello nazista: ci spieghi come mai? Ma
soprattutto: hai scelto di raccontare da uno sguardo diverso… da
dove arriva questa decisione?
La
scelta, in verità, è stata abbastanza obbligata. Man mano che
conducevo ricerche, infatti, mi rendevo conto che tutto ciò che mi
serviva ed era accaduto doveva per forza di cose sposarsi con la
Germania nazista, e quindi ho seguito il flusso, senza forzarlo o
distorcerlo.
La
scelta di raccontare l’ascesa del nazionalsocialismo non attraverso
gli occhi di un gerarca o comunque di un militare affine
all’ideologia nazista, ma invece attraverso uno scienziato, è
venuta perché volevo avere uno sguardo in qualche modo “esterno”,
l’occhio di chi si trova a servire una causa che non gli
appartiene, non per convenienza o per piaggeria, ma per amore della
scienza. La figura di Günther è legata fortemente al suo amore per
la scienza. E tutto quello che viene nella sua vita, in qualche modo,
è frutto di questo amore.
Il pubblico
ti conosce come scrittore fantasy, leggendoti però si scopre la tua
straordinaria versatilità. Quali sono le difficoltà che hai trovato
scrivendo un genere diverso ed ancora mai sperimentato? Nostalgia del
fantasy?
Il
passaggio da un genere all’altro, devo dire, non è stato né
traumatico né difficile. Come detto, all’amore per il fantasy ho
sempre unito quello per il thriller incalzante e quindi ho
semplicemente seguito la mia vena. Tra le difficoltà incontrate
sicuramente la necessità di fare delle ricerche molto approfondite e
accurate che nel fantasy non ho dovuto fare, perché c’è
indubbiamente più libertà e la possibilità, per l’appunto, di
viaggiare di più a “briglia sciolta”.
Per quel
che riguarda la nostalgia del fantasy, in parte c’è, ma al momento
mi sento molto attratto dal thriller. Questo non significa, però,
che un giorno non tornerò al vecchio amore o, ad esempio, non
proverò qualche nuovo genere.
Conosci il
famoso “blocco dello scrittore”? Hai dei consigli da dare per
poter provare a superarlo?
Lo
conosco soprattutto in fase di elaborazione delle idee. Mi spiego:
quando scrivo di solito ho la trama ben chiara in mente, dall’inizio
alla fine. Il che non significa, ovviamente, che non ci possano
essere variazioni o modifiche “in corsa”, ma che comunque ho le
idee abbastanza chiare da non dovermi fermare. Per questo il blocco
non mi viene. Mi viene invece nella fase iniziale del processo di
scrittura, quella in cui devo pensare – per l’appunto – alla
trama e a cosa far succedere. Lì mi scervello, penso e ripenso, e
spesso mi ci vogliono settimane (o mesi) per tirare fuori qualcosa di
buono, che penso valga la pena raccontare.
Per quel
che riguarda i consigli, l’unico che mi sento di dare è: scrivete
sempre, anche se pensate di essere bloccati. Verrà fuori qualcosa di
brutto, forse, ma comunque meglio fare e poi buttare, che aspettare
che il blocco passi da solo, per magia (e chissà quando).
Si suppone
che uno scrittore sia anche un buon lettore: ci lasci tre titoli tra
i tuoi preferiti?
Solo
tre? Va bene, ma allora cito tre italiani di grande talento, secondo
me:
Fiori sopra
l’inferno di Ilaria Tuti
I
manoscritti perduti degli illuminati di G. L. Barone
Arizona
baby di Marco Mancinelli
Immagino
che anche tu abbia un personaggio preferito, tra i tanti incontrati
nei romanzi letti, che ti piace particolarmente: chi è e perché lo
senti ‘tuo’?
Jacopo
Gracchi e Maurice de Saint-Maure i protagonisti de La
notte dei desideri,
di Michael Ende. Ho letto il libro che avevo otto o nove anni e a
tutt’oggi, ogni tanto, lo rileggo, non solo perché è bellissimo,
ma perché ovviamente mi è rimasto nel cuore. Proprio come i suoi
personaggi. Un giorno mi piacerebbe scrivere una storia così: per
ragazzi, ma che sappia parlare anche agli adulti.
Sei un
autore, un editor, un giornalista… sei multitasking! Cosa consigli
ai giovani scrittori che vorrebbero seguire le tue orme?
Studiate.
È un consiglio banale, ma è l’unico che credo abbia un senso. Se
si vuole fare qualcosa, se si vuole trasformare (come nel mio caso)
una passione in un lavoro, non conosco altro metodo che mettersi
sotto, studiare, apprendere dai migliori e poi pian piano camminare
con le proprie gambe.
Editoria a
pagamento o free? Tu cosa hai fatto e come ti sei trovato, avendo
conosciuto diverse realtà editoriali?
Editoria
free. Sempre e comunque. L’editoria a pagamento non è editoria,
non è niente, se non un modo per spillare soldi agli autori
inesperti. Se il vostro libro merita, troverete senz’altro qualcuno
che vorrà pubblicarlo senza chiedervi un centesimo. E se non vale,
non vi abbattete: riponetelo e passate a un nuovo progetto, magari
dopo aver studiato le tecniche narrative, la grammatica, lo sviluppo
di una trama, la caratterizzazione dei personaggi, ecc. Molto spesso
si sottovaluta l’importanza dello “studio” anche in narrativa.
Non si deve credere che conti solo l’ispirazione o il talento, che
invece vanno coltivati e incentivati. E non lo dico solo io, ma anche
autori molto più in gamba di me, a cominciare dal “Re” Stephen
King.
Io mi
sono trovato sempre bene, quando ho incontrato editori onesti sulla
mia strada (e per fortuna ne ho incontrati tantissimi). Un editore
onesto non chiede soldi, decide di investire su un libro e su un
autore. Ed è una soddisfazione enormemente maggiore, che veder
pubblicato il proprio libro dopo aver pagato di tasca propria. Come
dico sempre agli autori che si affidano a me per l’editing dei loro
romanzi, se proprio dovete pagare qualcuno, pagate voi stessi e
autopubblicatevi, almeno tutto l’investimento torna nelle vostre
tasche.
Presentazioni,
firma-copie, tour, eventi: cosa fai solitamente per promuoverti e
conoscere i tuoi lettori?
Tutto.
Molti autori esordienti sono convinti che dopo aver trovato un
editore (free) e aver pubblicato, il loro lavoro sia finito. Invece
oggi come oggi gli autori devono darsi da fare quanto e forse più
dell’editore stesso. Che piaccia o no, che si sia d’accordo o no,
è bene sapere che le cose funzionano così.
Io
quando esce un mio nuovo libro utilizzo tutte le possibilità che
offre il mondo moderno per farlo conoscere e incontrare i lettori:
dalle presentazioni classiche ai firma-copie in libreria; dalle
recensioni online ai social, che oggi come oggi sono fondamentali.
Ci racconti
un aneddoto divertente che riguarda un tuo momento con i fans?
Di
momenti divertenti ne ho vissuti parecchi, soprattutto nel corso
delle fiere cui prendo parte, dove si incontrano decisamente tante
persone. In particolare ricordo una volta in cui un ragazzo si è
avvicinato ai miei romanzi fantasy, mostrando un certo interesse. Mi
ha chiesto di parlargliene e così ho fatto, anche perché mi ha
fatto un sacco di domande. Avremo chiacchierato qualcosa come
mezz’ora. Dopodiché se n’è uscito dicendo: «Io comunque non
leggo fantasy». E se n’è andato. A pensarci ora non credo fosse
un mio fan, in effetti…
E tu… che
fan sei?
Mah,
credo nella norma. Giuro di non aver mai stalkerato nessun autore, né
averlo pedinato fino a casa… Forse…
Ringrazio STEFANO MANCINI per essere stato con noi: è un piacere leggerti ogni volta, incontrarti e scoprire cosa c’è dietro le tue capacità narrative. Sei sempre delizioso e ti auguro successi e soddisfazioni, meritatissimi!
Le foto sono state recuperate dal web e alcune direttamente dal profilo facebook dell’autore.
Prima di salutarvi, però, vi lascio un paio di link e info utili:
→ Gruppo Editoriale Fanucci – Fanpage
→ Tracce d’Inchiostro Servizi Editoriali – Fanpage
Grazie per essere stati con noi e a presto!!