Amici Lettori,
in questo weekend sono stata a casa con l’influenza e…
ho scelto di guardare qualcosa comodamente tra le coltri del mio giaciglio. Da quanto tempo non lo facevo?
Tantissimo! Soprattutto perché la connessione ha dato problemi ultimamente, e mi innervosisco un sacco quando lo streaming si blocca lasciando i personaggi con la battuta a metà a la bocca aperta. =.=’
Ieri sera ho sistemato anche la cassa bluetooth e ho scelto dalla videoteca di Amazon Prime Video il film JURASSIC WORLD, IL REGNO DISTRUTTO.
Si tratta del quinto capitolo della saga cinematografica di Jurassic Park, datato 2018 ed è il sequel di Jurassic World uscito nel 2015 (qui la recensione).
Cerchiamo di capire un attimo di cosa parliamo, questa volta…
così alla fine vi dirò anche cosa ne penso di questo film.
Pronti? Pop-corn e via!!
La Recensione a cura di Isabella Cavallari
LA TRAMA
A Isla Nublar, dove si trova il parco a tema Jurassic World abbandonato ormai da tre anni, una squadra di mercenari usa un sommergibile per recuperare il DNA dallo scheletro dell’Indominus rex, i cui resti giacciono sul fondo della vecchia laguna del parco. Convinti che il Mosasaurus risiedente nella laguna sia ormai morto, i mercenari si avventurano nella vasca e prelevano il campione di DNA, mandandolo in superficie. Il gigantesco rettile marino però è ancora vivo: dapprima distrugge il sottomarino, poi divora uno dei mercenari che hanno recuperato il DNA. I soldati, poiché erano in fuga dal Tyrannosaurus Rex, nella fretta lasciano aperto il cancello della laguna, permettendo così al Mosasauro di fuggire nell’oceano.
Sul continente, un’udienza al Senato degli Stati Uniti discute se i dinosauri di Isla Nublar debbano essere salvati da un’imminente eruzione vulcanica. Il Dr. Ian Malcolm si rivela contrario al piano d’evacuazione, sostenendo che i dinosauri dovrebbero essere lasciati al loro destino. Osservando gli atti in televisione l’ex manager del parco Claire Dearing, che con l’aiuto dell’ex tecnico del parco Franklin Webb e della paleo-veterinaria Zia Rodriguez ha fondato e gestisce il Dinosaur Protection Group per salvare i dinosauri, rimane scioccata e delusa dopo che il Senato rifiuta di intervenire. Claire viene in seguito contattata da Benjamin Lockwood, ex socio di John Hammond nella clonazione dei dinosauri.
Nella tenuta di Lockwood, nel nord della California, Claire incontra Benjamin, il suo assistente Eli Mills e anche Maisie, la nipote di Benjamin, che Lockwood adottò dopo che i suoi genitori morirono in un incidente d’auto. Benjamin, Eli e Claire pianificano una missione di salvataggio segreta per trasportare i dinosauri su una nuova isola dove potranno vivere senza interferenze umane. Eli esprime particolare interesse nel recuperare Blue, l’ultimo Velociraptor vivente dalla grandissima intelligenza. Claire convince Owen Grady, ex ricercatore sul comportamento dei Raptor del parco, a unirsi alla missione in modo da poter individuare Blue, che Owen stesso aveva cresciuto e addestrato, assieme ad altri tre esemplari. (Da Wikipedia)
Il film riprende quanto lasciato brutalmente interrotto con la pellicola precedente.
Sono passati tre anni e i dinosauri rimasti sull’Isola sono minacciati dall’esplosione di un vulcano che, quindi, li distruggerebbe totalmente.
Ritroviamo con piacere il dottor Ian Malcom – splendidamente invecchiato! – che dinanzi ad un tribunale espone il proprio pensiero riguardo la salvaguardia di questi animali ed il loro inserimento nel nostro mondo attuale.
Va da sé che come vi sia Lui a voler lasciare che le cose vadano come devono andare – e che finalmente questi animali si godano l’estinzione in cui già dovevano essere – vi è qualcuno che non la pensa proprio in questo modo: ritroviamo Claire, che appartiene ad un movimento nato per salvare queste bestie. Saranno la sua tenacia e la sua convinzione – oltre alla sua esperienza pregressa a in quell’Isola – a far sì che Lockwood si metta in contatto con Lei.
La proposta è chiara e semplice: salvare gli animali.
Indipendentemente dai rischi. Logico.
Lo sponsor c’è, gli esperti pure… ovviamente chi va a prendere le bestie?
Di certo non lo sponsor. Assolutamente.
Claire viene messa davanti al fatto di aver bisogno di nuovo di Owen: da quanto non si vedono? Fatto sta che sono costretti a lavorare nuovamente insieme, quanto meno per salvaguardarsi l’un con l’altro.
Non ci vorrà molto tempo – al solito in questi film non si capisce il tempo che passa! – e i due (insieme ad una veterinaria e a un tecnico di software) si ritrovano sull’Isola.
Il cliché è ormai collaudato.
La spedizione, la pseudo-truffa con l’inganno, le rivelazioni, il trasporto e ovviamente la vendita di ‘ste povere bestie per una valanga di dollari…
Mi chiedo: quale persona con un briciolo di cervello si prenderebbe un dinosauro da mettere in giardino? Perché? Un’arma.. va bene, ma contro chi? Boh… davvero faccio fatica a comprendere la ‘normalità’ di una cosa simile.
Per buona parte del film ammetto che non succede niente di interessante.
Ne ho parlato anche su messenger direttamente con il giovane autore fantasy Pietro Tulipano, che ha risposto al mio post su facebook: siamo appassionati di Jurassic Park, eppure questi escamotage per portare avanti la saga sembrano scontati e ovvi.
Anche in questo Jurassic World ci troviamo alle prese con animali creati in laboratorio – sì, l’idea è quella di potenziare ulteriormente il mostro di turno, cercando così di avere qualcosa “di più faigo” dell’Indominus-Rex già creato in vitro nel precedente film – e ancora abbiamo sulle croste il personaggio del Ricercatore Asiatico che ci portiamo dietro dal primo film e che ancora non muore. Appare per pochissimi fotogrammi, ma rimane antipatico tanto quanto hanno voluto rendercelo tale.
Ora: lo so che ‘squadra che vince non si cambia’, ma non è possibile che fino a ben oltre la metà del film non accada niente. Niente di eclatante intendo. Niente di adrenalinico, perché tutto è come siamo abituati già a vedere. L’ingaggio, la spedizione, il ritrovamento, il fuggire dalle bestiacce… è roba che già sappiamo. Come ci aspettiamo la scena del mostro che cerca di mangiarsi la bambina. Già visto in altri film con mostri e già visto nel primo (o era il secondo?) dove il T-Rex si mangia il cane.
Ecco: dopo più di un’ora di visione, quando ormai ci si sta per addormentare, un pizzico di pepe in più viene finalmente messo all’interno della pellicola. Anche se pure qui non c’è niente di così anomalo: Blu, la velociraptor sopravvissuta del branco che conosciamo nel film precedente, si preoccupa nuovamente di salvare la vita agli umani. Forzato, direte voi. Concordo, dico io. Serviva per dare continuità e considerare l’ennesimo finale aperto, perché anche in questo episodio rimaniamo collegati con un qualcosa che ancora dovrà succedere.
Effetti speciali nella norma direi, dal momento in cui sappiamo benissimo che gli animali sono digitali e che quindi gran parte del lavoro si basa sul computer; colonna sonora dubbia: ammetto che avrei preferito ascoltare la classica musica che mi rievoca Jurassic Park, cosa che invece appare solamente sui titoli di coda; sul cast nulla da ridire, se non che mi dispiace aver potuto apprezzare poco il talento di Jeff Goldblumm (il dottor Ian Malcom) a cui davvero hanno dato poco spazio, ma pazienza.
Il film è da guardare, oddio… non obbligatoriamente eh!
Credo che questi sequel siano addirittura fastidiosi, alla lunga.
Io adoro in assoluto Il Mondo Perduto, il secondo episodio della saga, e credo che come quelli non ve ne siano altri. Per carità, gli ultimi due sono moderni e via dicendo, ma proprio per questo mi paiono forzati e poco credibili.
Altri pareri?
Qualcuno l’ho già sentito, ma… vorrei leggerne ancora!!