A cura di Vincenzo Calò
La possibilità di decantare gli amorevoli sensi si è espansa
col passare delle epoche, caratterizzando una panoramica sincera e
complementare… a tal, buon proposito la fede si può costituire all’apertura di
un principio di vita da rinnovare costantemente, per riversarsi su speranze
degradate, e permettere che il presente leghi due anime, con cenni d’intesa
d’assaporare in modo verace, storditi dal suono delle campane consacranti.
Si sta fermi a incrociare delle strade che indirizzano al
desiderio, non potendo fare a meno di udire l’urlo dei giorni dentro il
pietrificarsi degli eventi; che frantuma tentazioni di esseri immaturi,
assembrati da una magrezza di valori, mentre Antonio Spagnuolo e la sua dolce
metà sono intenti a inseguire in maniera cruenta e ardente le rotondità di un
rumore evidente, spaventoso a dir poco, per recuperare l’inespresso sapere,
frutto di sole, sterili parole.
L’ottimismo si riferisce a un volo da individuare in amore,
certi della delicatezza con cui un legame andrebbe narrato, come se si
trattasse sempre della prima volta… intanto le difficoltà vengono rappresentate
dal dimensionamento terreno, distante da qualsiasi forma d’incanto sviluppabile
con delle paure in dotazione, essendo sacrosanto avercele, invece di pensare
alla leggera e andare così alla ricerca di reinventabili misteri, della ragione
campata in aria da benemeriti infedeli.
“Le figure che si
schiudono d’un tratto,
insieme, tra le vie
del sogno,
parlano di veloci
riposi del pensiero.
In queste rocce ove
il grido quotidiano
si spezza in un’orda
di giovani denutriti
noi rincorriamo, con
volontà selvaggia,
i fianchi del
terribile clamore,
ove indugia ogni
conoscenza
di promesse mai
mantenute.”
Secondo il poeta l’uomo, arido dentro, che prima o poi si
nutre essenzialmente, va incontro alla notte, mentre un pesante sottofondo
rimanda alla banalità delle opinioni che esprimiamo con pessimismo spesso e
volentieri… ma la tenerezza dei vizi viene rappresentata come un’alternanza di
vesti leggiadre per corpi propensi all’eros passivo, a viaggi armonici,
conturbabili dacché segnati dal tema dell’amore, dal suo svolgimento
illuminante, intrigante.
“Ormai nel breve
soffio
il tuo corpo,
simile al battito di
gabbiani,
riappare alle
illusioni, alle domande,
e comprendo
che imparerai baciare
anche i fantasmi.”
Le pochissime volte in cui il rancore prende il sopravvento
appartengono al bisogno di sacrificarsi per stare bene, ma il nostro è in grado
di ritagliarle attraverso l’analisi viscerale delle aspettative non colte (e
che pertanto diventano delle avversità), alla fonte inequivocabile delle sue
armonie, dove la memoria incoraggia, dovendo tenere conto dei limiti che
l’attualità innalza con la malafede, che disintegrano la bellezza derivabile
addirittura dalla solitudine!
Antonio verseggia con la consapevolezza di respirare la
propria indipendenza, con il rischio di distaccarsi dalle nuove generazioni…
lega parole perché sente l’esigenza di tutelarsi (pur senza dare mai adito alla
grossolanità) dai tempi che cambiano, che prosciugano l’essenziale per
ricomporre uno stato di ansia salutare per le erotiche appartenenze e
riconoscere le emozioni, anche temendo di esserne soggetti di contro, visto lo
stress e l’agiatezza, figure accattivanti, stringenti il nervo scoperto fino a
perdere i sensi e cadere nel vuoto.
Spagnuolo è stato ben considerato da vari ma illustrissimi
intellettuali, giostratori della riflessione, con la mente pressata o no
dall’attitudine religiosa, vedi Pomilio e Raboni, che han ritenuto il soggetto
per esteso complice di un appropriato talento culturale, da comunicare senza
batter ciglio; come a voler centrare il concetto armonizzante la mente nel
profondo, tramite raccolte di piccoli grandi
tesori di comprendonio da sigillare con estrema cautela, ovvero poesie che
riescono nell’impresa di unire correnti di significato chiaramente divergenti,
potendo intraprendere un discorso sferzato da miti che sono alla portata di
tutti o di nessuno, e assicurando per giunta sulla congruità dello stile in
misura dell’accezione logica.
Questo poeta è stato comunque artefice di situazioni
ricreative, delucidanti ad ampio raggio sotto l’aspetto comunicativo… ha
comportato con la massima precisione argomentazioni sinuose, avviluppanti un
sillabario convincente, sostenibile con forza e perspicacia anche in virtù di
risultati materiali, pertanto espansibili stando a delle questioni da sminuire
o riproporre, ugualmente con entusiasmo e rinnovata energia.
Le sue composizioni sono frutto di un’ispirazione che
appartiene a quei letterati che concentrano l’esistenza sull’esclusività di una
pubblicazione; egli ha armonizzato della terminologia ogni volta all’origine
delle trasgressioni, con l’intento di sperimentare e ritrovarsi nella
collocazione offerta dall’Io accecante in alternativa, tra battiti di vita
strani e inusitati, stimolanti immagini di esseri parzialmente magici, che
appaiono e scompaiono invitando a contemplare panorami istintivi.
Leggendo, la verità si radica all’ombra della coscienza, per
rendersi intrattenibile e capacitare l’assoluto, a un limite impossibile da
evidenziare, ma che ci permette di constatare il divario caratterizzante la
lontananza espressa senza esclusione di colpi da una dimensione tanto terrena
quanto reale (che include strumenti quantificabili, contatti che la pelle non
sa omettere), e l’infinito spazio dove dimora il Pensiero costituito da
illusioni, volontà, ragioni, viaggi, filosofici complessi, profonde
replicazioni… il tutto nell’ordine dell’essere umano che matura per
verseggiare, intriso d’impressioni e stordenti sollecitazioni all’amore.
L’approfondimento del linguaggio per Antonio Spagnuolo si
definisce come una luce continua, impegnativa dovendo far sì che chi apra i
suoi testi non soffri il benché minimo senso dell’abbandono… egli si è isolato,
per contrastare sentimenti oscuri, remoti, null’affatto rasserenanti, e tornare
a scrivere di asperità figurative, ricreabili con un’energia illimitata ma
motivata, ossia i lineamenti di un viso paterno pari a quello della donna della
sua vita, spiritualmente incessanti, che splendono negli abissi della singola
esistenza da poetare mai come adesso in tutta confidenza, al naturale, perché
le passioni non vanno d’accordo con l’inespresso, perché in pratica è impossibile
debellarle col passare degli anni, nonostante le volontà inizino a stancare, a
diventare inopportune.
“C’è ancora un canto
a fine di orizzonte
per le mie palpebre
ferite dal silenzio.”