Samhain o Halloween?

A Cura di Isabella Cavallari

Samhain (si legge sowin) è la più importante festa del calendario celtico che da sempre indicava il Capodanno: un anno finiva, uno nuovo iniziava. L’ultimo raccolto, quindi, per poter accompagnare l’addormentarsi della natura con l’arrivo dell’inverno, sì da potersi risvegliare con l’albore della primavera.

L’intera Britannia e così anche l’Europa, un tempo territorio celtico, ha sempre festeggiato questa ricorrenza che con il macabro (o Satana) non ha mai avuto nulla a che vedere.

La parola Halloween – che indica la contrazione di “All hallow even”, e si traduce con “Vigilia di Ognissanti” – viene originata in Scozia tra il 1600 e il 1700, indicando quel che nel calendario cade il 31 di ottobre.

La festa, quindi, può tranquillamente apparire cattolica, ma non lo è.

Dicevamo, quindi, che la festa originaria è quella celtica: per loro questo passaggio era visto come un’allegoria alla morte, poiché una cosa finiva e poi, più avanti, nasceva di nuovo.
In questa notte magica il velo tra i due mondi, quello dei vivi e quello dei morti, si assottiglia… permettendo così alle anime dei defunti di poter venir quasi percepite dai vivi e talvolta si è sperato quelle potessero tornare sulla Terra.

Da qui tutta una serie di tradizioni e leggende arricchiscono quella che è una festa che viene tramandata tutt’ora.

Perché ci si traveste?
Oh è molto semplice: lo facevano già gli antichi Celti, il ‘gioco’ del travestimento.
Questo poiché, nel momento in cui sarebbero dovuti davvero ritornare spiriti malintenzionati, cattivi o comunque pericolosi, l’indossare costumi spaventosi permetteva a quelli di mescolarsi o magari pure di allontanarsi.

La tradizione si è portata avanti nel tempo: motivo per cui ci travestiamo da fantasmi, scheletri, streghe e tutta una serie di personaggi ‘bruttini’ o spaventosi.

Essendo stata concepita come una festa va da sé si facessero dei banchetti e delle tavole imbandite. Ecco perché i dolcetti. Molto semplice, nevvero?

Non venivano allestiti i banchetti solo per i vivi, ma anche per i defunti che, appunto, si sperava potessero tornare a farsi vedere dai loro cari rimasti in vita.

Ecco perché la tradizione vuole che, ancora adesso, si lasci qualche biscotto o bicchiere di latte fuori dalla finestra, la notte del 31 ottobre: così se passa lo spirito del caro, può rifocillarsi prima di tornare da dove è venuto.

Per quanto riguarda le zucche illuminate: qui sì, c’è lo zampino made in USA. Questo semplicemente perché in quell’epoca noi in Europa la zucca non ce l’avevamo. Difatti sul nostro territorio si intagliavano barbabietole e rape, in Britannia, dall’aspetto spaventoso e grottesco, venivano tramutate in una sorta di teste mozzate che, riempite poi di lumini accesi, dovevano davvero cercare di spaventare gli spiriti e le persone, in maniera più scherzosa e simpatica.

Quando poi si mescolarono le tradizioni con quelle dell’America del Nord allora si importò la zucca anche da noi, decisamente più facile da intagliare rispetto a rape e barbabietole, che sono terribilmente più dure da maneggiare.

Poi si diffuse la leggenda di Jack O’Lantern, e da lì la cosa prese forse una piega più folcloristica.

La festa, quindi, nasce in Europa e, di conseguenza, appartiene anche alla nostra Italia: non è un’Americanata, non è una pagliacciata né una moda… ha un senso, ha un suo perché ed ha un’origine molto antica.

Liberi poi di non abbracciarla, certo, ma è sempre bene prima sapere ed informarsi, poi fare le proprie scelte.

Io negli ultimi anni non ho avuto occasione di festeggiarla, ma qualche tempo fa lo facevo.
Come? Semplice: compravo la zucca dal mio verduriere di fiducia, la intagliavo e la svuotavo.
Inserivo i lumini e l’accendevo la notte del 31 ottobre, esponendola sul balcone o sulla finestra.

Con la polpa ho realizzato tantissime ricette gustose e sfiziose: dalla vellutata al risotto, persino la torta dolce da accompagnare con una tazza di the caldo a merenda.

La sera del 31 ottobre poi preparavo una sorta di cena a tema, cercando di fare qualcosa di originale e un pochino incline alla festa.

Tutta la parte personale e spirituale, legata magari ad un momento di introspezione sul tipo bilancio di fine e inizio anno, l’ho sempre fatto in maniera molto riservata.
Attualmente, però, non l’ho più fatto: anche per questo aspetto penso di aver molte occasioni nell’arco dell’anno e difficilmente attendo quel momento per potermici dedicare.

Per quanto riguarda invece la ricorrenza tipicamente cattolica, che prevede la visita ai cimiteri nei primi giorni di novembre, è sempre una cosa che ho fatto malvolentieri: non so esattamente per quale motivo, fatto sta che non ho mai visto di buon occhio la ressa tipica di quei giorni e, se posso, la evito tutt’ora.

E voi?
Qualcuno di voi festeggia questa ricorrenza?
Che cosa fate, di solito, in questo particolare momento dell’anno?

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