Lettori Adorati,
con piacere ospitiamo la terza tappa dedicata al tour organizzato con Scrittori e Lettori Fantasy.
Anche oggi parliamo del romanzo IL SOMMO INCANTATORE di Francesco Zamboni e analizziamo, con immenso piacere, i due fronti di potere: L’INCANTO e LA MAGIA.
Buona lettura.
Articolo a cura di Isabella Cavallari
“Se gli incanti derivano dall’energia del corpo e dal suo flusso, la magia nasce dalla mente. E una mente, come tu sai, può spingersi ben oltre i limiti rappresentati dal corpo.”
Non c’è romanzo fantasy che non sveli momenti di combattimento, sia esso fisico piuttosto che magico.
Nel libro IL SOMMO INCANTATORE abbiamo modo di scoprire una versione della ‘magia’ molto, molto particolare. Siamo infatti abituati, sia dai Giochi di Ruolo che dai romanzi e film fantasy classici, che nel gruppo di eroi vi sia almeno un personaggio che sappia manipolare le arti arcane.
Partiamo dal presupposto, intanto, che la città in cui vive Joras è esclusivamente per gli Incantatori.
SOLO chi manipola gli incanti può accedervi. Gli altri no.
Nel corso della lettura scopriremo come gli incanti siano diversi e le varie energie vengono affiancate ai colori: in base alla difficoltà ed alla loro potenza, i colori cambiano. Vedremo quindi come l’apprendimento accada per gradi: il rosso, ad esempio, è quello più padroneggiabile, ma il blu inizia ad essere decisamente più complesso e più dispendioso.
Dicevamo infatti che l’Incanto richiede un dispendio di energia fisica: mano a mano che gli incantatori scagliano i loro incantesimi avranno bisogno poi di reintegrare quanto speso, spesso con l’utilizzo di preparati rigeneranti od anche solo con lunghi sonni ristoratori.
L’incantatore è comunque una persona normale: ha il talento innato della manipolazione degli Incanti e, con il giusto addestramento, può accrescere la propria padronanza diventando sempre più forte. Le esercitazioni servono ad una gestione migliore delle energie e degli incanti, potendo quindi andare a gestire i vari colori e poteri, con maggiore rapidità e subendone meno gli effetti.
Chiaramente gli Incanti possono essere di diversi tipi, dal controllo degli elementi a quelli difensivi ed offensivi, certo. Si imparano. Quando si è predisposti si fa molta meno fatica. Acquisire il controllo è impegnativo e senza addestramento è assai pericoloso.
Dico che si imparano dal momento in cui, nel corso della storia, verremo a sapere come un Mago può apprendere i segreti degli Incantatori.
No, non dev’essere la regola. E nemmeno l’eccezione, sinceramente.
Era incredibile cosa fosse in grado di fare un mago al massimo delle proprie capacità: alterare l’invecchiamento del corpo era impossibile per un incantatore.
Le capacità dei Maghi sono, invece, parecchio diverse, sebbene abbiano strutturato alcune cose nella maniera molto similare.
Anche la città dei Maghi è protetta da un sortilegio che agli Incantatori è inspiegabile.
La Cittadella Dorata, realizzata all’interno del territorio degli Incantatori, è protetta da una cupola invisibile che impedisce persino alla pioggia di entrare: qualcosa di meraviglioso ed inspiegabile, per chi non conosce quei poteri.
Le doti dei Maghi, dicevamo, sono parecchie: dall’impossibilità di dare invecchiamento al corpo alla capacità di leggere la presenza vitale nell’arco di ampia distanza.
Lo scontro Mago vs Incantatore è qualcosa di epico e meraviglioso: da un lato troviamo chi crea palle di fuoco e barriere magiche, dall’altro chi manipola l’energia e riesce a penetrare pure nelle difese altrui.
“Non vuole darlo a vedere, ma Simmorg teme molto le doti di Sylenio nel corpo a corpo. Un mago è sempre avvantaggiato nello scontro a distanza, ma in quello ravvicinato gli incantatori sono più temibili. Dopo questo colpo, Simmorg dovrà fare di tutto per tenere Sylenio a distanza.”
Come nelle campagne di D&D e nei Giochi di Ruolo, ritroviamo qualche piacevole collegamento: il Mago è temibile, ma a distanza. Gira solitamente con il Cavaliere proprio per poter gestire il potere al meglio e non rischiare mai in prima linea. L’Incantatore, invece, non ha bisogno di questo stratagemma per poter scendere in campo.
Il Mago ha tutto un allenamento mentale che l’Incantatore non ha: ergo sì, giocano entrambi su una faccenda fantastica ed inspiegabile, ma hanno due piani differenti e sono quindi due tipologie di personaggi arcani diversi.
“…i maghi vedono con la mente, gli incantatori no”.
In comune hanno il fatto di non avere oggetti catalizzatori di potere.
Non è come con Harry Potter che c’è la bacchetta. No.
Tutte e due le fazioni, Maghi ed Incantatori, fanno da soli senza l’ausilio di oggetti.
Si, nel corso della storia scopriremo qualcosa di magico, ma i poteri non hanno bisogno d’altro se non dell’energia e della capacità di chi li adopera.
Energia vs Mente.
Incantatore vs Mago.
Chi avrà la meglio?
Difficile stabilirlo: i combattimenti sono davvero fatti bene, entusiasmanti, adrenalinici, e nel corso di ogni lancio di incantesimo e magia vengono spiegate alcune tecniche, sicché chi guarda (e chi legge!) possa trarne insegnamento e, magari un giorno, attingere a quel sapere per poter migliorare se stessi.
Ogni occasione è buona per imparare, non è forse così?
Francesco Zamboni ci offre dunque un fantasy classico di un certo stile, però: niente armi bianche, solo magia. Dio che meraviglia!
Io adoro la magia.
E non quella da bacchetta, s’intende.
QUI, ad esempio, potete trovare un mio articolo dedicato alla Magia impiegata dei Giochi di Ruolo by chat: sono sempre stata affascinata dall’arte del potere magico e ho sempre pensato possa, a lungo andare, stimolare un certo ‘lato oscuro’. Anche ne IL SOMMO INCANTATORE troviamo qualcosa che ci fa pensare che l’uso di magia e di energia alla lunga possa essere dannoso. O forse è solo dannoso il motivo per cui viene adoperata.
Il potere, alla fine, logora sempre.
Non è una storia vecchia, a quanto pare.
Potrei andare avanti all’infinito, riportando stralci di passaggi legati agli incantesimi piuttosto che all’uso della magia: ho trovato affascinante questa divisione, questa diversificazione, questo desiderio di scindere qualcosa che solitamente viene accomunata e mescolata in maniera spesso confusionaria.
Amo l’idea possa esserci, nel fantasy, il cosiddetto ‘super potere’: in tal caso, però, la dotazione non è nulla senza l’apposito addestramento. Troppo comodo sennò.
Come il Cavaliere deve addestrarsi per affinare la tecnica, così il Mago e l’Incantatore si devono applicare per migliorare ciò che solo il talento non è sufficiente.
E voi? Siete più Maghi o Incantatori, visto il discorso fatto finora?
Io… la mia scelta l’ho fatta, ora sta a voi!