Amici del Bosco,
come piò la storia diventare così affascinante anche a distanza di più di cinquecento anni?
Matteo Strukul ne ha tutte le capacità e con LA CORONA DEL POTERE, promosso da Newton Compton Editori, si conferma quale raccontatore di Storia, con la S maiuscola, che da tempo aspettavamo.
Buona lettura!
La Recensione a cura di Daniela Tresconi
Quando termini un romanzo come questo rimani per qualche giorno frastornato. Hai bisogno di metabolizzare, di comprendere la ridda di sentimenti, emozioni e conoscenze che in qualche modo ti hanno appena travolto.
Condensare in poco più di 500 pagine un ventennio di lotte e intrighi per il potere, in un’epoca ricca e pregna di avvenimenti come il Rinascimento in Italia, non è cosa da tutti, ma Matteo Strukul, come un abile tessitore, non smette di stupirci e realizza un arazzo raffinato che racchiude in sé arte, storia, amore, passioni e tradimenti.
Non è un romanzo per tutti, è necessario essere palati sopraffini, divoratori voraci di storia per affrontare questa lettura: fortunatamente i capitoli sono molto brevi e anche chi non fosse un vero estimatore di questo genere potrà provare ad avvicinarsi a queste pagine che, seppure romanzate, descrivono minuziosamente gli avvenimenti storici e i personaggi di questi venti anni di lotte tra le dinastie più potenti d’Italia.
Attento e minuzioso nella ricerca, ma con l’occhio dello scrittore di romanzi, Strukul ci catapulta alla fine del 1400 in un’Italia minacciata dalla discesa di Carlo VIII, delineando alcune delle figure più emblematiche del Rinascimento e raccontando gli intrighi e le lotte delle grandi famiglie per mantenere il proprio potere: gli Sforza a Milano, i Borgia a Roma, gli Estensi a Ferrara e i Medici a Firenze, senza dimenticare la tenace Venezia che, forte delle sue spie, cerca di difendere strenuamente la propria indipendenza e la fragile Napoli, ormai divenuta terra di conquista da parte di tutti.
E’ un romanzo che parla di attesa e pazienza: due sentimenti che pervadono le scelte politiche e strategiche di tutti questi uomini, nulla è lasciato al caso, se ci si lascia prendere dall’improvvisazione è il momento in cui si cade e si viene sconfitti.
E’ un romanzo che racconta il dolore e la tristezza del potere: può il potere dare veramente la felicità? Essere figli di uomini di potere rende felici i nostri protagonisti? Permette loro scelte libere nella loro vita?
Assolutamente no: colpisce al cuore la consapevolezza di Lucrezia (uno dei personaggi femminili che più ho amato all’interno del romanzo, sorella di Cesare Borgia cardinale e condottiero) che si rende conto di esistere solo in quanto figlia del pontefice Borgia.
«E in quella domanda c’era tutta la disperazione possibile. Lucrezia era stata spezzata dalla rivelazione e sembrava non riuscire ad accettare quello che per Cesare era chiaro da sempre. Loro non esistevano se non in quanto figli del Pontefice e membri della dinastia Borgia»
E’ un romanzo che sottolinea la difficoltà e gli ostacoli nella vita delle donne in quell’epoca: profonde le pagine in cui Caterina Sforza (la Tigre di Forlì) parla con sua figlia Bianca e le spiega che per essere rispettata dagli uomini occorre faticare il doppio. Siamo nel 1500, a distanza di oltre 500 anni che cosa è cambiato? Proprio nulla.
E’ un romanzo in cui la scrittura diventa suono e dà voce alle parole dei protagonisti: basta chiudere gli occhi per ascoltare i proclami del predicatore Savonarola o ancora trovarsi nel palazzo di Papa Alessandro VI mentre incontra l’emissario francese e sentire la sua voce che tuona all’interno delle sontuose stanze.
E’ un romanzo che lascia ampio spazio all’arte di quei secoli: raccontando di un geniale Leonardo Da Vinci che dipinge l’ultima cena o inventa le macchine infernali da utilizzare in battaglia, che sottolinea la rivalità con un altro astro nascente di quei tempi Michelangelo Buonarroti o con il Botticelli.
Un romanzo che è come un cerchio: si apre nel 1488 con Caterina Sforza che ribalta la situazione a Forlì in seguito alla congiura degli Orsi e si chiude, quasi venti anni dopo, sempre con la stessa Caterina totalmente dedicata al ruolo di madre di un piccolo Giovanni dalle Bande Nere.
Una storia complessa, articolata, ricca di colpi di scena, intrighi, passioni, come solo la storia reale può essere, descritta in modo preciso e dettagliato.
Una grande opera, consigliata per gli estimatori de genere.
1494. L’ombra di Carlo VIII si allunga come una maledizione sulla penisola italica. Intanto Ludovico il Moro ha da tempo usurpato il ducato di Milano. A Roma Rodrigo Borgia, eletto papa, alimenta un nepotismo sfrenato e colleziona amanti. Venezia osserva tutto grazie a una fitta rete di informatori, magistralmente orchestrata da Antonio Condulmer, Maestro delle Spie della Serenissima, mentre il re francese valica le Alpi e, complice l’alleanza con Ludovico il Moro, giunge con l’esercito alle porte di Firenze. Piero de’ Medici, figlio del Magnifico, lascia passare l’invasore, accettandone le condizioni umilianti e venendo in seguito bandito dalla città che si offre, ormai prostrata, ai sermoni apocalittici di Girolamo Savonarola. Mentre il papa si rinchiude a Castel Sant’Angelo, Carlo marcia su Roma con l’intento di saccheggiarla, per poi mettere a ferro e fuoco Napoli e reclamare il regno nel nome della sua casata, gli Angiò. L’inesperto Ferrandino non ha alcuna possibilità di opporsi. In un’Italia sbranata dal “mal francese”, che dilaga come un’epidemia mortale, convivono lo splendore del Cenacolo di Leonardo da Vinci e l’orrore della battaglia di Fornovo; le passioni e la depravazione del papa più immorale della Storia e le prediche apocalittiche di un frate ferrarese che finirà bruciato sul rogo…