Come si crea un Villain?

Amici del Web,

eccoci ad un nuovo articolo dedicato alle collaborazioni con la community di Scrittori e Lettori Fantasy, gruppo facebook che mi sopporta dimostrando pure un lodevole entusiasmo.

Qualche settimana fa mi è venuto in mente un argomento interessante sia per chi scrive che per chi legge: come si crea un personaggio cattivo?

Vi lascio assaporare ciò che emerso, che si è rivelato interessante e costruttivo.

Buona lettura!

Articolo a cura di Isabella Cavallari

«Se qualcuno si muove, se qualcuno dice qualcosa, caverò l’altro occhio al ragazzo e lo farò mangiare a suo padre, e poi inizieremo. Potete respirare, sbattere le palpebre, potete piangere…Sì, eccome se piangerete!»
(Negan)

Come nasce la creazione di un personaggio negativo?
Prendete spunto da persone reali che conoscete?
Studiate tratti di psicologia?
Come lo caratterizzate?
Quali “cattivi” famosi, esistiti o inventati, hanno ispirato i vostri personaggi?
Quali sono i vostri “migliori cattivi” che sono, secondo voi, i riusciti meglio?

Queste le risposte della community di SeLF

Jari Lanzoni: ho letto il fumetto di Walking Dead e ho trovato Negan PERFETTO.
Adesso che sto delineando il ‘villain’ del mio romanzo ho pensato bene a NON imitare Negan. E quindi come fare? Ogni autore sa gestire più personalità. Il mio ‘villain’ deve avere un fine ben chiaro e altro più falsi, passione, un male dentro da impazzire e la spavalderia di un bullo.
E per essere malvagio deve assolutamente avere ragione.

Luana Vitaliano: qualcuno dei miei ex.

Maikel Maryn: io non credo molto nella dualità buono/cattivo. Al limite protagonista/antagonista, che però non ha valenza morale, e anche là mi risulta un’opposizione forzata. I miei personaggi sono quasi tutti ‘persone di me***’.

Maria Carla Mantovani: i miei villain sono intelligenti, abili, carismatici e hanno motivazioni inizialmente nobili. Credono fermamente di essere nel giusto e, per questo, sono disposti a passare sopra a tutto. Sanno amare, soffrire e lottano per un futuro migliore.
Il problema è che spesso quel ‘migliore’ non è condiviso da tutti.
Cerco di renderli ‘persone’ a tutto tondo, ma forse a volte li rendo più fighi e in gamba della maggior parte delle persone.
Per crearli penso ai leader più carismatici che mi vengono in mente, poi aggiungo loro fascino e ideali fermi e saldi. E poi tolgo loro la capacità di scendere a compromessi.

Gaia Facchetti: io non ho mezze misure: amo i cattivi cattivissimi senza storie strappalacrime alle spalle, le me*** vere e proprie, quelle ripugnanti con cui non puoi identificarti manco volendo, la summa di tutta la malvagità.
…e i grigi.
Quelli che sono terribili ma ti identifichi eccome.
Tipo, trovare un Frollo 2.0 – uno che fa cose esecrabili e sa che lo sono, ma un po’ si autoassolve, un po’ si autoaccusa, fa cose buone per motivi futili e cose orribili per motivi giusti. – Mi renderebbe felice.

Teresa Alonzi: io prendo una persona ‘normale’ e poi mi chiedo fin dove potrebbe spingersi e perché.
Guardo i documenti storici sugli esperimenti nazisti e seguo le serie true crime in tv. Poi non dormo la notte ma viene fuori decentemente.

Patrizio Ferretti: essendo un tradizionalista, mi piace partire dagli stereotipi e poi arricchirli di tutte le sfumature che ritengo necessarie a renderli sufficientemente tridimensionali.
Questo se lo scopo è creare un cattivo di spessore o di una certa complessità; poi a volte mi accontento anche di un cattivo cattivissimo, quei tipi senza una personalità complicata o motivazioni chissà quanto profonde, che alla fine vuoi solo veder morire male e il cui unico scopo è farteli odiare, e lì è come per molti cattivi Disney, dove a contare davvero è l’esecuzione, lo stile più che la sostanza.

Samuele Altomare: i miei personaggi sono tutti molti grigi, ciò che distingue un ‘cattivo’ da un ‘buono’ è che i cattivi vanno più verso il nero. Di solito io tendo a provare molto fascino verso personaggi idealisti, con un’idea di base superiore non condivisa dagli altri. Come Maria Carla Mantovani (leggi su, ndr) prendo dunque ispirazione dai leader, sfruttando anche degli studi personali di psicologia. Svariati miei ‘cattivi’ sono teologi o leader politici, ma in un certo senso l’eccezione a questa mia ‘regola’ per i villain è stata con un personaggio più classico, che non cerca il bene altrui ma vuole vendicare se stesso dai soprusi; non è inflessibile e non è idealista, ma ha una crudeltà legata sia a difetti propri (come l’attitudine alla violenza, per l’appunto, e la spocchia che gli è nata come reazione alla discriminazione, senza le classiche intenzioni paritarie che una persona buona ha in queste situazioni) che dalla ‘sollecitazione’ del male che gli è stata data dall’ambiente in cui ha vissuto.

Federica Soprani: una splendida domanda che richiederebbe una risposta molto articolata. Premetto che per quanto riguarda i libri che scrivo con la mia socia Vittoria Corella, quindi quelli della serie poliziesca-vittoriana e lo Steampunk, i villain sono soprattutto una sua prerogativa. Lei, appassionata di serial killer storici e psicopatici famosi, trae spesso spunto da personaggi realmente esistiti.
Per quanto riguarda le cose che scrivo da sola, una delle caratteristiche principali che tendo ad attribuire ai miei villain è la mancanza di empatia. Per come sono fatta, sarebbe impossibile anche solo concepire di poter fare del male a qualcuno se non immaginando di non provare assolutamente nulla, di arrivare a spersonalizzare chi ho davanti al punto da non attribuirgli emozioni, setnimenti, dolore. Oppure, al contrario, prendo spunto proprio dalle debolezze dei ‘buoni’, dalle loro paure, dai loro punti deboli, per creare un cattivo che posso sfruttarli per arrecare danno. Dipende dai casi, insomma.
In generale tendo sempre a motivare la cattiveria di un personaggio, di indagare sulle ragioni che lo hanno portato a diventare così (infanzia difficile, adolescenza problematica, traumi vari). Però confesso di provare una certa soddisfazione quando posso avvalermi di cattivi ‘puri’, che non avrebbero alcun motivo per essere così bastardi, ma lo sono, punto e basta, questione genetica, chissà!!
In generale i miei cattivi tendono ad essere molto intelligenti, un po’perversi, e in parecchi casi piuttosto belli, o comunque affascinanti. Ma non mancano i brutti e cattivi 😉

Andrea Venturo: ho modelli direttamente in casa. Se no prendo spunto dalla realtà… come il tipo che ha ricevuto in dono il video hard della fidanzata e lui l’ha spammato sulla chat del calcetto.
Che merda d’uomo potrebbe mai commettere un simile atto?
Sul vuoto esistenziale di questa persona proietto sopra il mio lato oscuro… e si sa che i cattivi fanno ciò che i buoni sognano, et voilà il villain è servito.
A quel punto devo solo imbastirgli un background coerente con l’ambientazione (scrivo Fantasy, devo fare molta attenzione) e poi lo mando in scena dicendogli “dammi il meglio del tuo peggio”.
Almeno fino al prossimo fattaccio di cronaca.

Andrea De Angelis: un argomento difficile da esaurire in poche righe. Il villain dei romanzi che ho scritto, all’inizio, non parte affatto avvantaggiato (nella sua storia personale, che ho nella bibbia dei personaggi, ancora di meno). La sua vicenda, drammatica, si evolve parallelamente a quella dei protagonisti, per cui è un viaggio per entrambe le parti, che si sviluppa al contempo. Deve affrontare sfide anch’egli per ottenere ciò che vuole.

Maria Cristina Manzoni: non so, dipende. Il “cattivo” finale delle mie storie è campagne ha sempre una sua storia, un suo perché. Alcune volte ho perfino messo i giocatori davanti ad un cattivo solo dal loro punto di vista. Tipo “gli eroi di un popolo sono i demoni di un altro popolo”, oppure mettendoli nella condizione di dover questionari la reale moralità delle loro azioni Vs la necessità di compierle. Dipende anche molto quanto semplice o meno voglio sviluppare la trama con i giocatori…. O con quali giocatori sto giocando🤣

Anna Mantovani: i miei villain sono di solito personaggi brillanti e in gamba, di solito affascinanti, ma privi di bussola morale. Di solito sono i miei personaggi preferiti!

Fernanda Romani: io provo un odio feroce verso i cattivi ( per farvi un esempio, odio in maniera viscerale Cesare Borgia, un figura storica considerata estremamente affascinante dal 99% di quelli che si sono informati su di lui) e questo mi mette in difficoltà nel tratteggiarli, nel senso che fatico nel dare loro una dimensione umana. Di solito, sono personaggi che hanno uno scopo e lo perseguono senza farsi alcuno scrupolo. Che si tratti di ideali o fede religiosa, nella loro mente tutto è lecito purché serva a realizzare i loro obiettivi. Raramente sono affascinanti, tutt’al più possono avere un bell’aspetto.

Martina Tognon Autrice: persone che conosco

Lucia Guglielminetti: i cattivi senza mai un attimo di tregua, alla Voldemort, in generale non mi attraggono perché sono troppo prevedibili, così come i buoni sempre buoni, che mi attraggono ancora meno. Ho scritto un bel pacco di libri su un personaggio che, per la propria natura, dovrebbe appartenere alla prima categoria, essendo un vampiro. Col cavolo. Alterna momenti in cui sarebbe obiettivamente da impalare ad altri in cui ti scappa l’awwwwwww, perché è così che mi piacciono ed è così che mi si è rivelato. Imprevedibile, sicuramente un po’ matto. È bello vedere quanto i lettori siano rimasti affascinati da questo dualismo. Ci sono anche i cattivi, nei miei libri. La domanda che aleggia, spesso, è chi siano i veri mostri. Perchè quello che lui subisce da parte degli esseri umani, per il solo fatto di essere ciò che è, rende necessaria questa domanda.
E poi c’è Beatrice, la protagonista di Versus, che è cattiva e sadica e fa venire voglia di picchiarla. Ha solo 16 anni, ma non si fa mancare niente. È stato divertente essere lei. Qual era la domanda? 😅

Sara Earine: mi piace dare l’impressione che il nemico sia “scontato” quanto un “Voldemort” per poi rivelare che è prigioniero di qualcosa. Che sia il suo passato, la sua avidità, il lutto o la superbia. E a seconda, lascio aperto se vuoi ricrederti sulla definizione del cattivo o se comunque lo condanneresti per i suoi crimini.


Anche per questo dibattito (se cliccate sul gruppo potrete vedere ulteriori commenti a riguardo) ringrazio ogni intervento, utile al confronto e piacevole davvero da leggere.
Alla prossima!

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