Amici del web,
oggi vi presentiamo LA STORIA DI CLAIRE scritto da Barbara Chinello e promosso da Panesi Edizioni, che salutiamo sempre con simpatia e affetto.
Vi facciamo scoprire di che si tratta… tanto Daniela lo sta già leggendo.

di Barbara Chinello
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Dopo la morte di entrambi i genitori, Amanda decide di vendere la casa dove ha trascorso la sua infanzia, ma prima deve mettere ordine fra le scatole e i bauli pieni di oggetti che sua madre ha accumulato negli anni. Tra i tanti “ricordi” della sua infanzia, Amanda trova anche l’abito da sposa della madre, ma qualcosa attira la sua attenzione: un cofanetto di legno, nascosto nel tulle del vestito. All’interno alcune foto e una lettera. Chi sono l’uomo e la donna ritratti in quelle immagini? Amanda chiede consiglio a Marie, la sua vicina di casa, che le rivela che l’uomo e la donna delle foto sono Edward e Claire Hughes, i genitori di sua madre. Le svela, inoltre, che, al contrario di quello che le era sempre stato fatto credere, i suoi nonni sono ancora vivi e il motivo per cui non li ha mai conosciuti sta in un litigio avvenuto molti anni prima tra Claire e sua madre, dopo che questa era venuta a conoscenza di un enorme segreto che Claire le aveva taciuto. Cosa può essere successo di così imperdonabile? Non c’è altro modo per scoprirlo se non quello di chiederlo proprio a Claire.
ESTRATTO
Quel pomeriggio aveva terminato il turno all’ospedale e stava andando a cambiarsi quando sentì delle voci concitate provenire dall’entrata principale. Quando giunse alla scrivania della signora Jackson, la scena che vide la pietrificò. Un soldato tedesco urlava puntando la pistola al petto di Olivia mentre altri due ne sorreggevano un terzo che sembrava svenuto. Non appena il soldato la vide, puntò la pistola anche contro di lei e Claire, terrorizzata, rimase immobile. Non era la prima volta che vedeva un’arma, suo padre andava spesso a caccia e le aveva anche insegnato a sparare, ma nessuno gliene aveva mai puntata una contro. Un solo attimo, un semplice movimento di un dito e tutto sarebbe diventato buio, per sempre. Morire è facile.
«Herr Schutze, non c’è bisogno di usare le armi», disse una voce calda e vellutata che Claire conosceva benissimo.
Con la coda dell’occhio scorse Elenie che scendeva le scale e si avvicinava al soldato tenendo gli occhi fissi su di lui. L’ufficiale guardò la donna sorpreso, come se, tutt’a un tratto, la riconoscesse.
«Il capitano», disse accennando all’uomo portato a spalla dai due soldati. «Lo abbiamo trovato così stamattina nella sua stanza. Abbiamo bussato. Non rispondeva. Abbiamo chiamato il concierge dell’albergo che ha aperto la porta e lo abbiamo trovato privo di conoscenza», concluse visibilmente spaventato.
Solo allora Claire guardò veramente l’ufficiale e si accorse di quanto fosse giovane, probabilmente non aveva nemmeno vent’anni e parlava a Elenie con aria implorante.
«Non serve la pistola, Herr Schutze», continuò, e Claire vide il soldato guardarsi le mani come se l’arma gli fosse apparsa lì all’improvviso, e lo sentì rivolgere le sue scuse alla donna.
Nella mente di Claire riaffiorarono le parole di Jane: “…quando hai bisogno, compaiono come d’incanto”.
Elenie quel giorno non sarebbe dovuta essere all’ospedale. Non era di turno.
«Elenie, cosa ci fai qui?», le chiese sottovoce.
L’amica le fece un sorriso appena accennato e si avvicinò all’ufficiale privo di sensi. Gli posò una mano sulla fronte e gli tastò il polso.
«Il loro capitano ha la febbre, probabilmente si tratta di polmonite. Dobbiamo trovargli un letto», e, rivolgendosi alla signora Jackson, aggiunse: «Non lo scriva nel registro, e che rimanga anonimo».
La segretaria, pallida come un lenzuolo, annuì con la testa. Claire pensò che l’amica non aveva risposto alla sua domanda.
«Vieni, Claire», aggiunse quindi Elenie in tono autorevole, «metteremo il capitano Neumann nell’ambulatorio azzurro. Non è il caso che i nostri pazienti, reduci dagli scontri in prima linea, dividano le loro stanze con un ufficiale tedesco, non trovi?», disse facendole l’occhiolino.
Claire si sforzò di farle un sorriso ma non trovava nulla di divertente in quella situazione.
«Lo conosci?», le chiese all’improvviso.
«Perché me lo chiedi?»
«Lo hai chiamato per nome», disse Claire con un’alzata di spalle, fingendo che non le interessasse veramente.
«Quasi tutti qui conoscono il capitano Neumann», rispose noncurante.
«Se lo conoscono tutti, perché la signora Jackson era così terrorizzata?», insisté Claire, che aveva notato in Elenie una preoccupazione che lei avrebbe definito materna quando aveva visto le condizioni in cui si trovava l’ufficiale.
«Chiunque reagirebbe allo stesso modo avendo una pistola puntata al petto, non trovi?»
Claire la guardò di sottecchi. Aveva ragione ma trovò comunque il suo atteggiamento piuttosto strano. Perché tanta sollecitudine per un ufficiale tedesco, per il nemico?