Lettori cari,
vi presentiamo con piacere una lettura ‘fuori dagli schemi’, proponendovi IL PIANTASTORIE, di Marco Pardini, una cosiddetta ‘narrazione enobotanica’ promossa da Pacini Fazzi editore.
Buona lettura.
La Recensione a cura di Daniela Tresconi
Un libro diverso, di quelli che forse mai avrei pensato di leggere.
L’autore lo definisce un «romanzo erboristico», per me è stato un viaggio nella cultura e nelle tradizioni contadine, fatte di sapere antico e di esperienza di nonni tramandati oralmente di padre in figlio.
La lettura mi ha riportata nelle mie vacanze estive a casa della nonna, in un piccolo paese della Lunigiana e al ricordo del mal di denti curato con i garagarismi alla malva.
27 racconti, ciascuno dedicato a una pianta dalle proprietà medicamentose, tutti strutturati sotto forma di colloquio tra Marco, l’autore e Adelmo (nome di fantasia) un anziano della terra apuana, ricca di leggende e magia.
Ogni giorno è dedicato a una pianta, mescolando concetti scientifici con credenze popolari, ciascuna con una base medica reale e un legame con i miti e le leggende antiche.
Ecco dunque l’Achillea che prende il nome dal grande Achille che oltre ad essere un abile condottiero era stato iniziato all’arte medica da parte del Centauro Chirone o ancora la margheritina di campo, un fiore semplice e da molti considerato insignificante che invece nelle tradizioni popolari apuane è considerata tonica, energetica, corroborante e ripristinante delle energie consumate.
Ma questi sono solo due esempi di quello che potrete scoprire tra le pagine, tutte corredate di bellissimi disegni raffiguranti le piante di cui si parla.
L’autore è un naturopata, operatore di medicina naturale tradizionale ed esperto di etnobotanica e etnomedicina, nel suo libro è vibrante l’amore per la natura con quale siamo in relazione da sempre, ogni nostra azione si riflette in modo negativo o positivo sul mondo che ci circonda.
Studiare una pianta, partendo dal suo nome scientifico e la sua etimologia è stato come un viaggio nell’intimo dell’essere umano, delle comunità contadine che hanno abitato nelle valli e nei borghi delle Apuane, coltivando una cultura fatta di esperienza e tradizione che non possiamo assolutamente dimenticare.
Racconti di storie e di ricette, di luoghi e di alberi. Storie di gemme e di fioriture. Segni dell’uomo incisi sulle rocce. Di erbe misteriose raccolte solo in particolari condizioni. Un mondo abitato da alberi. Non volevo che tutto questo finisse nell’oblio. Non volevo che, come sempre accade anche alle cose più preziose, questo sapere finisse per svanire nel tempo. Che sbiadissero i ricordi e che, alla fine, non ci fosse più nessuno in grado di dare ancora voce alle nostre piante e ai loro tanti doni