Il Mio SalTo21 – L’avventura di Francesco Bignardelli

di Francesco Bignardelli

Come si possono tirare le fila di un evento come il Salone del Libro in poche pagine? Mettendocisi di impegno, immagino che una approfondita descrizione prenderebbe tempo, forse troppo divenendo infine noiosa come cosa.

Ed Il SalTo è tutto e di certo non è stato noioso.

Quindi ci troviamo qui a parlare di come un SalTo possa colpire l’animo di qualcuno, di come dopo due anni come quelli che abbiamo passato tutti noi, possano le sensazioni che si provano, le emozioni di ritrovarsi con tante persone conosciute o meno assieme, possa commuovere dalla felicità. Perché poter tornare a partecipare a una fiera come quella del Salone del Libro, con tutte le precauzioni possibili ovviamente, tornare a sentire di persona degli eventi che possono aprirti mente e occhi, beh è qualcosa di indescrivibile o quasi. Non starà qui a banalizzare tipo “non bastano le parole per descrivere…” qui abbiamo l’inverso, perché già il solo entrare di nuovo al Salone porta a emozioni diverse; preoccupazioni certo su come verrà gestita l’affluenza, i controlli per il Covid, ma anche l’emozione di rientrare in contatto con qualcosa che è mancato per troppo tempo.

Francesco e Isabella al SalTo21

Vedete, per chi è curioso, per chi è sempre alla ricerca di qualcosa di nuovo, entrare e vedere tanti stand pieni di libri e altro, non può che fare piacere; arriveremo ai punti positivi e anche a quelli negativi del Salone, ma lasciatemi concludere questa introduzione, così sconclusionata ma che viene dall’animo di un lettore. Non c’è emozione più grande che vedere editori e scrittori che si prodigano per ogni cliente e appassionato; ovvio, si è lì per vendere, e ripagarsi forse, anche il viaggio e il costo dello stand, e si spera di andare in qualche modo in attivo. Non neghiamo il lato effimero eppur sempre presente del denaro, ma quei volti, quelle parole, di chi ci mette l’animo e la passione per quello che fa, per ciò che si è creato, possono solo accendere e riscaldare il fuoco per il libro, che sia saggio o romanzo, che siano poesie o fumetti, è lui, il libro il grande protagonista, oltre i sentimenti e le emozioni che si hanno nel tornare a fare un SalTo al Lingotto di Torino, e ancor di più se si è potuto condividere tutto ciò con vecce nuovi amici che hanno seguito un temerario che ha girato per due giorni senza fermarsi mai guardando e annusando ogni cosa di quel luogo.

Detto ciò, passiamo oltre.

Molti punti a favore di questa fiera, di varia natura e a vari livelli: di certo è da promuovere la gestione dell’evento, dal servizio di controllo che gestiva l’ingresso nella fiera o nelle sale dove avvenivano gli eventi, passando per chi dava informazioni, e poi da chi controllava le restrizioni dovute dal Covid. Bene gli spazi che sono stati usati: il Salone del Libro ha avuto un’area di contenimento enorme e in questo modo, seppur gli stand erano tanti, non si è percepito il senso di stare stretti, c’era sempre spazio attorno a te, e anche se la gente era tanta solo nei momenti di picco si è percepito l’affollamento; lo spazio esterno tra una parte dei padiglioni e l’ultimo, ottimo per riprendere fiato, riposarsi e mangiare, per poi ripartire; insomma, un ottimo lavoro.

Francesco allo stand di DZ Edizioni in compagnia dell’autore Daniele Viaroli

Gli eventi che sono stati proposti erano molto interessanti: ho potuto vederne un paio e mi sono piaciuti, mentre di altri di cui ho sentito parlare ho capito che sono stati sempre qualcosa da non perdere (chi più chi meno ovviamente). Buono anche il fatto che le sale dove si tenevano gran parte degli eventi fossero in qualche modo luoghi insonorizzati, in tal modo anche se erano vicino agli stand non procuravano più di tanto problemi uditivi; da migliorare le tempistiche degli orari. Più di una volta ho visto eventi partire in ritardo per ritardi precedenti, e temo che ciò sia avvenuto principalmente per i collegamenti di ospiti via web…si abbiamo oggettivamente ancora problemi con la tecnologia. In toto grandi soddisfazioni nel vedere tanti eventi anche fatti da case editrici o da organizzazioni di vario genere tra cui AIB che è sempre stata presente per tutta la fiera proponendo interventi di vario genere sul tema biblioteche.

E poi…e poi gli stand; ho già detto quanto sia stato il tutto emozionante, ma vi prego di lasciarmi ripetere, quanto si vedeva la passione di chi ha messo tutto l’impegno del mondo per il proprio lavoro. Sempre bello vedere editori e autori che promuovono i loro libri, sempre bello fermarsi e ascoltare; non si può comprare tutto, ma credo che siano loro i primi ad avere piacere nel parlare delle loro opere. Molti stand avevano gadget di vario genere: penne, matite, segnalibri e via dicendo; altri si sono ingeniati per attirare nuovi lettori e in fin dei conti funziona sempre abbastanza bene la cosa; trovo che alcune volte si è un po’ invadenti e questo rischia di allontanare i più timidi, ma tentare si deve in qualche modo. E poi non parliamo dell’estetica di certi punti della fiera; sempre la torre dei libri sì, ma la mongolfiera per gli audiolibri è stata fantastica come idea! Totalmente da promuovere! E per molti altri stand ho visto delle personalizzazioni per attirare i visitatori in qualche modo. La creatività in questi casi può pagare.

Francesco e Isabella sulla mongolfiera di Audible

Se da una parte abbiamo queste cose positive, abbiamo anche delle perplessità: riguardo all’ultimo punto, non tutti gli stand di case editrici erano propositivi; questo lo notai già all’ultimo evento di Più Libri Più Liberi di Roma e continuo a trovare deleteria per gli stessi standisti: si nota una certa passività di chi è presente a pubblicizzare qualcosa di proprio, spesso non trovandoci nemmeno i diretti interessati alla casa editrice, ma persone pagate per vigilare sui libri. Vero, non è obbligatorio essere tutti uguali, e di certo dopo alcuni giorni di fiera la stanchezza rende più passivi e lenti nel comportamento, ma per questo si possono ipotizzare cambi e turnazioni di presenza, ma ripeto  solo una perplessità personale su come pubblicizzarsi.

Se ho detto cose buone della gestione del SalTo, devo però indicare qualcosa che tocca però TUTTE le fiere a cui partecipo o quasi: il cibo. Quando si arriva al momento del pranzo ci si ritrova sempre davanti a una gestione che mai mi convincerà: prezzi alti per cibo mediocre, con una gestione di file e di tavoli molto minimale se non quasi nulla. Si potrebbe pensare in Italia di migliorare questa cosa? Creare degli spazi reali per il pranzo organizzando singoli grossi stand gestiti da alcuni fast food o punti ristorazione, con conseguente gestione da parte di questi ultimi di tavoli e pulizia? E soprattutto gestendo dei prezzi accettabili per poter mangiare qualcosa dopo una lunga giornata in fiera? Queste sono domande che mi faccio da quando frequento fiere e non trovo mai una risposta accettabile, a parte rari casi.

Non penso dimenticherò facilmente questa fiera, questi giorni, tutto quello che ha significato ed è stato per me, e credo che lo stesso valga per tutti coloro che hanno vissuto questa esperienza. Posso solo aggiungere grazie a chi ha reso questo evento magnifico, grazie a coloro che sono stati agli stand e hanno sopportato ogni visitatore.

Grazie per questo nuovo SalTo.

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