a cura di Francesco Bignardelli
Salve a tutti lettori e bentrovati a questa nuova recensione.
Oggi vi parlo di qualcosa di cui non so nulla; esco totalmente dalla mia comfort zone (come si dice ora) e vi parlo di poesia: un tema di cui non ho mai studiato, mai compreso appieno e che non rientra nelle mie letture solite.
Sarà per me complicato scriverne, farò un sacco di errori temo, ma nonostante ciò, sono qui per presentarvi “Natura la più dolce delle madri”, edito dalla Lit Edizioni s.a.s. con poesie di Emily Dickinson, a cura di Silvio Raffo.
La recensione che andrò qui a proporvi sarà diversa dal solito: non posso indicare come sempre i punti positivi e i punti negativi; come già detto, siamo fuori dalla mia area di pertinenza quindi, sarebbe per me ipocrita criticare delle poesie senza averne una sufficiente preparazione e poi, fin da quando ho iniziato a sfogliare questa raccolta di poesie, ho iniziato a pensare a come parlare di ciò che ho provato nella lettura e in questo caso i punti mi stavano un po’ stretti.
Intanto partiamo dalle origini: questo è l’ultimo dei libri acquistato al Salone del Libro l’anno addietro che recensisco e questa raccolta è, anche, l’ultimo libro che ho comprato in fiera.
Come detto prima, non avendo una esperienza in fatto di letture di poesie, in questo caso come per altri sono stato attratto dalla copertina e da come mi fu venduto il libro, con dedica aggiunta di chi l’ha curato. Avevo davanti una sfida: dopo tanti anni leggere di nuovo delle poesie, prendendo qualcosa di una poetessa che quantomeno avevo già sentito nominare e conoscevo di fama.
La parte più complicata per me, come lettore poco avvezzo alla poesia, era appunto iniziarne la lettura: quello che in questa raccolta aiuta tanto è la persona che ha selezionato le poesie di Dickinson, le ha organizzate e tradotte, ma soprattutto ha scritto una prefazione nemmeno tanto lunga (15 pagine circa) che aiuta tantissimo il lettore a prepararsi nell’immersione della lettura delle poesie.
Se ho capito qualcosa della lettura delle opere di Dickinson lo devo soprattutto a una introduzione che spiega dove lo stesso curatore della raccolta, Silvio Raffo, vuole portare il lettore: della scelta di talune poesie o di altre, e di come sono raccolte pagina per pagina; la traduzione in italiano delle poesie ben curata, aiuta la lettura il testo a fronte con le poesie in inglese e in italiano.
La lettura delle poesie è un altro paio di maniche: alcune le ho comprese più di altre, talvolta ho dovuto rileggere delle parti e altre ancora le ho tristemente saltate per una certa perplessità, basata però sulla mia personale ignoranza del tema.
La lettura doppia prima in inglese e poi in italiano mi ha aiutato tantissimo, e consiglio vivamente per chi volesse addentrarsi in tali letture di usare un dizionario monolingue inglese: questo non perché la traduzione sia sbagliata, ma perché certe poesie meritano di essere lette in originale, tanto più che non è Inglese puro poiché Emily Dickinson è statunitense e ha vissuto nella seconda metà dell’ottocento, e un certo slang leggermente si sente nella lettura (l’inglese/americano ha sempre delle diversità nella scrittura e nel parlato) quindi certe cose possono non essere tradotte perfettamente, rischiando di perdere un minimo dell’originalità della poetessa.
In conclusione: consiglio la lettura di questa raccolta quale una sorta di punto di inizio o di ritorno per chi, come me, poco è nell’argomento, ma anche per chi è più esperto e già ha letto altre poesie di Dickinson. Qui potreste scoprire qualcosa di nuovo e qualcosa di diverso, perché una cosa so: ogni volta che si legge una poesia, si trova sempre qualcosa di nuovo su cui riflettere e, forse, anzi sicuramente, serve a noi tutti ricordare com’è dolce la natura e come l’uomo lo dimentica e la trascura non ricordando quanto ella sia splendente ai nostri occhi.
Il regno della Natura è per Emily Dickinson lo scenario teatrale che l’Invisibile ha scelto per celarsi e a tratti rivelarsi, in modo sibillino e insieme imperativo, tramite quelli che la poetessa chiama i «Bollettini dell’Immortalità». Dunque Dickinson altro non è che un radar, o meglio una creatura in grado di dare forma poetica ai messaggi che le provengono con «toccante maestà» dalla «più dolce delle Madri» e vengono affidati da Emily a «mani che non vede» nell’assoluta certezza che saranno raccolti e diffusi; questi segreti messaggi, che hanno attraversato nella loro intatta bellezza la storia della poesia, sono stati selezionati, raccolti e tradotti dal poeta Silvio Raffo, che li accompagna con una sua ricca introduzione.