a cura di Isabella Cavallari
Amici Lettori,
nel bel mezzo delle Feste Natalizie vi proponiamo la recensione di un romanzo sì da chiudere col botto il blogtour ad esso dedicato: parleremo insieme a voi di uno degli ultimi nati in casa NPS Edizioni che mi ha tenuto compagnia in questi giorni, rendendo le Feste meno terribili rispetto alle previsioni.
Bando alle ciance, vi lascio con piacere le mie impressioni. Buona lettura!
Il romanzo si apre con quella che vuole essere una sorta di intervista: dama Flora dell’Agnello, elegante e chiacchierata signora a capo di una rivista locale, riesce ad ottenere un appuntamento con una persona molto in vista nella società pisana.
Avviene dunque l’incontro con Sua Eccellenza Debrena Mori, il Primo Siniscalco dell’Ufficio Indagini Speciali dei Moschettieri del Re, meglio nota come la “Signora che vede i morti”: una donna cieca, vittima di un drammatico incidente di gioventù, che però riceve in cambio il dono di vedere… i morti.
L’intervista inizia raccontando come sia avvenuta la perdita della vista, ma poi il narrare si fa più affascinante coinvolgendo Gambacorti e Gentilini, Moschettiere del Re il primo e Mago Giudiziario il secondo, due personaggi che, nella Lunigiana del 1636, si trovano ad indagare su una serie di suicidi che sembrano aver qualcosa in comune.
Che cosa hanno a che fare con Debrena? Apparentemente niente, ma caso vuole che proprio in presenza del colonnello e dell’incantatore, chiamati appunto per risolvere circa i suicidi insoliti, la fanciulla manifesta per la prima volta il suo potere sovrannaturale e grazie a loro inizierà ad imparare ad usarlo.
Riusciranno, unendo le forze, a fare luce laddove l’intrigo è maggiormente fitto ed oscuro?
Per scoprirlo non vi resta che lasciarvi abbracciare delle pagine del romanzo LA SIGNORA CHE VEDE I MORTI, ambientato in una Pisa del seicento ucronica, nel mondo fantastico realizzato da Marco Bertoli che ha stravolto gli eventi storici dando per inteso sia stata proprio Pisa a vincere la famosa battaglia della Meloria: il Reame Pisano, che coinvolge la Lunigiana sin verso le valli della Magra, salendo verso Pontremoli – territori a me cari, dato che da anni mi stanno amichevolmente ospitando – è messo in sicurezza dai Moschettieri del Re che collaborano con ispettori giudiziari dotati di conoscenza alchemiche, magiche e molto altro.
I Personaggi – ne abbiamo citati alcuni, volutamente omettendo gli altri che fanno parte della storia – sono caratterizzati e molto bene assortiti: il lettore sarà in grado di cogliere sfumature, abilità intellettuali e d’azione mano a mano che gli eventi si susseguono.
La cura del territorio è molto apprezzabile, poiché è possibile viaggiare in una Lunigiana dell’epoca immaginando la bellezza dei luoghi, della natura, riconoscendo e apprezzando le potenze del tempo e riconoscendo posti – soprattutto per chi li bazzica – che esistono ancora ora e che nel tempo sono, chiaramente, cambiati. Molto bello il richiamo gastronomico e tradizionale, che rende il tutto molto più veritiero.
Particolare attenzione viene rivolta al testo e alla scelta lessicale: siamo in un mondo storicamente antico, tutt’altro che moderno. Ebbene: sin dalle prime pagine saliamo su una sorta di ‘macchina del tempo’ e facciamo un viaggio indietro. L’intera storia viene raccontata, sia nella parte narrata che nei dialoghi, con un tipo di linguaggio ricercato, curato, particolare e talvolta lontano da quello dei giorni nostri. Ne deduco un grandissimo impegno, un’immensa ricerca, una straordinaria cultura da parte di chi ha costruito questa storia dall’inizio alla fine, lasciando che la Storia non sia solo da sfondo agli eventi, ma sia parte integrante degli eventi stessi, rendendo il tutto concreto, vivo, dannatamente realistico.
La parte investigativa – giacché la trama abbraccia il genere thriller/giallo – è attentamente ben strutturata, permettendo al lettore di raccogliere gli indizi, fare le proprie deduzioni seguendo il corso degli eventi proposti dall’autore, potendo arrivare alla fine insieme agli investigatori.
Un romanzo coinvolgente, ben strutturato, capace di rapire il lettore per alcune ore e deliziarlo con una miriade di ingredienti che, amalgamati in questo modo, rendono il libro molto accattivante.
Reame Pisano, anno 1636.
Manfredi Gambacorti, colonnello dei Reali Moschettieri, e il suo fido aiutante, il mago giudiziario Franco Gentilini, giungono a Villafranca in Lunigiana, per indagare su misteriosi suicidi che scuotono il regno di Banduccio III della Gherardesca, discendente del celebre Conte Ugolino che guidò i pisani nella vittoriosa Battaglia della Meloria. Tra intrighi e nuovi misfatti, si imbatteranno in una ragazza del popolo che sta scoprendo i suoi incredibili poteri.