Siamo Scrittori in cerca di Lettori

a cura di Isabella Cavallari

Amici del Bosco,

le ferie sono finite!! E noi si ricomincia alla grande con un botto di cose da fare ^^’

Prima però di dare spazio a tutte le nostre splendide attività ci tenevo a fare un commento circa uno spaccato di editoria che mi sta particolarmente a cuore: le fiere.

Prima di parteciparvi come espositore insieme al team di Nati per Scrivere ci sono sempre andata – ovviamente per argomenti che mi interessavano – come visitatore.

Attualmente ne frequento meno: sopporto poco la gente che parla tutta insieme, non amo le resse, odio i passeggini che ti passano sulle caviglie, tollero poco chi si ferma a parlare nel mezzo della corsia… e potrei andare avanti ancora.

Quelle dedicate ai libri, però, le visito molto. Anche quando non ci vado come espositore.

Ogni espositore ha il proprio metodo per attirare i lettori allo stand: c’è chi propone dei gadget, chi cerca l’engagment con la tipica frase “cosa ti piace leggere?”, piuttosto che “qual è l’ultimo libro che hai letto?”.

Alcuni fanno le promozioni speciali, altri le prevendite e si viene in fiera a ritirare il sacchettino con tutto già prenotato… e poi ci sono loro: quelli che non solo invadono lo spazio dei vicini, perché si mettono davanti al proprio stand e cercano di intercettare CHIUNQUE appartenga al flusso, MA chiamano le persone che sono ferme – o ci stanno andando – agli stand vicini.

Siamo alla fiera tutti per lo stesso scopo: far conoscere i nostri lavori, vendere per ripagare ALMENO le spese sostenute e investire per poter produrre dell’altro. Invece si trovano spesso, ahimè, personaggi di dubbio gusto: capaci di trasformare un evento carino in una sorta di mercato. Dove l’importante è vendere. La qualunque. In qualsiasi modo. Addirittura proponendo all’avventore due romanzi contemporaneamente… dove si sentono frasi tipo “Vede, io ho scritto questi dieci romanzi ma questo è il più bello di tutti” piuttosto che “Noi siamo Scrittori in cerca di Lettori…” perché, tutti gli altri stand presenti ad una fiera del libro che fanno? Vendono gelati?

Rimango basita da questi atteggiamenti; da questo modo aggressivo di sbaragliare la concorrenza. Dove bisogna vendere a tutti i costi, anche rubando gli acquirenti agli altri. Perché diventa così. La gente forse non ci fa caso e non ci pensa, ma gli altri allestitori che assistono a queste scene non rosicano per la vendita mancata, ma rimangono infastiditi perché quei modi non attirano nuovi lettori, ma solo compratori di qualcosa che – per il venditore – è importante per fare cassa e nient’altro.

Un progetto va curato, dall’inizio alla fine. E la competizione va bene finché è sana.. dopo diventa veramente qualcosa di insignificante, disonesto e davvero poco elegante.


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