a cura di Francesco Bignardelli
Salve a tutti lettori e bentrovati in questa nuova recensione,
oggi parliamo del romanzo DIECI MOTIVI PER UCCIDERE, il libro di Raffaele Malavasi edito dalla Newton Compton: un romanzo investigativo, che riprende una storia iniziata anni addietro; una strada segnata dal sangue delle vittime e degli investigatori che devono combattere contro il tempo e contro la follia della furia omicida.
Scopriamolo insieme.
L’intrigo dei delitti è ciò che tiene in piedi tutta la storia: il caso è pieno di momenti crudi e di enigmi su quello che sta avvenendo vittima dopo vittima; in certi momenti ci si può perdere con il ragionamento, ma è bravo lo scrittore a riprendere l’attenzione e l’interesse di chi legge.
Capitolo dopo capitolo la storia diventa sempre più scura, andando a toccare trame quasi noir. Il finale lascia anche un tocco di dubbio e mistero insinuando il dubbio ai lettori stessi.
I personaggi della storia sono ben caratterizzati, con i loro pregi e i loro difetti; le storie dei protagonisti si intrecciano anche toccando tematiche sentimentali; la caratterizzazione ovviamente non è completa, ma l’autore lascia delle sfumature ben nitide, che rendono riconoscibili i personaggi ai lettori del libro.
Ogni persona ha la sua traccia di storia da unire a quella degli altri dando ancora più forma al giallo e alla sua evoluzione.
Sfortunatamente, l’andamento della lettura poco prima della metà del libro si arena: sembra infatti che il caso scompaia per alcune pagine, sembra che il caso cambi totalmente prospettiva e il lettore, o capisce su cosa la storia sta andando a parare (perché effettivamente la storia vuole andare a parare su una cosa precisa) o per
alcune pagine la lettura diventi molto lenta e stantia.
Il peggio è che verso la fine in un paio di pagine si percepisce lo stesso “rischio” ma fortunatamente l’autore riprende subito il giusto ritmo.
Credo che il romanzo DIECI MOTIVI PER UCCIDERE sia una buona lettura, con alti e bassi, con alcuni problemi a metà della storia, ma sinceramente completa alla fin fine.
La storia prende, il panorama che incorniciava la storia è giusta per accompagnare il tipo di trama, c’è la giusta durezza e violenza per il genere e, infine, il finale lascia con un po’ di dubbio su certe cose rendendoci però soddisfatti di quello che si è letto.
A Masone, paesino nei dintorni di Genova, viene ritrovato il cadavere di una giovane donna, abbandonato in una posa scenografica. Il corpo presenta tre ferite da arma da taglio, nonché un bicchiere da birra conficcato nel ventre. A Gabriele Manzi e alla sua squadra questi dettagli non suonano affatto nuovi: sono i segni distintivi degli omicidi di Vittorio Bianchi, il Mostro del Nord Ovest arrestato tre anni prima. Che si tratti di un emulatore? Nel mentre, l’ex poliziotto Goffredo Spada continua a indagare sulla morte della moglie Anna, uccisa due anni prima da Alessio Bianchi, fratello di Vittorio. Un’indagine che lo conduce sempre più vicino all’assessore regionale Castello. Quale legame unisce il politico ai due fratelli Bianchi? Dopo il ritrovamento di un secondo cadavere, le strade di Manzi e di Spada dovranno incrociarsi ancora una volta, perché scoprire la verità dietro la morte di Anna potrebbe anche essere la chiave per fermare questa nuova scia di omicidi…