Amici del Bosco, buon lunedì!!
Come annunciato la scorsa settimana, questo è l’appuntamento settimanale con la nostra rubrica a quattro mani L’Attimo nel Bosco in collaborazione con Anna de L’Acquerello di Un Attimo 🙂
Sabato pomeriggio Anna mi ha mandato una parte di materiale su cui potermi allacciare…
Anche perché studieremo la rubrica insieme, volta per volta, quindi tutto si plasmerà insieme a voi lettori mano a mano che le idee prenderanno forma.. Dicevo, sabato pomeriggio Anna mi invia il materiale. Io Sabato pomeriggio – lo ammetto, senza vergogna U_U – ho cercato di riposare.
Dico ho cercato perché il risultato è stato epico.. vabbè!
Motivo per cui forse è meglio dedicarsi a qualcosa di più costruttivo e stimolante.. come cercare il necessario per poter rispondere a quanto lanciato dalla mia cara compagna di ventura..
Devo riconoscere che Anna ha scelto un tema un po’ particolare: accostare qualcosa ad un argomento simile davvero non è semplice.. eh, ma noi non andiamo per gradi, partiamo subito in quarta! Eheheh 🙂
Cerchiamo di dare un senso a tutto questo mio straparlare… Anna mi ha chiesto di accostare qualcosa al suo Black Dog. Un nome un programma. Eh, certo..
In verità è il nome di un cocktail, molto particolare..
Inizialmente riflettevo sia sull’argomento del suo romanzo, sia sul cocktail dal nome particolare e dall’effetto.. esplosivo! Ma devo riconoscere che il criceto nella ruota del mio cervello, nonostante fosse di corsa, ad un certo punto si è messo ad annaspare.. si.. devastato all’idea di cercare qualcosa senza però riuscire ad uscirne fuori. Ecco. Allora ho giocato con le parole: amo molto quei programmi come l’Eredità, Reazione a Catena e simili, dove si gioca con i significati, i sinonimi, le parole e via dicendo.. Black Dog = Nero Cane.
Un libro che lessi in gioventù e con il Cane protagonista è
Abbaiare Stanca
di Daniel Pennac
«Innanzitutto quando si è un randagio, non si fanno tante storie!»
È la Spepa che squittisce. Ha una voce terribilmente acuta. Le parole rimbalzano contro i muri, il soffitto e il pavimento della cucina. Si mescolano al tintinnio delle stoviglie. Troppo rumore. Il Cane non ci capisce un’acca. Si limita ad appiattire le orecchie aspettando che passi. E poi ne ha sentite di peggiori. Che gli dia del randagio non lo tocca poi tanto. Sì, è stato un randagio, e allora? Non se n’è mai vergognato. Le cose stanno così. Ma santo cielo, com’è acuta la voce della Spepa. E quanto parla! Se non avesse bisogno delle quattro zampe per reggersi dignitosamente in piedi, il Cane si tapperebbe le orecchie con le zampe davanti. Ma si è sempre rifiutato di scimmiottare gli uomini.
Il romanzo, che appartiene alla letteratura per i ragazzi dai dieci anni in su ma che è perfettamente leggibile anche dagli adulti, racconta ogni cosa dal punto di vista canino: sì, è l’amico a quattro zampe che scrive il libro, e che quindi racconta ogni cosa come se stesse tenendo un diario, specificando i comportamenti degli umani, criticandone le abitudini e aprendo quel suo cuore di peloso sino a comunicare quanto ama un animale che con noi condivide gran parte del tempo.
«È Il Cane! Non vuole mangiare la zuppa». «Non è il caso di fare tanto chiasso. Chiudilo in cucina. Prima o poi la mangerà, la zuppa». I piedi giganteschi girano su se stessi e il Muschioso lascia la stanza brontolando: «Mi da sui nervi, `sto bastardo…». «Bastardo» è un’altra parola per dire cane. Ce ne sono molte altre, non molto più gentili: «botole», «randagio», «cagnaccio», ecc. Il Cane le conosce tutte, ma è un pezzo che non ci fa più caso. «Hai sentito? In cucina! Tutta la notte! Finché non te la sarai ingollata, la tua zuppa!» Buona, questa! Come se Il Cane avesse mai avuto il diritto di dormire altrove! Come se gli avessero mai permesso di passare la notte sulla moquette del salotto, calda e riccioluta come una pecora, o sulla poltrona dell’ingresso, che ha quell’antico profumo di vacca, o sul letto di Mela… Il pavimento gelido della cucina, grazie tante, lo conosce. Niente di nuovo. Tip-tap, tip-tap, la Spepa lascia la stanza sui suoi tacchi (puntuti come le sue parole) e clac! la porta si richiude. Silenzio. Il lungo silenzio della notte.
Il romanzo di Daniel Pennac è molto piacevole sia per chi ha un animale domestico – che poi certi passaggi valgono sia per il cane che per il gatto ^^ – sia per chi non ce l’ha: credo infatti che la sensibilità dell’umano non sia strettamente connessa alla condivisione dell’esistenza con un peloso. Nel senso che ritengo sia possibile amare gli animali anche senza averli a casa propria.
Ci possono essere molte motivazioni e necessità che talvolta negano ad un peloso di trovare famiglia, altre volte semplicemente la famiglia non è adatta a venir adottata dall’animale. Certo. Perchè noi crediamo di addottare loro, invece sono loro che adottano noi..
Vivere insieme ad un animaletto non è male, sia per l’adulto che per il ragazzo: leggendo questo romanzo, però, si possono scoprire cose che, forse, non pensiamo mai.. e talvolta è importante aprire gl’occhi, per poter condividere il meglio insieme ai nostri amici pelosi! 🙂
Ho decisamente stravolto l’idea iniziale, e totalmente cambiato l’argomento che Anna mi aveva lanciato.. questo perché lo scopo della rubrica è lasciarci guidare da quello che sentiamo, sia come lettrici che come persone: la sensibilità ci appartiene, così come tutta una serie di valori e attenzioni che in questi incontri avremo modo di tirare fuori. 🙂
Credo sia tutto per oggi. Un abbraccio e a presto!!
bellissimo, sono la prima fan 😀 Mi è piaciuto un sacco questo stravolgimento… Che tra l'altro, con le emozioni del cane, ha arricchito la mia idea esplosiva di sentimenti.. Grande Isa! 😀
Ma che rubrica super avete ideato! Brave ragazze!