“Trabastia” di Beppe Mecconi (Recensione)

Ciao amici del Bosco, eccomi a proporvi un’altra interessante lettura. Ormai l’inverno incombe, le giornate piovose ci costringono al divano e dunque mettete sul fuoco un bollitore ed iniziate un buon libro.

Questa settimana vi presento “Trabastia” cent’anni di gente comune, il romanzo dello spezzino Beppe Mecconi – edito da GammaRò.

Il nuovo secolo era iniziato da due mesi e sei giorni quando Amerigo Dimare, di anni ventuno, giunse a Trabastia”



Beppe Mecconi

“Trabastia”

cent’anni di gente comune

GammaRò Edizioni


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Vorrei riuscire a ricordare per lei tutte le cose che ho ascoltato, quelle che mi hanno raccontato, quelle che ho vissuto, e le voci, le vite fermate nelle lettere, nei diari, nei fogli che trovato sul fondo dei cassetti. Vorrei che sapesse le strade che abbiamo percorso per arrivare fino a lei.



LA MIA OPINIONE

Un romanzo molto elegante, che racconta le vicende di due famiglie: i Dimare (diventati poi Dimadre per un errore dell’impiegato dell’anagrafe) e i Della Rocca. Vicende raccontate in cento anni di storia, dall’inizio del 1900 quando Amerigo arriva a Trabastia (nome inventato per il borgo di San Terenzo nella provincia della Spezia), fino al Natale del 2000, con nonna Mina che ha appena sepolto la nuova e decide di lasciare le sue memorie alla nipote Zoe, per raccontarle appunto quante strade sono state percorse per arrivare fino a lei. 

Un romanzo che intreccia le vicende di queste famiglie con la storia di un golfo, quello della Spezia appunto, dalla costruzione dell’arsenale e del porto, ai movimenti artistici futuristi, alla guerra e alla ricostruzione.

Perchè mi è piaciuto e perchè ve lo consiglio?

E’ un romanzo universale: le famiglie descritte potrebbero essere le nostre e le vostre cari amici, i fatti narrati sono comuni a tutti noi. Proprio per questo, mentre sfogliamo le pagine, ci sembra di essere parte di quelle vicende e la nonna Mina ci ricorda un po’ la nostra.

Nel suo svolgersi è un romanzo felliniano, con moltissimi personaggi a contorno, ma tutti talmente dettagliati da diventare indispensabili alla trama. Particolarmente belle le figure della maestra Celide Bedeschi, o Arfò il descordà.

E’ infine un romanzo che si svolge come fosse un dipinto, le parole sono pennellate di colore e se chiudi gli occhi vedi le immagini che ti scorrono davanti.

Assolutamente da non perdere.

Alla prossima

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