Ben trovati Lettori Erranti, questi giorni di forte pioggia
e freddo gelido sono stati accompagnati da una lettura molto particolare ed
inconsueta per me… Sto parlando del nuovissimo romanzo diIvano Barbiero, dal
titolo “Torino, il guardiano dei cavalieri”, ed edito dai Fratelli Frilli.
Venite con me in questo viaggio in una Torino misteriosa e
nevosa, macchiata dal sangue di numerosi omicidi.
Sul finire degli anni Sessanta una nevicata eccezionale si
abbatte su Torino per cinque giorni, ora nascondendo ora evidenziando le tracce
di una serie di personaggi: dietro l’apparente normalità delle loro vite, che
si intersecano in una rete di relazioni ed eventi, si nascondono vittime e
carnefici. Tutto ha inizio quando Stella riceve l’incarico di uccidere, al suo
arrivo a Porta Nuova, un professore di lettere appassionato di scienze occulte.
Qualcosa però va subito storto e le vittime diventano due… Ma non solo: Stella
diviene a sua volta il bersaglio di un killer, un uomo solitario e anaffettivo
che uccide per sentirsi vivo. In quella stessa notte qualcun altro morirà in
circostanze strane e, alle prime luci dell’alba, in un prato attiguo al
Cimitero Monumentale verranno rinvenute, sepolte dalle neve, cinque piccole
bare bianche disposte a formare un macabro pentagono. Il commissario Aldo
Piacentini, “mammone” e con il vizio di ripetere mentalmente i sinonimi delle
parole pronunciate dagli altri, si mette al lavoro con la sua squadra per
cercare di dipanare la matassa: il ritrovamento di una strana statuetta
raffigurante un monaco sarà determinante per risalire al movente di una parte
delle morti. Ma questo frate esiste realmente? Nei sotterranei del manicomio di
Collegno – particolarmente affollati nella notte risolutiva – si svelerà
l’identità del Guardiano dei Cavalieri. Elisa e Gianna, due donne a dir poco
particolari, saranno determinanti nell’aiutare Stella a capire chi lo voleva
uccidere e per quale motivo, mentre Piacentini – turbato da una conoscenza
femminile – crederà di aver portato a termine l’indagine. Un noir insieme
d’azione serrata e riflessione su verità scomode, che trascina il lettore sul
manto bianco sporco che copre una città cupa e malinconica.
LA MIA OPINIONE
Ho iniziato questo libro con una sorta di “paura” mista a
curiosità… Paura perché il noir è un genere che apprezzo molto nei film, ma che
di solito non attira il mio interesse se si tratta di libri. Nonostante ciò mi
sono lasciata prendere dalla curiosità, poiché Torino è considerata una delle
città più misteriose e intrise di esoterismo d’Italia.
La copertina salta subito all’occhio, l’immagine può
apparire un po’ confusionaria, ma racchiude abbastanza bene il cuore della
trama, una Torino alla fine degli anni ‘60 innevata, con la stazione
ferroviaria macchiata di rosso sangue.
Ed è proprio così che inizia il nostro romanzo.
Stella ha una missione, assassinare un uomo che sta per
scendere dal treno, non sa perché deve farlo, ma questo non gli importa. Il suo
lavoro non è quello di fare domande, ma è quello di uccidere le persone che gli
vengono “commissionate”. Si trova nella stazione di Porta Nuova, attende il
segnale e spara, ma qualcosa va storto e
colpisce la persona sbagliata. Pochi secondi per riprendere la mira e fa fuori
anche il suo vero obiettivo. Subito dopo, però, si accorge che anche lui è
diventato un bersaglio. Qualcuno lo insegue e lo vuole chiaramente morto…
Molti personaggi entrano fin da subito in scena, rendendo la
lettura più intricata ed appassionante, mentre i dialoghi soprattutto
all’inizio rimangono quasi in secondo piano, essendo sporadici e abbastanza
brevi.
In quella stessa notte c’è anche un altro omicidio e il
ritrovamento, vicino il Cimitero Monumentale, di alcune piccole bare
posizionate a formare un pentagono, dentro una di esse c’è una strana statuetta
di un monaco, questo oggetto sarà la “torcia” che guiderà il commissario Aldo
Piacentini verso la risoluzione di una parte dei misteriosi omicidi avvenuti in
poco tempo.
Altri due personaggi, Elisa e Gianna, entrando in scena,
saranno molto importanti nella risoluzione di quegli oscuri intrighi, e per
Stella, che scoprirà molto più di quanto egli volesse sapere, non solo su cosa
sta accadendo a Torino, ma anche a capire qualcosa di se stesso.
La scrittura è fluida ed accattivante, i personaggi non sono
del tutto delineati, ed essendo molti, a volte ho fatto fatica a focalizzare i
nomi con il personaggio stesso (ma questo è un problema che, a volte, ho anche
nella realtà).
Il libro viene diviso in capitoli brevi e la trama del
romanzo si intreccia molto bene tra i luoghi e fatti storici citati.
In una città dove è sempre più difficile seguire le tracce
che la neve continua a coprire, ci troveremo a conoscere il guardiano dei
cavalieri, personaggio che vive nei sotterranei del manicomio di Collegno. Proprio
su quest’ultimo edificio l’autore ci lascia una lunga nota a fine romanzo, concludendo con le magnifiche parole di Alda Merini: “Ero matta in mezzo ai
matti. Sono nate lì le mie più belle amicizie. I dementi li ho incontrati dopo,
quando sono uscita.”
In realtà sarebbero 3 gufi e mezzo, romanzo non
eccessivamente lungo, lettura scorrevole e piacevole grazie anche ai continui
intrecci e le entrate in scena di nuovi personaggi. Un mix interessante tra
mistero e suspense.