“Il Settimo Bicchiere” di Dario Pezzotti

a cura di Francesco Bignardelli

Salve a tutti lettori e ben ritrovati.

Oggi, rispetto al solito, portiamo una storia breve scritta da Dario Pezzotti pubblicato con Edizioni Open, ovvero “Il Settimo bicchiere – Eterno oblio”.

Buona lettura!


Dovendo parlare di una storia breve ho preferito non dividere la recensione come faccio solitamente, scegliendo quindi di concentrare tutto in un’unica parte.

Inizio con una domanda: cosa abbiamo di fronte? Una storia molto cupa, molto densa, dove avvengono molte cose in poche pagine, ma senza essere troppo pesante.

Quella che il lettore legge è una storia che va a scavare nel dolore e nella perdita e nella conseguente scelta di non voler ricordare quel qualcosa che ti ha distrutto dentro…e quindi bevi.

La storia, seppur in poche pagine, vuole sembrare molto introspettiva: si raccontano degli eventi, si finisce in un circolo vizioso che si può ben comprendere a cosa porterà, ma sembra voler dare non solo alcuni punti di riflessione, ma vari punti di vista della storia stessa.

Può essere letta con un occhio più materiale pensando solamente a quello che ci viene proposto, oppure vedere tutto il racconto da un punto di vista più metafisico e psicologico, come se tutto ciò che avviene nella storia alla protagonista non sia qualcosa che avviene “realmente”, ma solo una metafora di una vita triste e che ha preso una via sfortunata.

Di certo posso dire che nelle prime pagine non mi sono piaciute molto alcune parti più volgari sia negli avvenimenti che nelle parole usate dallo scrittore, pur consapevole che servivano a far comprendere ancor di più l’atmosfera e il luogo nel quale si muovono gli eventi; un mondo sporco e rovinato è ciò che circonda la protagonista, che si ritrova talvolta in una realtà concreta, per poi invece ritrovarsi quasi in un sogno…pardon, incubo onirico.

Non è una lettura leggera, anche se dura poche pagine: in alcuni momenti, per il tema toccato, è un pugno allo stomaco e certi avvenimenti non sono per nulla leggeri.

Non lascia scampo in questo nemmeno il finale, che devo dire nelle ultime pagine mi ha lasciato in una prima lettura molto disorientato, come se questo misto tra realtà e non realtà, che sembra essere percepita in tutta la storia, abbia alla fine non fatto bene capire in cosa si stesse finendo forse…

In poche pagine abbiamo una descrizione minima dei personaggi in gioco, soprattutto descrizioni fisiche adatte a far immaginare qualcosa ai lettori, ma non tutto; eppure bastano, secondo me, veramente poche righe per avere di fronte a noi dei personaggi con delle caratteristiche adatte a farci comprendere bene la tensione e la durezza di quel mondo attorno a cui gira questa storia.

Che altro posso aggiungere? Una lettura che consiglio, piacevole per staccare dalle lunghe letture, ma che lascia ai lettori qualcosa alla fine di tutto.

Nel buio dove tutto viene dimenticato, si combatte per mantenere quel barlume di raziocinio che ci mantiene vivi e sani…anche se spesso, giunti al settimo bicchiere…qualcosa in noi cambia.


IL SETTIMO BICCHIERE
di Dario Pezzotto
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Lady Mary glielo ha detto, oltre il settimo bicchiere c’è solo l’abisso.
Ma che scelta ha? Fuori da quel bar, al confine tra la città nuova e quella vecchia, un demone l’attende. Zanne acuminate come sciabole e occhi feroci.

Un lupo ringhiante o forse un cane rabbioso, che ulula alla luna anche lui tutto il suo dolore. Da quando ha varcato la soglia del locale, la mente di Ellen vacilla, la realtà sfocia nell’illusione, le dimensioni si sfiorano, vita e morte, dannazione e speranza. Sa solo che ha sete, troppa sete, l’alcol le scivola giù per la gola, bere e nient’altro. Bere per dimenticare.

Sette penny per sette bicchieri prima dell’abbandono, per lady Mary è facile, ma io ho visto cosa ha fatto Ellen. Io ero lì.

Ci sono peccati che non si possono cancellare.


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