“L’Esorcista del Papa” – diretto da Julius Avery

a cura di Isabella Cavallari

Lettori Adorati,

quest’oggi vogliamo parlare di Cinema e lo facciamo con alcune ultime uscite: giovedì 13 aprile sono andata al secondo spettacolo del nuovo film horror L’ESORCISTA DEL PAPA, che vede la regia di Julius Avery, uno sceneggiatore e regista di origine australiana con alle spalle nove anni di carriera, Russell Crowe nei panni del protagonista padre Amorth e il nostrano Franco Nero nelle vesti del Papa.

Mettetevi comodi e lasciate che vi racconti…


Siamo nel 1987 e padre Amorth, già famoso per il suo impegno nella Chiesa in veste di Capo degli Esorcisti incaricato da Sua Santità, viene inviato in Spagna per tentare di indagare su un monastero.

La struttura, in rifacimento perché in rovina da anni, è stata ereditata da una vedova, che si è da poco trasferita lì con i suoi due figli (un maschio e una femmina), con l’intento di ristrutturare l’edificio e poterlo rivendere, così da recuperare dei soldi e con quelli poter dare alla sua famiglia un futuro più promettente.

Durante i lavori di restauro non solo si avverte una fuga di gas che farà saltare in aria una parte della struttura, portando gli operai a fuggire non essendo un luogo ‘sicuro’ in cui lavorare, ma il figlioletto della donna si ammala, dimostrando dei sintomi che, ad esami fatti dai medici locali, non recano nulla di scientificamente provabile.

Sarà proprio il bambino – con una voce che non è la sua – a richiedere la presenza di un prete: il primo a tentare di intervenire sarà il giovanissimo padre Esquivel che, però, si vedrà costretto – sempre su richiesta del ragazzino – a lasciare il campo (in verità lo affiancherà nell’impresa) proprio a padre Amorth, inviato dalla Santa Chiesa di Roma.

Va da sé, quindi, che con l’arrivo del ‘pezzo grosso’ non solo si comprenderà al meglio l’origine ‘superiore’ della malattia del ragazzino, ma si scateneranno tutta una serie di eventi, manifestazioni occulte e misteriose rivelazioni che sapranno tenere alta la tensione e stimoleranno ulteriormente la curiosità dello spettatore sino alla fine degli eventi.

C’è da premettere che io non sono fan dei film horror né, tantomeno, della serie di film cult dedicati all’Esorcista: ne ho visti alcuni, nemmeno per intero in realtà, e non li ho granché apprezzati né nutro un piacevole ricordo. Non è nemmeno nelle mie intenzioni rivederli a distanza di anni eh, non mi interessa più di tanto.

Ho scelto, però, di andare a vedere questo film sia per Russell Crowe – che anche in questo caso è meravigliosamente doppiato dal grandissimo Luca Ward – sia perché ero curiosa di come avrebbero scelto di rappresentare la figura di Padre Amorth, discussa e controversa anche post mortem.

Su Russell Crowe e la sua capacità di bucare lo schermo pur vestendo una tonaca e portando la barba lunga, vestendo i panni di un uomo totalmente diverso da quello del Gladiatore che lo ha pluripremiato e reso pressoché indimenticabile ed immortale, credo non vi sia nulla da mettere in discussione: egli porta al pubblico un uomo di Chiesa, un essere umano ‘normale’, con dubbi e perplessità su di sé e sulle proprie azioni; un erudito che mette in discussione e studia ogni caso prima di affrontarlo; un individuo fermo nella sua idea e nella sua fede, che crede nel perdono non soltanto perché indebolisce il maligno ma perché rafforza lo spirito dell’uomo.

Ho apprezzato moltissimo la scelta della sceneggiatura – che se guardiamo in rete è quella che ha smosso la critica, alla fin fine: è stato scelto (perché alla fine quello è!) di rappresentare solo una parte di Padre Amorth evitando (e meno male, se posso permettermi) tutta la parte peggiore delle sue affermazioni, delle sue idee e di quel suo bigottismo che negli ultimi anni della sua vita ha sfoggiato con determinazione: se guardate sul web leggerete quel che Lui pensa sugli omosessuali, sulla festa di Halloween, piuttosto che su Harry Potter o addirittura su Maometto e su alte cariche istituzionali Italiane (qui maggiori info circa la sua figura).

Meno male che, invece, più volte padre Amorth di Crowe sottolinea, quando istruisce il giovane parroco Esquivel sulla natura del maligno, che molto spesso si è ritrovato a dover affrontare casi di problemi comportamentali, di salute mentale, di traumi e di questioni scientifiche che ha rimandato agli esperti con cui collabora, riducendo quindi i casi di cosiddetta ‘manifestazione/possessione’ in molto pochi rispetto agli innumerevoli suoi interventi.

Va da sé che tutto sta a chi ci crede, ecco: non voglio entrare nel merito, non ne avrei le competenze.

Mi è piaciuta molto la scenografia e la scelta dei luoghi, così come gran parte degli effetti speciali e le scene che – poche eh – fungono da collegamento ad altri film di questo genere: il finale sembra venir lasciato ‘aperto’, chissà che non ci saranno altre avventure in agguato?

Assolutamente guardabile anche da chi, come me, non è appassionato del genere.


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