Salve amici lettori del Bosco,
smaltita la sbornia di emozioni del Salone del Libro di Torino, si torna alla lettura di nuovi romanzi e alla scoperta di nuovi scrittori.
L’autrice che vi propongo questa settimana si chiama Chiara Barzini, ha 38 anni, scrittrice e sceneggiatrice italiana. Ha vissuto e studiato negli Stati Uniti.
Il suo romanzo d’esordio, Terremoto (Mondadori Editore), di cui vi parlerò, è stato pubblicato dapprima in America e solo successivamente tradotto in italiano.
Ho avuto la fortuna e il privilegio di incontrarla e intervistarla presso il Bookstore Mondadori di Sarzana
Ci fu un silenzio e poi un alito caldo e costante contro la schiena, un vento forte e secco che soffiava dal deserto spingendomi verso la città e il suo oceano. Mi toccava, muovendosi in tante direzioni contemporaneamente, sfiorandomi le tempie. Avevo già sentito quella brezza, avevo visto quella luce e sapevo cos’era: il luminoso invisibile. Questa volta feci come aveva detto Max. Non cercai di afferrarlo, non mi concentrai né provai a capirlo. Lo lasciai splendere
Terremoto racconta la storia di Eugenia, adolescente romana, che si trova catapultata in America, a Los Angeles per la precisione, con la sua famiglia: genitori, nonna e fratello. Una famiglia che, come si legge fin dalle prime pagine, non fa mai le cose come si deve.
La vita, la scuola, gli amori, gli eccessi e le amicizie della ragazza, si innestano in una Los Angeles o piuttosto in un’America in generale, demolita di tutti i suoi luoghi comuni e ricostruita con tutte le sue contraddizioni. A fare da contrasto a questi paesaggi, l’aspra ruralità e la natura feroce della Sicilia, nella quale è ambientata invece un’altra parte del romanzo, quella di una vacanza con il fratello presso la famiglia degli zii.
Dove nasce l’idea del romanzo?
La storia di Eugenia è un po’ la storia della mia vita – ci racconta Chiara – anch’io da ragazza sono stata catapultata in America con la mia famiglia. Un giorno siamo andati al mare, anzi in una spiaggia sull’oceano e l’enormità delle onde che si infrangevano sulla spiaggia mi ha fatto comprendere quanto era diversa l’America da quella che ci veniva descritta dai mass media, pareva che quasi ci respingesse con la stessa violenza di quelle onde. Da qui è nata l’idea di scrivere Terremoto.
Un romanzo che coinvolge moltissimi universi, completamente differenti, universi che si scontrano e generano il terremoto del titolo.
Un terremoto reale, quello del 1994 a Los Angeles che distrugge e costringe in qualche modo i protagonisti a fare delle scelte e quello metaforico, legato alla perenne instabilità dei protagonisti, che spesso vengono descritti come sconnessi dalla realtà (per droghe, per alcool o per condizioni di vita).
L’autrice è particolarmente abile nella descrizione dei luoghi e dei personaggi, senza essere troppo dettagliata riesce comunque a mostrarceli sia fisicamente che psicologicamente.
Ecco che scorrono i deserti, i canyon, i boschi di Topanga, la Los Angeles dei centri commerciali o ancora la Sicilia aspra e rurale.
O ancora i moltissimi personaggi che Eugenia incontra nel suo percorso, tutti molto freak: uno malato di tumore, uno senza un orecchio, fino all’amore lesbico con Deva.
Un romanzo difficile, doloroso ma pervaso dal luminoso invisibile.
Chiedo a Chiara di spiegarmi cos’è.
E’ una luce particolare, una luminosità che attraversa l’aria della California. La puoi percepire, è quella che ti dà la spinta ad andare avanti. In un certo modo si può dire che rappresenti la seconda occasione, il sogno americano.
Terremoto è uno dei tre finalisti del premio Edoardo Kilgren Opera prima città di Milano.
In bocca al lupo Chiara, te lo meriti.
Grande lettura.