Salve a tutti lettori e ben trovati a questa nuova recensione; oggi
giunti alla fine di questa estate voglio parlarvi di un libro scritto da Daniela
Ferraro Pozzer, suo primo romanzo fantasy, ovvero “La locanda della quercia incantata”.
Edito nel 2013
Titolo: La Locanda della Quercia Incantata
Autore: Daniela Ferraro Pozzer
Editore : A. Car
Collana: Fantasy book
Genere: Fantasy classico| pag. 750
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Un gioco di ruolo da spunto per iniziare questo
racconto fantastico. Un omicidio, di cui pure l’assassino sembra esserne
all’oscuro coinvolgerà il lettore in un percorso straordinario. Un’antica
leggenda riemerge dal passato coinvolgendo di nuovo le Tre Razze che l’avevano
vissuta e poi dimenticata. Un percorso nelle Terre abbandonate, per dieci
giorni che porterà i protagonisti verso la “Locanda della quercia
incantata
L’ho letto cosa ne penso:
Era da tempo che volevo parlare di questo libro, ovvero da quando a Lucca
Comics di quasi cinque anni fa, conobbi l’autrice presso uno stand nel quale
pubblicizzava l’ambientazione del libro stesso. Mi è sempre rimasta la curiosità
di sapere com’era la trama anche perché, detto dall’ autrice stessa, la trama si
basa su un’avventura di un gioco di ruolo, e sapendo questo la mia curiosità
aumentava. Ho avuto modo alla fine di leggerlo con calma e dire quindi le mie
impressioni.
Cosa mi è piaciuto:
Quello che mi aveva colpito del libro prima ancora di averlo tra le mani è
stata l’ambientazione. Come ho scritto sopra, ho avuto modo di parlare con
l’autrice e mi aveva un po’ spiegato ciò che era la sua creazione. Quando ho avuto
tra le mani il libro, ho iniziato a leggerlo ho avuto la conferma a tutte le
idee positive che mi ero fatto nel corso del tempo. Il mondo, per quanto si
scopra piano, leggendo capitolo dopo capitolo, è incredibilmente ampio e
caratterizzato; potrebbe essere definito come un’ambientazione che mantiene un
canone “classico” del Fantasy, ma come ho già avuto modo di vedere in altre
opere, sapendo ben lavorare su certi aspetti, si può rendere anche un canone
“classico” diverso dal solito. La locanda, dove girano gran parte delle storie
e il grosso della trama, appare come il centro di tutto il mondo conosciuto; un
punto di passaggio, dove razze, culture, idee e pensieri si fondono; la locanda
della quercia incantata appare quindi non solo il punto di partenza della
storia ma anche un punto d’incrocio tra più vie, un luogo dove un avventuriero
potrebbe trovare o meglio incontrare chiunque e seguire una delle vie che si muovono
da quello stesso luogo; devo dire che ho riscontrato in questa definizione, molte
somiglianze con il concetto di locanda nel mondo dei giochi di ruolo; in
sintesi, nei RPG la locanda è spesso usata in specifici gioco, come luogo di
partenza di avventure o missioni; un punto di raccolta informazioni o per
ricevere incarichi, o semplicemente dove incontrare personaggi utili o meno per
la propria storia; e dato che il libro prende spunto da un’avventura di un
gioco di ruolo, questa similitudine non mi stupisce.
Oltre all’ ambientazione e nello specifico al luogo della locanda, ho
trovato appassionante la trama del romanzo. Anche qui non stiamo parlando di
qualcosa che potrebbe essere rilegato al canone classico del fantasy, ma
l’autrice ci mette del suo per fare sì che un canovaccio comunemente conosciuto
diventi qualcosa che ha la sua peculiarità e unicità. La storia è narrata dai
protagonisti stessi, con un cambio di vedute del racconto da personaggio a
personaggio, ognuno con i suoi problemi, il suo carattere e la sua storia. La
trama si amplierà sempre di più con lo andare avanti del libro stesso, sempre
più cose sono spiegate o chiarite mentre nuovi misteri di volta in volta
nascono nella trama del romanzo. Ogni angolo della locanda, come ogni personaggio,
sembra avere qualcosa da aggiungere alla trama aprendo sempre più vie e
ramificazioni della storia, rischiando di perdersi certo, ma dando risalto e profondità
a tutto quanto. Devo ammettere che la lunghezza del libro porta con se un paio
di problemi, tra cui la scorrevolezza della lettura; infatti, si ha la
sensazione che la storia parta lenta e solo dopo alcuni capitoli sembra entrare
nel vivo realmente, tuttavia da quando la storia si anima maggiormente il libro
diventa sempre scorrevole e il lettore è preso sempre più dalla lettura.
Infine vorrei aggiungere una nota di apprezzamento verso la descrizione che
è fatta dei maghi nel libro. Non voglio anticipare nulla, quindi dirò solamente
che non se Daniela l’ha voluto o no, ma le descrizioni dei maghi e delle loro
magie, in un libro del genere, mi ha colpito, perché non è una descrizione accurata
dei poteri di ogni singolo mago e delle loro capacità, ne è fatta una
descrizione completa in generale delle magie o dei rituali che sono fatti;
questa poca descrizione potrebbe far sembrare i personaggi di cui si parla,
vuoti, quando in realtà appaiono concisi e ben definiti in tutto il
romanzo.
Cosa non mi è piaciuto:
In quest’ampio romanzo una cosa che mi ha fatto storcere il naso è
sicuramente l’ampiezza dei personaggi che girano per tutta la storia; per
quanto vi siano dei protagpmosti di maggiore importanza rispetto ad altri (ma
via via che si avanti nel racconto questo divario d’importanza diminuisce
sempre di più) i personaggi sono tanti e forse anche troppi; hanno tutti una
buona descrizione fisica e di carattere, ma anche questo non aiuta la lettura.
Posso comprendere che essendo basato su un’avventura di un gioco di ruolo, i
personaggi coinvolti debbano essere tanti e ognuno con un proprio background e
una propria profondità, ma si ha veramente la sensazione soprattutto all’ inizio
di perdersi tra nomi e figure che parlano e si muovono, sopratutto nella
locanda, dove all’inizio gira gran parte della storia. Ci vengono via via
presentati tutti i personaggi che avranno una storia da raccontare, tutti o
quasi con dei segreti che sono svelati capitolo dopo capitolo, ma non viene
tutto questo calibrato bene, si passa dalla visione della storia di un
personaggio all’altro senza dare quasi respiro al lettore che si ritroverà a
volte a mescolare certi personaggi; in aggiunta la narrazione lenta che si
percepisce per tutto il libro, e principalmente nella sua prima metà non aiuta
a chiarire certe dinamiche senza contare che non aiuta il lettore che non
comprende perché in un romanzo del genere debbano essere importanti così tanti
personaggi quando il fulcro della storia non si è ancora messo in movimento. Vi
giuro, fin quando non si chiariscono delle parti cruciali della trama, non si
comprende.
Sempre riguardante la lettura del romanzo, l’altro punto riguarda i troppi
spostamenti di luogo e tempo all’ interno della storia. Cerco di essere il più
chiaro possibile; la trama si espande non solo nella locanda ma anche in altri
luoghi del mondo creato dall’ autrice; durante la narrazione del libro ci sono
questi spostamenti da un luogo ad un altro della storia e questo succede più
volte all’ interno di un solo capitolo; avremo quindi all’inizio l’indicazione
di un luogo in cui si svolgono i fatti narrati, la narrazione stessa, fino ad
arrivare ad un punto, quando si ferma la narrazione e inizia un nuovo capoverso
(o si potrebbe usare anche il termine paragrafo) con un nuovo luogo indicato dall’ autrice,
da cui riparte la storia. Ora questo continuo spostamento, che fa variare anche
i punti di vista della storia continuamente, non è un problema, se non fosse
che assieme a questi spostamenti di luogo anche descritti gli spostamenti
temporali che indicano ovviamente, quando avvengono gli avvenimenti.
Questo punto non dovrebbe creare problemi, se fosse usata una forma di tempo,
circa precisa, mentre l’autrice sceglie di rimanere “vaga” nell’ orario, e
questo aggiunto ai vari continui spostamenti che avvengono nei capitoli rischia
di confondere un lettore che non conosce bene il mondo in cui ci si muove, o
non ha informazioni sull’avventura RPG che fa da base a tutto il romanzo.
Sembra una sciocchezza, ma questi sbalzi temporali anche nello stesso luogo
(sopratutto nella prima parte del libro, nella quale tutto o quasi avviene attorno
alla locanda e l’esterno della stessa) non sono di aiuto a chiarire la storia;
un capitolo inizia con “alba” poi si sposta a “qualche attimo dopo” poi “nello
stesso momento fuori dalla locanda” e ancora “poco prima nelle cucine della
locanda”, si rischiano due possibili problemi: 1) il lettore si ritrova ad
avere informazioni della storia che non capisce perché sono scollegate
tempisticamente e localmente dalla trama principale, 2) il lettore rischia di
incrociare troppe cose assieme per ritrovare un filo cronologico della storia,
che c’è di sicuro, ma s’ingarbuglia con tutti questi sbalzi temporanei, che
rischi di non capire tra tutti i personaggi della storia chi fa cosa prima e in
che momento, senza contare che sono tanti questi personaggi, e che sono tutti
importanti per la trama; Io personalmente ho trovato questa come una grossa
difficoltà di lettura, sopratutto per un libro così voluminoso.
In definitiva:
Non ho voluto parlare in
questa recensioni dei problemi di stampa che ha avuto il libro, perché ho
voluto soffermarmi sui pro e i contro della storia. L’autrice ha un’ottima
creatività, l’ambientazione e la caratterizzazione dei personaggi sono curati
in molti aspetti, e la storia prende; sono rimasto però bruciato dai punti
negativi esposti sopra, che mi hanno fatto diminuire il voto finale nel suo
complesso, ma come primo romanzo è comunque un lavoro positivo, e sono molto curioso
di vedere i successivi lavori della stessa autrice sperando di vedere ancora la
forza creativa che ha dimostrato in questo libro.