a cura di Daniela Tresconi
Ben trovati, cari lettori!
Oggi vi parlo del romanzo intitolato MINERVA IN FIAMME, scritto da Susanna Raule e pubblicato da Mondadori.
Prima di leggere questo romanzo ho spulciato sul web qualche informazione e mi sono accorta che tutti lo classificavano nel genere crimedy.
Crimedy? mai sentito.
Ho cominciato a domandarmi che mi sarei ritrovata tra le mani.
Cominciando la lettura ho compreso cosa volevano dire, un incrocio perfetto tra il crimine e la commedia.
L’autrice ha dimostrato una capacità assoluta di parlare di temi importanti e anche molto difficili da trattare, in un modo assolutamente divertente.
Non fraintendetemi, non intendo né superficiale, né tantomeno con la comicità squallida.
Tra le pagine c’è il sano divertimento, il sorriso sornione, l’ironia e soprattutto l’autoironia, il tutto mescolato a questioni di alto spessore.
Si parla di temi sociali, integrazione, giovani di seconda generazione, disparità di genere nelle categorie professionali, di malattia (in particolare la sclerosi multipla), la violenza di genere e la burocrazia con mancanza di fondi delle strutture pubbliche.
Tra le righe vale la pena sottolineare la critica alle modalità con le quali lo Stato assiste le famiglie e i giovani nella fascia del disagio:
«A volte non poteva evitare di vedere lo Stato come un macchinario infernale, in teoria uguale per tutti, in pratica fatto solo per creare reietti. Chi aveva un po’ di soldi, un buon lavoro, tutele e rete sociale – come lei – andava avanti e usufruiva dei servizi che la collettività metteva a disposizione. Chi era in basso, restava in basso, perché risalire era troppo difficile»
Il lettore diventa protagonista della storia stessa, vivendola tra le righe della scrittura, scoprendo personaggi che ci ricordano figure che tutti noi abbiamo incontrato nel corso della nostra vita.
Non potrai non affezionarti a Daria la tirocinante con gli occhi di foca, imbranata e pasticciona, così come ti infastidirà il comportamento astioso del capo Boero e ti farà innamorare la capacità di ascolto di Orlando.
A fare da sfondo una città della Spezia rovente, sonnacchiosa, annoiata e scocciata, descritta in modo talmente accurato da diventare protagonista essa stessa.
Se dovessi sintetizzare la storia in una frase sceglierei questa: «Nessuno passa indenne attraverso la vita».
Il lunedì è sempre un orrore, si sa. Per Minerva Blanc, psicologa e psicoterapeuta quarantenne in forza al Centro per adolescenti della Spezia, il buongiorno speciale arriva dalla gamba destra, che al risveglio è in fiamme. Dopo quindici anni di (più o meno) educata convivenza con la sclerosi multipla, Minerva sa di aver appena vinto un pit-stop in ospedale causa recidiva in corso. Ignora, invece, che al lavoro la aspetta la notizia che ogni terapeuta teme: un suo paziente è morto. Si tratta di Angel, sedicenne in terapia obbligata dopo l’arresto per spaccio. Un incidente, dicono i rilievi, ma a lei sembra un incidente strano… sospetto, addirittura. Minerva inizia a indagare quasi per caso, ma a ogni domanda ne saltano fuori altre tre. E non è la sola, perché investigano anche i colleghi con le loro fisime, la tirocinante dagli occhi di foca, la psichiatra dalle eterne salopette e persino la neurologa di Minerva. […]