Book Lovers, Buona Domenica!
Inauguriamo il primo weekend di Dicembre con una splendida sorpresa: il Bosco dei Sogni Fantastici ha messo a disposizione una radura fatata, consentendo così ad un amico di fare due chiacchiere con una nostra Ospite….
Diamo il benvenuto ad Oreste Patrone che ci presenta la poetessa Eufemia Griffo!
Un enorme ringraziamento al nostro inviato e alla nostra ospite!
Buona lettura! ^_^
Intervista ad Eufemia Griffo
a cura di Oreste Patrone
Oggi, nel mio minuscolo anfratto nel cuore del Bosco dei Sogni Fantastici, gentilmente offertomi dalla mia amica Isabella, sono in compagnia nientemeno che di una poetessa: Eufemia Griffo, autrice insieme a Davide Benincasa del libro “L’eredità di Dracula. Liriche gotiche sull’Amore oltre il Tempo”. Eufemia ha accettato il mio invito a sedersi con me per una chiacchiera e un tè. Diamo inizio dunque all’intervista salutandola e ringraziandola della sua disponibilità.
Caro Oreste e cari lettori del blog,sono ben lieta di sedermi insieme a Voi per raccontarmi e raccontarVi del libro che io a Davide Benincasa abbiamo scritto insieme per tre lunghi anni, un testo che partendo dal celebre vampiro, si palesa come un‘opera di Poesia e soprattutto sull’Amore. Mi auguro che abbiate la bontà di seguirmi fino alla fine, sorseggiando con me ed Oreste, un buonissimo tè fumante profumato di cannella e di frutti d’inverno.
Davide Benincasa nell’introduzione alla stessa scrive: “Amore e Poesia da sempre coesistono , in un indissolubile legame. Difficile immaginare l’uno senza l’altra. Nel tempo, oltre le barriere dei sogni e della fantasia, la migliore espressione dell’amore è la poesia. Nel pensiero poetico, la parola si riveste della melodia dei sentimenti.” Perché, secondo te, questo legame è così forte? Cosa rende la poesia linguaggio d’elezione per comunicare gli stati degli amanti?
Da sempre, la poesia è espressione dei sentimenti umani, qualunque essi siano. Possiamo definirla “musica dell’anima”, una sorta di scala musicale su cui il cuore cuce le note che scandiscono l’esistenza e la vita, siano esse lievi o malinconiche. L’amore non fa eccezione, e nel lavoro che abbiamo fatto io e Davide Benincasa, abbiamo pensato che Poesia ed Amore non potessero che viaggiare insieme, come una mescolanza di pennellate date su un quadro prezioso o tornando alla metafora della musica, come ad un insieme di note su un unico spartito.
I personaggi del libro sono simbolo ed espressione dell’amore, soprattutto lo è Mina Harker, uscita dalla penna del celebre scrittore inglese Bram Stoker e da noi presa in “prestito” per parlarne in “L’eredità di Dracula – Liriche gotiche sull’Amore oltre il Tempo”. Per descrivere Mina, la sua anima, il suo amore dannato, quale mezzo migliore se non usare la poesia? E parlando di Lucy Westenra, altro personaggio femminile che anima i nostri versi, come non paragonare la sua bellezza a una candida rosa d’inverno?
Parlando di Amore e Poesia, mi viene in mente Keats che è uno dei miei poeti inglesi preferiti, autore di liriche che oltrepassano la barriera del tempo che ci consegna la voce e il sussurro dell’anima di questo splendido poeta. Quando John Keats scrive a Fanny Brawne,
Come un toscano perduto in Lapponia,
tra le nevi, pensa al suo dolce Arno,
così sarà lei per me in eterno
l’aura della mia memoria.
(estratto da “La dolcezza di quel viso”)
quale altro linguaggio poteva usare se non la parola poetica?
D’altra parte, l’aspetto nascosto nel “Dracula” di Bram Stoker, quello che nessuno finora ha osato sondare, è la poesia, una preziosa eredità che è disseminata tra le pagine del libro o nelle scene del film di Coppola (e di cui parlerò nelle prossime domande) e che, nel nostro caso, ci ha dato la giusta ispirazione e suggestione per comporre il “nostro” Dracula.
Se penso a Dracula — tanto al romanzo di Bram Stoker quanto alle numerose trasposizioni del personaggio nel cinema — mi vengono in mente immagini molto poco romantiche, di sangue che scorre e donne violate nel sonno; e qui mi fermo. C’è qualcosa di lui che non so e che dovrei sapere?
Durante le presentazioni del nostro libro, devo ammettere che sovente il pubblico ci pone la stessa domanda, poiché nella letteratura gotica, il vampiro appare sempre come il simbolo del male e del malvagio ed ovviamente anche nel celebre romanzo di Stoker, Vlad Tepes di Valachia, non sfugge a questa tradizionale visione. Egli infatti appare come un personaggio dai contorni macabri ed oscuri. Tuttavia nel nostro libro, quel che io e Davide abbiamo tentato di fare è di dare un’anima, un connotato più che umano al celebre vampiro, prendendo spunto dalla figura di Vlad così come è apparsa nel famoso film di Francis Ford Coppola del 1992 dal titolo” Bram Stoker’s Dracula”, ossia un vampiro dall’animo romantico interpretato dal bravissimo attore inglese Gary Oldman.
Come è stato possibile fare convivere le due figure, quella del vampiro di Stoker e quella pensata dal regista americano? Su questo punto è nato con Davide un confronto assai avvincente che ci ha portato a scrivere fiumi d’inchiostro, dedicando a Dracula, le nostre liriche nell’arco di quasi tre anni di lavoro. Ad onor del vero se da una parte il vampiro di Davide prende spunto quasi completamente dal libro, il mio invece si rifà moltissimo alla pellicola di Coppola, benché in alcune liriche, io e Davide, prendiamo spunto da entrambe le situazioni.
Mi permetto di aggiungere che nelle note che seguono ogni testo, si palesa bene questo aspetto che rende il nostro libro unico nel suo genere e che spiega in maniera esaustiva la scelta da noi intrapresa. L’arcano si svela sempre nell’uso della parola poetica che, se sapientemente utilizzata, può superare la dicotomia che si crea immaginando il vampiro come un essere malevolo; nel film di Coppola, ma altresì nel libro, ci sono pagine intrise di altissima poesia e scene di una bellezza che non possono non colpire chi, come noi, si diletta a scriverne per comunicare sensazioni, vissuti, percezioni. Un’opera di narrativa è indubbiamente un veicolo più facile da utilizzare a tal proposito; la sfida invece è stata proprio quella di avvalersi del testo poetico per giungere al compimento di un progetto che nel tempo ha visto la luce.
Un autore che si confronta con la stesura di un’opera che ha per protagonista un personaggio famoso, sia esso storico o di finzione, è un po’ come un pittore che realizza un ritratto: il soggetto è lo stesso che appare in opere precedenti, ma l’autore vi aggiunge il proprio tocco personale realizzando così un’opera unica. Parlaci del “tuo” Dracula. In che cosa si differenzia dagli “altri”?
Nelle varie presentazioni rilasciate da quando il libro è stato pubblicato, mi è stato detto che il “mio” Dracula, a differenza di quello che appare nel libro di Stoker (ricordiamo che in quella sede egli non ha una voce propria, ovvero non parla mai in prima persona, ma del vampiro si parla attraverso il racconto di diari o di articoli di giornale), ha una “voce”, ossia una voce complessa, strutturata, non priva di contraddizioni; una voce, in fin dei conti, molto umana. Cosa mi ha guidato in questa scelta? Ti rispondo facendoti a mia volta una domanda. Ricordi i “Sei personaggi in cerca d’autore” di Pirandello? Ecco, la mia è una visione artistica molto pirandelliana; il mio Dracula, così come gli altri personaggi del libro e del film, Mina, Lucy, il professore Val Helsing, attendono di prendere forma secondo le mie suggestioni, ma allo stesso tempo senza essere snaturati del ruolo che hanno dato loro Stoker e poi Coppola. E’ soprattutto il Dracula della pellicola di Coppola che mi ha ispirata nelle liriche, nel loro incedere, ma naturalmente anche il libro, soprattutto nelle poesie finali, dove c’è un continuo “guardare” dentro le pagine del volume. Il tratto fondamentale del mio Dracula, è una sorta di “poeticità” insita nel suo personaggio; quando scrivevo di lui avevo in mente il volto di Gary Oldman, che nel film di Coppola lo interpreta. Pensavo ai suoi occhi, alle spigolature del suo volto, al suo modo di camminare. Il mio personaggio “in cerca d’autore”, aveva dunque la fisionomia di questo famoso attore che nel film del 1992, ha dato tanto lustro ad una storia così famosa, reinterpretata dal grande regista americano.
“Oh eterno inganno! / Abbandonata da dio, / come un angelo, / scivolasti sconfitta / nell’oblio della morte.” Questi versi sono tratti dal componimento n. 5 “Gli angeli cadono per primi”, che mi è piaciuto moltissimo. Mi piacerebbe che lo raccontassi ai nostri lettori.
Questa è una delle liriche più struggenti che io abbia scritto nell’opera; i versi fanno riferimento ad un personaggio che manca nel libro e che è frutto della fantasia di Coppola, ovvero la moglie suicida di Vlad, la principessa Elisabetha. In questo passaggio ne descrivo la triste morte, poiché la principessa a causa di una falsa notizia che dà per morto sul campo di battaglia l’amato marito, si getterà dall’alto della torre del castello nel fiume Arges. La sconfitta è la metafora della morte e non solo in senso stretto del perire in battaglia; è anche e soprattutto la sconfitta dell’amore, poiché Elisabetha si rifugerà nel regno delle ombre, pur di non cadere in mano al nemico. Privata dell’amore del suo signore, non farà che affidarsi all’oblio della morte. Elisabetha ha la stessa bellezza e bontà degli angeli in quanto incarna le loro virtù (bellezza, purezza di spirito, ecc.). Sono gli elementi che hanno delineato la scelta del titolo della poesia “Gli angeli cadono per primi”, poiché anche nella vita, sovente le persone buone e pure di cuore, sono coloro che si sacrificano in nome dell’amore.
Dacci la tua personale chiave di lettura dell’opera, intesa nel suo complesso.
I lettori del libro possono essere suddivisi in tre categorie; coloro che hanno letto il libro e/o visto il film, semplici appassionati di poesia, che possono essere degli amanti della lirica in genere ed infine, lettori per caso, che abbiamo trovato durante le presentazioni. Come conciliare questi tre diversi gruppi di potenziali lettori? In primis, io penso che per apprezzare pienamente il nostro Dracula, occorre amare la lirica, altrimenti si rischia di snaturare un lavoro che è frutto di una meticolosa ricerca poetica; è chiaro che leggere Dracula o tutto quel che da esso deriva, che sia una trasposizione narrativa e/o cinematografica, è ben più semplice che addentrarsi in un testo poetico. La poesia non sempre è semplice da capire, anzi quasi mai è facile comprenderla pienamente, poiché essa appartiene intimamente al Poeta. Difficile consegnare le chiavi al lettore e svelargli ogni segreto. La chiave di lettura dunque sta nella sensibilità di ciascuno di noi, di quel che uno pensa di trovare nella tela di parole, tra le immagini che s’incastrano nei versi e che diventato scene, ricordi, memorie, interi mondi. Come dicevo poco più sopra, a corredo delle nostre liriche, abbiamo inserito delle note esplicative molto ampie che consegnano davvero al lettore la spiegazione di quel che abbiamo voluto “raccontare” attraverso l’uso della parola poetica. Finora tutti coloro che hanno affrontato la lettura del volume, ci hanno ringraziato per questo compendio che secondo me e Davide andava assolutamente inserito. In questa maniera, l’opera può davvero essere affrontata anche da un lettore profano che non sa nulla della vicenda di Dracula.
Ora, se ti va, parlaci un po’ di te. Chi è Eufemia Griffo quando non indossa la corona d’alloro? Cosa fai nella vita quando non scrivi?
Sono un’insegnante della scuola dell’infanzia da ben dieci anni. Stare con i bambini lo ritengo essere un privilegio e spesso non penso al mio mestiere come a un “lavoro”, bensì come a un percorso di vita che ho l’onore di fare.
Sono anche mamma di un ragazzino di quindici anni cresciuto troppo in fretta, al punto che quando lo guardo, mi pare quasi impossibile riconoscere in lui quel bambino che era solo un paio di anni fa.
In generale sono una creativa, ho tanta fantasia e quando il tempo me lo concede, mi piace realizzare piccoli lavori di carta, soprattutto biglietti, con tecniche varie, e soprattutto scrivere una montagna di lettere. Lo so che appare desueto nell’epoca delle e-mail, ma il fascino della carta continua ad avere su di me, un’attrazione potente. Altra cosa che adoro fare è andare in bicicletta: se potessi passerei le mie giornate pedalando e ammirando i paesaggi dei luoghi nei quali ho la fortuna di abitare. Infine, amo molto leggere e leggo un po’ di tutto da quando ero molto piccola. I libri sono sempre stati i migliori compagni della mia vita.
Quali sono gli autori che preferisci? Parlo sia in campo poetico che di prosa.
Byron, Keats o per rimanere in Italia, Foscolo, Leopardi e Quasimodo, in ambito poetico solo per citarne qualcuno, ma amo moltissimo anche Neruda, Salinas ed Hikmet.
Per quanto riguarda la narrativa, ho letto talmente tanto in vita mia, che faccio fatica ad affidare lo scettro a qualche autore in particolare, anche se il mio pensiero va in primis a Marguerite Yourcenar che molti anni fa mi ha fatto trepidare con il suo capolavoro “Memorie di Adriano”, tutti i libri di Jane Austen ed infine Tolkien, Rowling e Martin, maestri indiscussi del genere fantasy che mi piace tantissimo, anche se in generale io spazio moltissimo e quando un libro mi “rapisce” , non sto a guardare il genere, ma semplicemente mi butto a capofitto nella lettura.
C’è qualcosa che vuoi dire ai lettori del Bosco dei Sogni Fantastici prima di salutarli?
Intanto ringraziarli per la pazienza con la quale avranno letto l’intervista, e poi… come ogni autore emergente, mi auguro che dopo questa lunga chiacchierata, abbiano voglia di leggere il libro.
Dal Bosco si esce da quella parte. Credi di riuscire a trovare la strada da sola?
Penso di sì: ci sono le stelle che illuminano la notte e dopo le tenebre ci sarà sempre un’aurora piena di luce. Grazie Oreste per la tua gentilezza e cortesia, e alla prossima!