Amici del Bosco, ma buongiorno!!
Oggi è il mio turno per inserire la tessera del Domino Letterario del mese di novembre.. per quest’occasione Luigi di Everpop ha scelto il tema del Fantasy lasciando a noi l’incombenza di sbizzarrirci sui titoli da proporre…
FRANKENSTEIN di Mary Shelley
Titolo: Frankenstein
Autore: Mary Shelley
Editore: Crescere Edizioni
Genere: Fantastico e Classico
Formato: Cartaceo
Prezzo: 7.90 euro
Pagine: 221
Un giovane esploratore, Robert Walton, scrive alla sorella Margareth degli avvenimenti che si susseguono e della storia incredibile di un naufrago che si presenta come dottor Victor Frankenstein di Ginevra.
Il dottor Frankenstein inizia il suo racconto narrando della sua infanzia e della scomparsa precoce della madre ammalata di scarlattina.
Caduta in un trauma psicologico, Frankenstein coltiva un sogno impossibile: creare un essere umano più intelligente e di lunga vita. Dopo aver assimilato conoscenze mediche insperate comincia a studiare la decomposizione dei cadaveri, aquisendo la conoscenza che gli permetterà di generare una creatura vivente da materia inanimata.
La creatura creata appare deforme e sgraziata, con una forza smisurata, la quale fugge portando con sé il diario del suo creatore che l’avevao abbandonata al suo destino. Il mostro continuerà a seguire Frankenstein a cui ucciderà il fratello e facendo condannare a morte la governante facendo ricadere i sospetti su di lei. Dopo aver cercato di addossare un omicidio anche al dottor Frankenstein, il mostro uccide anche la moglie di Victor il giorno delle nozze, il quale decide di vendicarsi seguendo le sue tracce per tutto il mondo, fino al Polo Nord, dove qui incontra il capitano Walton, e qui finisce il racconto di Frankenstein. Walton scrive un’altra lettera alla sorella, in cui le racconta dell’amico Victor e di come egli avesse promesso di continuare la sua impresa per uccidere il mostro…
L’ho letto: ecco cosa ne penso!
Siamo nel 1700 e qualcosa e il giovane Robert Walton, amante dell’avventura e della scoperta di territori inesplorati, scrive alla sorella Margareth alcune lettere. Nulla di anomalo invero, finché non avvista qualcuno che, a bordo di slitta trainata dai cani sui ghiacci del Polo Nord, incuriosisce l’intero equipaggio. Il fenomeno purtroppo non si ripete e dopo alcuni giorni si trova a soccorrere un naufrago: questi è sulle tracce di colui che ha visto proprio alcuni giorni prima.
Eppure quei due cos’avranno da spartirsi? Rifocillatosi e ripresosi, dopo alcuni giorni il superstite del naufragio inizia a raccontare la sua storia all’esploratore: egli dice di chiamarsi Victor Frankenstein, originario di Ginevra, dall’infanzia invidiabile e dal desiderio di conoscenza quasi fuori dal comune.
“Nessuno, se non chi ne abbia fatta esperienza personale, può capire le seduzioni della scienza.
In altri ambiti si procede fin dove altri sono giunti prima di lui, e al di là non c’è più nulla; ma in campo scientifico c’è sempre spazio per la scoperta e il meraviglioso.”
Inizia così a studiare matematica, chimica, e tutte quelle discipline scientifiche che lo coinvolgeranno a tutto tondo avvicinandolo sempre più al mistero della creatura umana e di quel che l’avvolge.
S’infila così in un tunnel che sembra non offrirgli via d’uscita: più studia, più diventa immensa la sete di conoscenza e la voglia di sapere.
Riesce così a darsi tanto da fare, pur frequentando luoghi dove i corpi dei defunti riposano in eterno, per attingere così agli elementi necessari per costruire la vita: recuperati i pezzi, seppur sproporzionati ed imperfetti, li assembla e, una notte, dà la vita alla sua creatura.
Peccato che, fatto ciò, egli si spaventa terribilmente da perdere i sensi. Una volta ripresosi si rifugia nella sua stanza per non volerlo vedere, ancora impressionato. Poi si addormenta.
Accoglie la visita dell’amico Clever e, quando raccoglie il coraggio per ritornare nel laboratorio e vedere se la creatura è ancora dove l’ha lasciata beh.. scopre che questi è fuggito!
Indeciso se essere spaventato o sollevato della cosa, cade in preda ad una forte febbre, delirando per diversi giorni. Custodirà il segreto della sua creatura, il dottor Frankenstein, restando però nel dubbio circa la sua fine. Dopo aver ricevuto una lettera dalla famiglia, ritorna in Svizzera a Ginevra: un improvviso lutto si è abbatuto sulla sua famiglia poiché il piccolo William, suo fratellino, è stato trovato morto e Justine, una domestica della casa, pare coinvolta nell’omicido avendole trovato addosso la collana del bambino. Nonostante la negazione della donna, il processo la dichiara colpevole e la condanna a morte.
Nel vedere il cadavere del bambino che reca grossi segni di strangolamento sul giovane collo, Victor inizia a farsi strane idee e ad avere strani pensieri: pensieri che, poco prima del processo, si rivelano corretti dal momento in cui sul luogo del misfatto intravede la grossa sagoma che, però, non riesce ad intercettare giacché sparisce velocemente.
Vorrebbe finalmente liberarsi del pensiero raccontando la verità, ma è convinto che lo prenderebbero solamente per pazzo e alla fine rinuncia: sarà proprio questo suo tacere che inizierà a fargli covare quel malessere interno, quell’infelicità e quell’apatia che svilupperà gradualmente giorno dopo giorno.
Sarà infatti tormentato da una serie di pensieri finché sui monti non s’imbatte proprio nella creatura terribile: il mostro lo conduce al proprio rifugio implorandolo di ascoltarlo, avendo un’estrema necessità di parlare con Lui.
In un’intera giornata il mostro gli racconta tutto quello che è successo dall’attimo in cui ha aperto gli occhi alla vita: in circa quattro interminabili capitolo (e forse anche di più XD), l’autrice si sofferma sulla vita difficile del mostro, sulla sua scoperta del mondo e su come relazionarsi con gli altri sia complicato a causa della sua deformità e del suo aspetto grottesco. Si scoprirà così come abbia maturato una coscienza, come abbia scoperto i sentimenti, come abbia imparato a leggere e scrivere e da lì la necessità impellente di mettersi in contatto con la sua famiglia ed il suo creatore sorge spontanea.
Alla fine del racconto, che rivela passaggi terribili anche per lo stesso dottor Frankenstein, il mostro avanza una richiesta persino legittima: tra i due viene stretta una sorta di patto, oena l’ira del mostro decisamente senza eguali.
Sarà con una nuova paura che Victor è costretto a darsi da fare per poter tentare di evitare una tragedia preannunciata!
Finalmente, dopo la metà più o meno, il libro riprendere un buon ritmo e, dopo aver reso la parte centrale di una noia terribile, la storia si fa un po’ più interessante: Frankenstein e l’amico partono per l’Inghilterra e durante il viaggio il dottor Victor si impegna per realizzare la richiesta del Mostro: peccato che a metà dell’opera egli stesso decide di venir meno alla parola data, scatenando l’ira del mostro che, invece, porterà a termine la sua promessa.
Ma se all’inizio è il mostro ad essere sulle tracce del suo creatore per fargliela pagare circa la sua fisicità e quant’altro, arriva il momento in cui la frittata si gira e dovranno fare cambio: ecco perché Walton vede due tizi su due slitte diverse a distanza di qualche giorno l’uno dall’altro.
Il racconto del naufrago Frankenstein si conclude, Walton trascrive ogni cosa e sembra decidere ad accompagnare sempre più a Nord verso i ghiacci.
Riuscirà Victor a raggiungere il Mostro?
Con enorme fatica sono giunta alla fine per poter dire che questo sarà uno di quei libri che non rileggerò: ero curiosa, non l’avevo letto all’epoca in cui si affronta a scuola, ma ribadisco di aver fatto, a quel tempo, la scelta giusta di non leggerlo.
Perché? Semplicemente perché l’ho trovato molto pesante e tremendamente lento. Probabilmente all’epoca si scriveva in questo modo, per cui più di tanto non mi sento di criticare, perà alcuni atteggiamenti di Victor li trovo contradditori e tutta la parte relativa al racconto del mostro forse poteva venir reso più accattivante e non così piatto.
Speranzosa che il prossimo Domino mi vada meglio, non mi resta che augurare una buona domenica a tutti!!! 🙂
Vedo che alla fine ci troviamo d'accordo! Anche io lo ho trovato estremamente lento e pure un po' deprimente. E' stata un'esperienza da non rifare volentieri ahaha
ecco io l'ho sempre evitato, quindi continuerò a farlo XD
E pensare che l'idea era così bella, incredibile quanto uno sviluppo sbagliato possa renderla da bocciare..