“La Mesata” di Armando D’amaro [Recensione]

Salve
a tutti lettori e ben trovati per una nuova recensione. Oggi parliamo di un
giallo della Frilli edizioni, “La Mesata” di Armando D’amaro.

Titolo: La Mesata: Corradi torna a Calice

Autore:Armando D’amaro

Editore: Frilli – Collana: Tascabili
Noir

Anno di
pubblicazione: 2016 | pag. 170 Genere: Giallo

Il maresciallo Corradi, perso in cupi pensieri, scruta il mar Ligure piallato dalla tramontana quando il suo comandante lo convoca per affidargli un incarico: dovrà tornare – come agente distaccato dell’antimafia – a Calice Ligure, paese della riviera di Ponente incastonato tra costa e monti ove, anni prima, era stato ferito gravemente. L’uccisione di un giovane napoletano, ritrovato incaprettato sul fondo di una piscina naturale, gli conferma nell’immediato l’ipotesi d’omicidio per faida di camorra, deduzione che lo porterà – insieme al collega Vulpi del comando di Finale – a confrontarsi con uomini e donne che, lontani dai luoghi di nascita, hanno radicato su questo territorio i loro loschi affari. L’investigatore dei Carabinieri, in questo quinto noir che lo vede protagonista, non solo indaga alla ricerca della verità (ottenendo anche l’aiuto di vecchi e nuovi amici) ma riesce a far pace con se stesso grazie all’incontro con una donna che sembra essere in grado di allontanare gli incubi che lo perseguitano… e dei quali si conosceranno finalmente le origini. Fedele all’atmosfera noir del miglior ‘giallo mediterraneo’, questo romanzo, amara e realistica miscela di adrenalina e malinconia in giuste dosi, pur rispettando il lettore lo arpiona – colpendone non solo cervello ma anche cuore e fegato – per trascinarlo attraverso guazzabugli ed enigmi verso il finale, dove non mancherà il sorprendente colpo di scena a cui l’autore ci ha abituati.


 Premessa
tecnica: il libro che sto recensendo non è il primo che ha come protagonista il
maresciallo Corradi. Prima di questo l’autore ha già scritto vari casi con
questo protagonista, quindi c’è da dire che si nota uno sviluppo psicologico
del personaggio, che prosegue per tutta la storia, ma che ha inizio da lontano
e sembra proseguire alla fine della storia. Dico questo per i lettori, che
comprendano che se c’è qualcosa nella storia, che non quadra, è perché è in
evoluzione il protagonista stesso; l’indagine di se fa storia a parte, ma per
comprendere meglio il protagonista e la sua storia si dovrebbe partire dai
primi libri. Finita la premessa, iniziamo un po’ a parlare di questo giallo; un
libro onesto, veloce senza colpi di trama esagerati ma con una strada lineare e
nemmeno pesante. Colpi di scena ci sono, come da ogni buon giallo noir, si può
are di meglio certo, questa è una lettura di tutto rispetto che merita spazio
come lettura rilassante. I temi proposti e la storia sono ben descritti, e di
certo chi conosce già il maresciallo Corradi e sta seguendo la sua evoluzione
dai libri precedenti potrà ancor di più gustarsi questo libro.

Cosa mi è piaciuto:

Di
certo l’atmosfera da un forte interesse alla lettura, l’atmosfera che si
respira, l’evolversi della trama; bastano poche pagine per dare concretezza a
quello che si legge dando al lettore una storia che convi9nce sotto molti
aspetti. Il protagonista della storia, il maresciallo Corradi ha una sua psiche
in evoluzione, ha i suoi metodi e svolge in modo attento e curato le indagini;
la storia non è per nulla pesante e scivola agilmente; il conoscere bene il
contesto dove si ambienta la storia poi credo aiuti; come detto in altre
recensioni, saper descrivere bene i luoghi che si leggono, dandogli una forma
reale, da qualcosa in più alla storia che un lettore sta leggendo. Qui bastano
poche accuratezze ben messe per dare la sensazione di muoversi per le vie e le
strade della città di Calice, con i suoi personaggi e le sue storie. Senza poi
voler dire troppo della trama, ho trovato anche elegante il modo in cui è
trattata la questione delle infiltrazioni criminali in città. Non è una cosa
che appesantisce la storia, ma è presente sempre in ogni pagina. La questione
dell’omicidio e del regolamento di conti, lo scontro tra famiglie e
l’inserimento dei personaggi meridionali, con il loro accento ben
caratterizzato, danno alla storia un forte colore, è l’averne parlato senza
esagerare troppo sulla questione aiuta. Infine trovo un’idea giusta, gli scambi
di battute tra personaggi. Non parlo dei botta e risposta, parlo di come
graficamente appaiono, brevi rapidi e posizionati nel testo in modo che siano
veramente dei botta e risposta come ce li immagineremmo parlati. Questo si nota
soprattutto negli scambi telefonici. Una piccola accuratezza, niente di
eclatante, ma tanto basta per dare qualità a quello che si sta leggendo.

Cosa non mi è
piaciuto:

Qui
torniamo sulla trama, che a un certo punto a metà dell’opera rallenta,
appesantendosi di nulla…non accade niente o quasi di veramente importante fino
alla parte conclusiva della storia. E ancora una volta, per chi ha già letto
racconti precedenti con questo protagonista troverà qualcosa di interessante
sulla vita di questo maresciallo, ma per chi legge il libro singolo, potrebbe
trovare quella parte troppo noiosa, o potrebbe portare a volersi interessare ai
libri precedenti, può succedere…sì ma non è una cosa certa. Si nota comunque un
rallentamento causato anche dal prosieguo delle indagini e la ricerca di un
sospettato. Poteva essere resa questa parte più veloce e anche più godibile,
perché in gran parte riguarda la storia personale di Corradi. Altro punto a
sfavore è che se il protagonista viene ben caratterizzato e la sua persona si
evolve di storia in storia, ecco tutti i comprimari non hanno tale
caratterizzazione. Questa cosa l’avevo già notata in una mia precedente
recensione sempre di un libro giallo/poliziesco, e qui torniamo alla solita
questione. Capisco che il protagonista che va analizzato è quello che appare in
tutte le indagini, ma che i comprimari vengano analizzati meglio; hanno una
personalità di base ma niente più pochi loro pensieri indipendenti dal caso o
da quello che sceglie di fare il maresciallo Corradi. Insomma troppo poco per
caratterizzare una storia che avrebbe ricevuto maggiore spinta da personaggi di
maggiore peculiarità, soprattutto giunti a metà del caso.

Non
è assolutamente un brutto giallo; si può fare di meglio? Certamente, ma la
lettura scorre molto tranquilla; consigliato come lettura per le vacanze per
rilassarsi con un buon giallo che fa il suo compito e lo fa bene senza
esagerare o essere qualcosa che non è. L’autore è stato in grado di creare un
giusto equilibrio, con qualche rallentamento ma niente di troppo eclatante;
sembra stia seguendo una strada precisa con questo protagonista e questo è un
bene, perché se si hanno personaggi validi sono tornano sempre utili per dei
romanzi. Ultimo appunto sono le conversazioni tra e con i personaggi della
storia napoletani. C’è chi non apprezza i discorsi diretti con il dialetto,
perché non conoscendo si rischia di non comprendere cosa si dica. Personalmente
non mi danno fastidio ma capisco, per quanto quest’opera usi un dialetto alla
fine “semplice” senza tirare fuori un dialetto troppo chiuso. Una problematica
che si può sempre riscontrare nei romanzi di Camilleri con protagonista
Montalbano, con l’eccezione che in questo caso solo i discorsi sono in dialetto
e questo aiuta la lettura Tale scelta comunque è comprensibile se si vuole far
comprendere al lettore il contesto della storia e l’ambiente dove si muove la
trama. Certe piccolezze aiutano e non poco.

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