͔Per sua intrinseca natura, fra’ Girolamo considerava il gesto di accettare aiuto una manifestazione di debolezza, se non addirittura di inferiorità. Cionondimeno reputò saggio fare un’eccezione.
Amici lettori,
ben ritrovati!
A due mesi dall’uscita del suo ultimo romanzo, finalmente sono riuscita a leggere IL MARCHIO DELL’INQUISITORE, il nuovo ultimo libro di Marcello Simoni che viene supportato da Einaudi, per la collana Stile Libero. Con immenso piacere ho seguito il lancio del romanzo (clicca qui per vedere gli annunci) e confesso che ho atteso questo libro con molto interesse e molta gioia.
Scopriamo insieme questo romanzo e vediamo di capire non solo di che parla ma.. anche se il libro mi è piaciuto oppure no! ^_^
IL MARCHIO DELL’INQUISITORE
di Marcello Simoni
Ed. Einaudi – Stile Libero
Prezzo: 16.50 € cartaceo / 7.99 € ebook – Pagine: 350
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Nella Roma del secolo di ferro, a pochi giorni dall’inizio del tredicesimo giubileo, la danza macabra incisa su un opuscolo di contenuto libertino sembra aver ispirato l’omicidio di un membro della Congregazione dell’Indice. Viene chiamato a investigare l’inquisitore foraneo Girolamo Svampa, nominato commissarius dagli alti seggi della curia capitolina. II movente del delitto nasce forse da intrighi politico-religiosi, forse da un complotto della Compagnia di Gesù o di oscuri agenti del Meridione spagnole, o forse affonda le radici nell’instabile rapporto tra la tradizionalista capitale della Chiesa e il Nord Europa progressista. Svampa segue la pista orientandosi tra una scia di libelli anonimi e gli avvistamenti di un uomo mascherato che si fa chiamare Capitan Spavento. Lo aiuteranno nell’indagine padre Francesco Capiferro, segretario della Congregazione dell’Indice con il vezzo dei loci memoriae, e il fedele Cagnolo Alfieri. Ben presto, tuttavia, salterà all’occhio che il segrete più grande si nasconde proprio nel passato travagliato dell’inquisitore.
La mia Opinione
Siamo a Roma, a dicembre dell’anno del Signore 1624.
Fra’ Pietro Rebiba, consultore dell’Indice, viene trovato morto schiacciato in un torchio di un bottega tipografica. Nella sua bocca vengono trovate alcune pagine scritte, con tanto di capilettera zoomorfe, assolutamente non lasciate lì per caso.
Ad indagare su questo delitto ci penserà fra’ Girolamo Svampa, Inquisitore, nominato Commissarius per la situazione d’emergenza ed incaricato, quindi, di portare luce su quella che pare essere una tragedia: aiutato dal fedele bravo Cagnolo, che verrà messo a dura prova tra l’altro!, cercherà di raccogliere indizi e prove per poter capire come esattamente siano andate le cose.
Durante la storia il nostro eroe s’imbatte in padre Francesco Capiferro, segretario della Congregazione dell’Indice, con una mente formidabile ed una capacità mnemonica direi fuori dal comune… se tra i due inizialmente, forse data la non conoscenza reciproca, vi è un rapporto distaccato e decisamente formale, con il trascorrere degli eventi e del tempo nasce quella che si potrebbe definire una sincera collaborazione. Forse ‘amicizia’ è un po’ eccessivo, ma si rispetteranno non tanto per i ruoli ricoperti quanto per le persone che riconoscono l’un con l’altro.
Perdonate se mi soffermo ad analizzare questa cosa, ma i personaggi di Svampa e Capiferro sono particolari: entrambi affini per quanto riguarda la fede, il ruolo di rilievo, la dedizione al comando e la capacità organizzativa, il carattere brusco e il modo di fare rigido, austero e quasi per niente simpatico, riescono in realtà a creare un rapporto che sembra solo finalizzato alla risoluzione dell’indagine ma invece va oltre.. Capiferro è altezzoso, viziato, cinico, osservatore e accademico, vantandosene alquanto. Quando riceve l’invito a curiosare negli archivi e poter scoprire il passato dello Svampa ho temuto, e sarò sincera, che cercasse qualcosa per poter mettere fuori gioco proprio lo Svampa, non sopportando i comportamenti del confratello. Effettivamente il Commissarius non è una persona simpatica: ha una tecnica di indagine tutta sua, si comporta con i sospettati in un modo tutt’altro che piacevole e sembra quasi godere del suo mettere in soggezione tutto e tutti. Ecco perché pensavo che insieme i due personaggi non potessero collaborare granché invece… L’autore ha comunque voluto dimostrare che talvolta si possono smussare gli angoli del carattere e cercare così di adattarsi alle situazioni che si devono affrontare. Sorprendente, devo darne atto!
– Le congetture sono tutto, nel nostro mestiere, – lo contraddisse fra’ Gabriele, quasi avesse percepito il conflitto che lo tormentava. – Cosa sarebbe un cacciatore senza il suo fiuto? E cosa un inquisitore senza la facoltà del sospetto? –
Se Svampa è il protagonista e Capiferro e Cagnolo sono i due aiutanti del nostro ‘eroe’, chi è l’antagonista? Ovviamente è presente, come in ogni romanzo che si rispetti… e non sarà soltanto fra’ Gabriele a voler instillare dubbi e fastidi in modo tale che Capiferro sia dalla sua parte e lo Svampa possa trovarsi da solo nel momento del maggiore supporto no, assolutamente. La verità emergerà, o meglio.. Girolamo Svampa riuscirà a capire i disegni dell’insieme, potendo porre fine alla sua indagine.
Nei romanzi di Marcello Simoni noi veniamo totalmente rapiti dall’atmosfera che sa creare ed in un battibaleno, dal divano comodo di casa nostra veniamo gettati in una realtà distante tantissimo tempo rispetto alla nostra: tra le pagine, infatti, prendono vita personaggi molto caratterizzati, capaci di recare simpatie ed antipatie nei lettori.. questa volta, però, l’autore ha fatto un passo in avanti con un’eleganza disarmante.
Ho letto praticamente tutto di lui (confesso che mi manca la Rex Deus Saga), conosco bene il personaggio di Vitale Federici, Ignazio da Toledo e Maynard de Rocheblanche.. come vedete anche voi, dai nomi, non sono personaggi legati al clero. No. Il primo è un accademico, il secondo un mercante di reliquie e il terzo è un cavaliere. Questa volta, invece, Marcello Simoni stupisce il suo pubblico con un protagonista eccellente qual è l’Inquisitore Girolamo Svampa: passa, praticamente, dall’altra parte. Se prima il protagonista era un ‘civile’, un uomo qualunque, dal grande acume, dallo spirito di osservazione e di iniziativa, dalla parlantina e con tantissimi altri pregi (ogni personaggio è diverso!), questa volta è un prelato l’eroe del nostro romanzo, caratterizzato per essere apprezzato nelle sue doti e odiato per i suoi metodi investigativi e non per la veste che indossa. Questo dettaglio salta all’occhio per chi, come me, ha letto altre sue storie.. ma oltre a questo, va apprezzata una sua capacità narrativa degna di far scorrere davanti agli occhi anche i dettagli che paiono più insignificanti.
E’ molto difficile esprimere un parere sul romanzo di un autore preferito; com’è sicuramente difficile per l’autore giungere sino ai propri lettori e sperare ne apprezzino il lavoro.. credo sia terribile deludere il proprio pubblico, non tanto per un discorso di vendite quanto perché non è detto continuino a leggere ancora i propri lavori, ecco.
SE siete fan di Marcello Simoni prendetelo e gustatevelo! Lo riconoscerete, così come noterete dei miglioramenti legati alla forma e alla narrazione che vi sapranno coinvolgere. Io ho iniziato con I Sotterranei della Cattedrale: ebbene, c’è un abisso in quanto è normale che lo scrittore evolva e cresca.. ma il lettore sa e saprà amarlo in entrambe le versioni, senza dubbio.
SE ancora non conoscete Marcello Simoni e volete passare delle ore piacevoli, coinvolti in intrighi, misteri, morti, enigmi, maschere e pistolettate, duelli e ferite beh.. cogliete l’occasione: non è una trilogia anzi, è una singola avventura autoconclusiva.. non sarete obbligati a leggere le successive, anche se la voglia sarà comunque molto forte.
Per me Marcello Simoni è sempre il top: mi fa amare la storia, sebbene sia negata con le date e l’associazione degli eventi. Eppure riesce a coinvolgermi e ad affascinarmi tanto quanto Piero e Alberto Angela rendono interessante – e tutt’altro che banale e noiosa! – una chiacchierata di documentario in tv.
Io vado sul sicuro.
Voi provate.. e fatemi sapere!