Salve
a tutti lettori e ben trovati per una nuova recensione. Oggi voglio parlarvi di
un libro della Newton Compton, ovvero “Pendragon: Dove inizia la leggenda” di
James Wilde.
Titolo: Pendragon Dove inizia la
leggenda
Autore: James Wilde
Editore: Newton Compton
Genere: Romanzo storico |pag. 416
Il libro è acquistabile QUI
367 d.C. Nelle foreste inviolate, oltre il Vallo di Adriano, alcuni esploratori romani sono stati assassinati. Lucanus, un esperto guerriero conosciuto come il Lupo, sa che dietro quelle morti si cela un’oscura minaccia. Le leggende, infatti, raccontano di demoni e fate che abitano con i loro antichi dèi gli angoli più remoti dei boschi inesplorati dall’uomo. Gli stessi che Lucanus dovrà sfidare da solo, inoltrandosi in un territorio che anche l’esercito romano teme. I suoi passi lo porteranno nel cuore di una guerra nascosta, le cui fazioni si muovono nell’ombra. È l’inizio di un’epica avventura: dalla cabala che incombe sulla città di Roma al misterioso monumento pagano di Stonehenge, fino ai regni superstiti dei guerrieri gallici. Un soldato, un ladro, un tagliagole, una cortigiana, un druido e persino l’imperatore Valentiniano: tutti loro avranno un ruolo nella nascita del Casato Pendragon e le loro azioni avranno un’eco destinata a risuonare nei secoli.
Ogni leggenda ha un inizio…
L’ho letto cosa ne penso?
Pendragon è il primo libro pubblicato da James Wilde in
Italia e dal titolo, si può capire come tale romanzo voglia narrare le origini
di un mito molto importante per il mondo britannico. Pendragon, la testa di
drago, la saga di Re Artù, Merlino e tutto quello che ruota attorno ai romanzi
arturiani, tutto ha origine quando il declino di Roma inizia ad aumentare
sempre di più e i popoli assoggettati dai romani, o presenti sui confini
dell’impero iniziano ad approfittare della debolezza intrinseca del potente
nemico. L’autore vuole quindi narrare degli avvenimenti durante il regno
dell’imperatore Valeriano, sui confini romani in Gran Bretagna, proprio sul
confine delimitato dal Vallo di Adriano; legionari romani, mercanti
doppiogiochisti, barbari, druidi e popoli delle foreste entreranno in gioco nel
momento di declino più netto della presenza romana sull’isola britannica.
Cosa mi è piaciuto:
Tra le note positive di questo libro troviamo i personaggi;
sia i protagonisti della storia sia i personaggi secondari, hanno una loro
dimensione, hanno una loro caratterizzazione e forma. Nello specifico Lucanus e
Catia sono personalità curate e piene di vita; hanno uno scopo e dalle loro
azioni e i loro discorsi noti, una tridimensionalità nel loro essere. Sono
personaggi che hanno una storia, ma soprattutto hanno qualcosa di concreto da
portare al lettore, e questa è una cosa fondamentale. Sono strutturati bene
anche i fidati compagni d’arme di Lucanus; chi più chi meno hanno un senso di
esistere, e per quanto in alcuni momenti possono apparire più bidimensionali e
più piatti, in conclusione hanno una loro dimensione nella storia; anche le
figure avverse alla storia, per quanto in modo minore hanno delle figure di
spicco; non sono molto personalizzate in questo primo libro ma si nota comunque
una certa volontà a dar colore anche a figure come i barbari che hanno che
potrebbero essere lasciati come semplici bruti aggressivi desiderosi di
vendetta su Roma.
Il contesto storico in cui si muove la trama è ben
organizzato e preciso. Per quanto non si esagera con le descrizioni e l’essere
estremamente accurato (cosa che comunque da respiro alla trama e ai personaggi
bilanciando tutto il libro) è descritta non solo la situazione del Vallo di
Adriano prima, e della discesa nell’isola britannica alla ricerca del nuovo
fronte meridionale dell’esercito romano, ma anche Roma, luogo dove si muove una
parte della storia. Da una parte quindi avremo descrizioni e una cornice più
selvaggia, dove i soldati romani si muovono. Oltre, infatti, a militi, mercanti
e barbari avremo druidi e streghe, figure facenti parte dell’antica tradizione
dell’isola ancor prima dell’arrivo di Roma, avremo una descrizione dei pericoli
e gli incontri fatti sulle strade selvagge che da Nord portano verso Londinium;
nel mentre gruppi di cittadini romani abbandonati, criminali e uomini che
vivono nelle foreste da decenni, faranno da contorno a una storia che si
mischia con la fantasia e le leggende di quei popoli lontani dalla cultura
romana.
La parte su Roma anch’essa e ricca di contesto storico, forse
ancor di più della parte narrata sull’isola, visto anche che la gran parte
della trama avverrà proprio sul fronte settentrionale. Per bilanciare ciò Roma
e i suoi protagonisti (seppur in minor numero lì in città) sono oltre che
descritti nella loro psiche, sono contornati da tutti i problemi che sta
passando Roma; la lotta dei Cristiani contro chi perpetua il culto della Dea Mitra,
le lotte intestine per il potere tra le fazioni stesse di cristiani con la
presenza di un Papa e un antipapa, tutte azioni che rischiano di indebolire il
potere dell’imperatore Valentiniano. Il mondo in cui si muove la storia è
reale, forse non perfettamente corretto storicamente in alcuni punti e
sicuramente romanzato per dare colore alle leggende su il “Pendragon” e la
testa di drago che guiderà i popoli a unirsi, ma si ha la sensazione comunque
di una solidità di base sotto i piedi.
Infine c’è da aggiungere che la lettura scorre abbastanza
veloce; sfortunatamente però il buono stile di scrittura è ostacolato e
rallentato a volte dai passaggi dall’isola britannica a Roma con passaggi da un
capitolo all’altro che non aiutano; senza dimenticare il cambio di punti di
vista della storia. Essendo il racconto esposto in prima persona dai
protagonisti, di volta in volta cambia il soggetto che narra le vicende e anche
in questo passaggio di volta in volta si notano dei rallentamenti alla lettura.
Peccato perché si salva questo fattore sul limite proprio per lo scorrimento
della storia.
Cosa non mi è piaciuto:
Credo il punto debole di questo primo racconto su Pendragon,
sia la divisione della trama in due luoghi diversi. Cerco di essere più
preciso. Questo primo libro vuole narrare come nasce la leggenda di Pendragon,
delle origini che daranno il via alla stirpe reale, di persone scelte dal
destino ma anche di errori su questa strada. La divisione è fatta per
raccontare proprio come questo “Destino” si evolverà nel corso degli
avvenimenti di trama fin dal primo libro. Tenendo fisso questo punto devo dire
che tutta la parte di trama riguardante Roma ha veramente poco mordente. Ho
scritto in precedenza come tale cosa sia stata bilanciata con una maggiore
contestualizzazione della crisi sociale e religiosa di Roma, ma comunque rimane
che, tolti i due capitoli finali della storia, tutto il resto della narrazione
riguardante Corvus e la sua famiglia, rimanga un po’ su un filo molto leggero.
Qui cala un po’ tutto, la trama forse un po’ troppo nebbiosa, i personaggi non
proprio curatissimi, e sfortunatamente le fasi finali del libro non aiutano a
rendere sufficiente questa parte di lettura; non è scadente, quello si legge,
ma non ha crea su di se molto interesse di lettura.
In definitiva:
L’autore vuole narrarci una storia molto curiosa;
credo che la prenda molto alla lontana leggenda di Pendragon, ma capisco come
voglia unirlo al contesto storico dell’epoca (la crisi sempre più netta
dell’Impero) e sociale (sia i devoti di Mitra sia le prime fazioni cristiane,
che gli stessi pagani della Britannia hanno la figura di un Salvatore che giungerà
per portare ordine e pace nel mondo) Tutto sommato è una lettura molto godibile
e concreta e si perde solo in alcuni momenti. Se l’autore avrà modo di
scriverne il seguito di questo primo libro, spero proprio che rimanga su questa
linea già tracciata.