Ben ritrovati, amici Lettori!!
Prima di concludere l’anno ci tenevo a lasciarvi le mie impressioni sul romanzo LE ASSAGGIATRICI, libro scelto con il Gruppo di Lettura di Sarzana (SP) per il 28 dicembre 2018.
E’ la prima volta che partecipo al gruppo di lettura, motivo per cui la recensione sarà online il giorno seguente l’incontro, affinché rimanga una mia impressione e non sia frutto delle discussioni, poiché non sarebbe solamente una mia opinione, bensì quella di altri lettori.
Vado subito a presentarvi il libro e ad esprimere quella che, ricordo, è poi solamente una mia opinione da semplice divora-libri. 😁
LE ASSAGGIATRICI
di Rosella Postorino
Feltrinelli Editore
285 pagine – 17 euro
La prima volta in cui Rosa Sauer entra nella stanza in cui dovrà consumare i suoi prossimi pasti è affamata. “Da anni avevamo fame e paura,” dice. Siamo nell’autunno del 1943, a Gross-Partsch, un villaggio molto vicino alla Tana del Lupo, il nascondiglio di Hitler. Ha ventisei anni, Rosa, ed è arrivata da Berlino una settimana prima, ospite dei genitori di suo marito Gregor, che combatte sul fronte russo. Le SS posano sotto ai suoi occhi un piatto squisito: “mangiate” dicono, e la fame ha la meglio sulla paura, la paura stessa diventa fame. Dopo aver terminato il pasto, però, lei e le altre assaggiatrici devono restare per un’ora sotto osservazione in caserma, cavie di cui le ss studiano le reazioni per accertarsi che il cibo da servire a Hitler non sia avvelenato. Nell’ambiente chiuso di quella mensa forzata, sotto lo sguardo vigile dei loro carcerieri, fra le dieci giovani donne si allacciano, con lo scorrere dei mesi, alleanze, patti segreti e amicizie. Nel gruppo Rosa è subito la straniera, la “berlinese”: è difficile ottenere benevolenza, tuttavia lei si sorprende a cercarla, ad averne bisogno. Soprattutto con Elfriede, la ragazza più misteriosa e ostile, la più carismatica. Poi, nella primavera del ’44, in caserma arriva un nuovo comandante, Albert Ziegler. Severo e ingiusto, instaura sin dal primo giorno un clima di terrore, eppure – mentre su tutti, come una sorta di divinità che non compare mai, incombe il Führer – fra lui e Rosa si crea un legame speciale, inaudito. Con una rara capacità di dare conto dell’ambiguità dell’animo umano, Rosella Postorino, ispirandosi alla storia vera di Margot Wölk (assaggiatrice di Hitler nella caserma di Krausendorf), racconta la vicenda eccezionale di una donna in trappola, fragile di fronte alla violenza della Storia, forte dei desideri della giovinezza. Proprio come lei, i lettori si trovano in bilico sul crinale della collusione con il Male, della colpa accidentale, protratta per l’istinto antieroico di sopravvivere. Di sentirsi, nonostante tutto, ancora vivi.
⇛INTENSO⇚
Con quest’unica parola mi viene da commentare l’intero romanzo.
Un romanzo che narra la vicenda di una donna, Rosa Sauer, che vede il suo uomo partire per la guerra verso la Russia. Lei, rimasta insieme ai suoi suoceri e lontana dalla Berlino che l’ha vista nascere e che l’ha custodita sino all’inizio dei bombardamenti in cui ha perso la madre, viene convocata per lavorare, inseme ad altre donne, alle dipendenze del Führer.
Il gruppo di donne viene fatto salire su un pullman ogni giorno che da casa le porta ad una vecchia scuola ormai occupata dalle SS. Il loro lavoro? Assaggiare i cibi che il cuoco prepara per Hitler e valutarne non tanto la bontà, quanto la sanità dei prodotti. Già, poiché il Führer è convinto che qualcuno voglia avvelenarlo e, pertanto, non si fida di quel che può venir servito alla sua tavola.
Il mio corpo aveva assorbito il cibo del Führer,
il cibo del Führer mi circolava nel sangue.
Hitler era salvo.
Io avevo di nuovo fame.
Queste donne, che nemmeno conosce, sono dunque sue salvatrici – o cavie, che forse rende meglio l’idea – dal momento in cui ogni giorno, ogni pasto, mettono a rischio la propria vita per un uomo di cui nemmeno condividono gli ideali, ma si trovano costrette a condividere, invece, le abitudini alimentari.
Con il passare del tempo il gruppo, inizialmente diffidente e poco predisposto a fare amicizia l’un con l’altra, diventa invece affiatato, complice il fatto che siano costrette a passare del tempo insieme e non solo. Inizieranno a frequentarsi anche oltre l’orario di lavoro, pur avendo storie personali diverse e origini diverse. Non è una brutta cosa farsi delle amiche. Anche se i modi che la situazione propone non sono così sani né privi di pericolo.
La vita quotidiana di Rosa è scandita dalle giornate trascorse con le compagne e dalle sporadiche lettere che il marito le manda dal fronte, finché non sopraggiunge la notizia che il suo Gregorè dato per disperso. Questo scombussolerà la giovane donna, che non solo diventa vittima dei pensieri più
cupi legati al suo amore che probabilmente mai più rivedrà, ma smuove una serie di eventi che, tutt’altro, consentiranno alla Berlinese di riprendere in mano la propria vita.
Tra gli eventi importanti ricordiamo l’incontro con la signora Maria, nobildonna del luogo, che le apre le porte della sua dimora: Rosa instaura con Lei un bel rapporto amichevole e paritario, potendo conoscere uomini di potere e, tra questi, notare con una luce diversa il comandante Albert Ziegler, che nella caserma delle Assaggiatrici si dimostra essere rigido ed austero, con Rosa, in privato… beh, tutt’altro.
Eravamo donne senza uomini. Gli uomini combattevano per la patria – Prima il mio popolo, poi tutti gli altri! Prima la mia patria, poi il Mondo! – e ogni tanto rientravano in licenza, ogni tanto morivano. O venivano dati per dispersi.
Tutte avevamo bisogno di essere desiderate, perché il desiderio degli uomini ti fa esistere di più. Ogni donna lo impara da giovane, a tredici, quattordici anni. Ti accorgi di quel potere quando è troppo presto per maneggiarlo. Non lo hai conquistato, perciò può diventare una trappola. Scaturisce dal tuo corpo ancora sconosciuto a te stessa: non ti sei mai guardata nuda allo specchio, eppure è come se gli altri ti avessero già vista. Il potere devi esercitarlo, altrimenti ti fagocita; se poi ha a che fare con la tua intimità, può rovesciarsi in debolezza. Sottomettersi è più facile che soggiogare. Non è la massa ad essere come le donne, ma il contrario.
Rosella Postorino ci permette di vivere nel cuore e nella testa di Rosa per l’intero romanzo: l’autrice ci propone, infatti, un testo scritto in prima persona, dove la protagonista sembra quasi raccogliere le sue emozioni e le sue esperienze in una sorta di Diario personale, affidando al lettore la possibilità e l’occasione di scoprire e capire ciò che Lei ha vissuto e sentito in quella che è un’esperienza decisamente particolare e forte da vivere.
Il lavoro di ‘assaggiatrice’ non mi ha stupita più di tanto, nel momento in cui sembra essere, per Rosa e le altre donne, un modo quasi positivo per dare un senso alle giornate, uno stile di vita, un lavoro ‘rischioso’, ma utile per trascorrere un periodo storico tormentato e difficile, sia per le donne single che per quelle con figli e famiglia. Non mi sono scandalizzata nemmeno quando tra Lei e il Comandante inizia a nascere qualcosa: un marito in guerra, disperso, cosa può dare? Come ci si deve comportare? Attendere in eterno e privarsi della vita in nome di un amore che forse è già finito con la sua assenza, o cercare di andare avanti e provare a riassaporare la meraviglia del desiderio, delle attenzioni e della vita condivisa con un altro uomo? Forse avrei fatto anche io come Lei, chissà… certo si sceglie, se vivere nel dolore o nel segreto. Rosa sceglie di vivere nel segreto, almeno per quanto riguarda alcune cose che è meglio rimangano tali.
L’unica cosa – che probabilmente non è nemmeno fondamentale ai fini del romanzo stesso – che mi ha un po’ spiazzato è il salto temporale che si avverte verso il finale. Un salto non totalmente chiaro, né perfettamente comprensibile dal momento in cui alcuni passaggi vengono omessi, ma forse, come già detto, poiché non necessari alla narrazione della storia di Rosa.
Un libro coinvolgente, intenso, capace di far riflettere e provare svariate sensazioni: dalla gioia per la riscoperta delle belle emozioni, all’amarezza per determinate scelte, per le conseguenze ad alcune azioni, per le relazioni che non vanno a buon fine e per gli eventi che, inventati o reali, hanno quella nota disarmonica che rende l’insieme perfetto per come deve arrivare.