“I Silenzi di Roma, La prima indagine dell’ispettore Proietti” di Luana Troncanetti [Recensione]

Lettori del Bosco e Amici della Rete,

bentrovati sul nostro amato spazio web con una nuova lettura: quest’oggi vi presento il romanzo di Luana Troncanetti, pubblicato – dopo l’esperienza di selfpublish – con la casa editrice ligure dei Fratelli Frilli Editori. Il libro si intitola I SILENZI DI ROMA, La prima indagine dell’ispettore Proietti. Scopriamo insieme di cosa si tratta!

I SILENZI DI ROMA

La prima indagine dell’ispettore Proietti

di Luana Troncanetti

Fratelli Frilli Editore

14.90€ – 208 pagine

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Ernesto vive un rapporto ormai logoro con la moglie depressa, il suo taxi è teatro di storie che si intrecciano a un delitto nella Roma “bene”. La vittima è uno scultore di fama internazionale, pochissimi avevano accesso all’appartamento dove viene ritrovato cadavere e nessuno ha un movente valido per torturarlo a morte. L’ispettore Paolo Proietti, a capo dell’indagine, intuisce che sta per sollevare un verminaio. La verità lo lascerà schifato, esausto e fragile come mai un poliziotto dovrebbe sentirsi. É un malessere che conosce fin troppo bene, lo rivive negli incubi che lo angosciano a quattordici anni di distanza da un caso in cui si è lasciato coinvolgere troppo. Ernesto e Paolo sono fratelli senza un filamento di DNA in comune, condividono tutto fin dal giorno in cui si sono incontrati sui banchi delle scuole superiori. Tutto, tranne un segreto che ciascuno nasconde all’altro: il poliziotto per non giocarsi il distintivo, il tassista perché è impossibile confessare al suo amico cosa lo torturi da giorni. Il silenzio viaggia nel mondo degli artisti malati, viziati e viziosi, e in quello dei ricordi che fanno male da morire, nella paura di non essere più abbastanza o di non averci provato a sufficienza, protegge i mostri e offende gli innocenti. Si spezzerà, poi, nella voce di una giustizia sommaria che non regala pace o reale assoluzione dai peccati, ma dignità a quanti sono costretti a macchiarsi le mani di sangue. 

→INTENSO←

❛INCIPIT

Il dolore ti infila in una pelle diversa, ti riveste di volti sconosciuti, scolpisce lineamenti estranei finché non ti smarrisci in un’immagine oscura. Diventi così un’ombra, qualcosa di mostruoso che ti fissa al di là dello specchio. Segui le pieghe della tua nuova faccia con le dita appena tremanti, senza porti domande.

A questo ti porta il dolore.

Devi provarne molto, ora. Tutto il dolore possibile, quello che sega in due il respiro e ti fa implorare la morte. Lo senti? Lo senti quanto fa male, bastardo?

L’ombra incide l’osso con ferocia, le cesoie potano ritagli di cattiveria.

Non distingue più la sua malvagità da quella della carne viva che sta torturando, è colpa del dolore di entrambi. Preme con più decisione e l’indice salta via, con il pollice è stato meno complicato. Fuochi d’artificio densi di rosso lo sparano in alto per qualche secondo. L’attimo di festa muore subito sul pavimento ma ci sono altre dita, altra sofferenza aspetta entrambi. Non ha fretta, quel dolore, ama andare in scena adagio. È una primadonna che esce per ultima sul palcoscenico, così l’attesa sarà più dolce. Gli applausi più calorosi.

L’ombra ammira compiaciuta lo spettacolo, sembra un giardiniere che sfronda rami secchi o cerca equilibrio nei tagli di una siepe. Il bastardo piange, instupidito di terrore, supplica pietà in grida confuse che diventano ovatta nel bavaglio e piscio nei pantaloni.


Questo è solo l’incipit del romanzo I SILENZI DI ROMA, che sin da subito si apre ad un qualcosa di crudo, di efferato, di ragionato, di psicologicamente insano eppure logico al tempo stesso…

Il lettore assiste, inerme, alla tortura che porterà poi all’uccisione dello scultore romano Alberto Roncaioli: vede tutto attraverso gli occhi della mano omicida che, fino alla fine, non sapremo mai esattamente chi potrebbe essere.

Moltissime le piste da seguire, altrettante le prove da scovare, ed il caso, affidato all’ispettore Proietti, si fa sempre più interessante: come per ogni film d’indagine a cui siamo abituati, anche in questa situazione vedremo l’incaricato della Omicidi fare i conti con portinaie logorroiche, giovani testimoni infastidi dai modi di fare della vittima, due figli che vivono in maniera totalmente differente la perdita del padre e una bambinaia che, in qualche modo, è rimasta legata a lui grazie ad una eredità mai richiesta.

Non seguiremo solamente le indagini, né staremo troppo attenti alla scientifica per capire come le deduzioni si siano susseguite no, non faremo tutto questo. L’Autrice desidera porre l’attenzione su altro: noi infatti veniamo coinvolti non solo nei fatti e nell’elaborazione di questi per stanare il colpevole, ma seguiremo le vicende di Paolo Proietti più da vicino, potendo scoprire il feeling che c’è con la collega Ansaldi ma anche il malessere del cuore legato alla giovane Francesca, che ancora tiene aperta la porta del passato.

Come sono importanti gli eventi che coinvolgono Paolo saranno altrettanto fondamentali quelli dell’amico e tassista Ernesto: alle prese con una moglie in depressione forte, a causa di una maternità tanto desiderata e mai vissuta, che ha messo a soqquadro un matrimonio e un affetto che ora paiono non esistere. Claudia in tutto questo che ruolo ha? Davvero fare la badante a Margherita è utile solo per racimolare due soldi? Se non c’è più niente tra Ernesto e Margherita, perché il senso di colpa obbliga Ernesto ad occuparsi ancora della moglie, annullando se stesso per cosa?

A far da scenario, diversi altri personaggi minori che non servono a riempire le pagine, ma fanno da contorno – dolce amaro – all’intera vicenda.

Luana Troncanetti affronta così diverse tematiche, riuscendole a rendere concrete, vere e vive: dallo stress psicologico post-traumatico alla depressione maggiore; dal senso del dovere alla molestia sessuale sui bambini… argomenti forti, esistenti, reali, che vengono inseriti con disinvoltura e senza superficialità tra le righe di un poliziesco tutt’altro che scontato.
I personaggi hanno un’anima, sporcata spesso dagli altri e dagli eventi subiti; desiderosi però di respirare nuova aria e di tornare a vivere, senza forse possedere gli strumenti giusti per poterlo fare.

Leggere I SILENZI DI ROMA mi ha aiutato a riflettere; mi ha fatto pensare che da certe situazioni che ci soffocono e ci intrappolano in una morsa è possibile uscirne, ma spesso è necessario farlo con l’aiuto di qualcuno. L’amico può essere un valido supporto, ma a volte non sufficiente.

Lasciatevi prendere per mano dalla narrazione di Luana Troncanetti e scivolate tra le sue pagine: cogliendo ogni suo messaggio, ogni sfumatura, per uscirne più carichi emotivamente e più sensibili, forse, a certe situazioni da lei proposte.
Bello, bello da mozzare il fiato.

 

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