Il Gothic-Horror: ne parliamo con Maikel Maryn [Intervista]



Lettori cari,

dopo aver letto un paio di lavori di Maikel Maryn ho deciso di metterlo sotto proponendogli un’intervista: ci sono cose che in pochi sanno scrivere ed in questi casi penso sempre sia importante diffondere ciò che è buono. 

Sedetevi comodi, viaggiate insieme a noi in un contesto particolare!



Prima di cominciare, però, vi lascio info utili:

QUI la pagina facebook di Maikel Maryn

QUI la recensione di “Luna Nuova”

QUI la recensione di “Larvae”

Bene! Ora sì che possiamo cominciare!


Maikel,
benvenuto tra le pagine del Bosco dei Sogni Fantastici!

Ho avuto
il piacere di leggerti nei primi giorni di ottobre 2019, scoprendo
qualcosa che pensavo fosse introvabile nel nostro panorama letterario
nazionale: che cos’è per te il gothic-horror?

Iniziamo
con una domanda tutt’altro che semplice nonostante le apparenze.
Beh se parliamo di genere il gothic-horror è l’evoluzione moderna
del romanzo gotico
. C’è un fil rouge che parte da “Il Castello
di Otranto” di Walpole e arriva fino ai giorni nostri con Anne Rice
o certo Stephen King (e sicuramente tanti altri di più contemporanei
che ora non mi vengono in mente – ma no, la Mayer e la Blake no),
passando per… oddio la lista è lunghissima… Ann Radcliffe, Mary
Shelley con “Frankenstein”, John William Polidori con “Il
Vampiro”, Bram Stoker con “Dracula”, Stevenson con “Lo Strano
Caso del dottor Jekyll e Mr. Hyde”, James Malcolm Rymer con “Varney
Il Vampiro”, i racconti neri di Edgard Allan Poe e quelli di
orrore cosmico di Howard Phillip Lovecraft, e contamina la narrativa
fantastica con le avventure del Solomon Kane di Robert Howard o in
quello strano miscuglio muscolare che sono i romanzi di Kane scritti
da Carl Edward Wagner.

Se la
domanda però è cos’è PER ME questo genere posso solo dirti che è
il filone di narrativa che più ho amato da sempre insieme al
fantasy
.

Quando e in
che occasione nasce la tua passione per l’oscurità e le creature
fantastiche della notte?

Sai che
non saprei risponderti? Ho una memoria che sembra affetta da sindrome
post traumatica perciò tutti i miei ricordi sono nel fondo di un
pozzo quasi inaccessibile. Ricordo la mia infanzia a sprazzi. Però
ricordo che detestavo leggere ma allo stesso tempo amavo le storie,
sentirle raccontare, guardarle alla TV…
quand’ero piccolo tra
l’altro c’erano dei cartoni a sfondo horror che erano davvero
inquietanti, tipo Fantaman o Bem il mostro umano, ma non è che li
amassi particolarmente. Poi non so cosa sia successo e come, ma alle
superiori, complici i libri a mille lire della Newton Compton, ho
scoperto prima Poe, di cui ho veramente divorato i racconti, e poi
Lovecraft che mi ha stregato
.

Il tuo
libro ed il tuo autore preferito?

Per me i
libri sono come le amanti: non faccio mai classifiche.

Posso
dirti che quando mi chiedono consiglio per una lettura io suggerisco
sempre, per primo, “1984” di Orwell e, da qualche anno, “I
reietti dell’altro pianeta” di Ursula K. Le Guin
, che sono due
titoli di fantascienza, totalmente fuori contesto rispetto a quello
che di solito leggo e scrivo, ma sono due libri che ti aprono il
cranio e ti rimescolano il cervello ed è quello che dovrebbe fare la
buona letteratura.

Un libro
che ho amato molto invece e che è stato una grande fonte di
ispirazione per scrivere il mio primo racconto gotico è “L’ora
delle streghe”
. L’ho adorato, ma se lo leggete fermatevi a quello
e non proseguite con la serie, fidatevi.

Sei team
Vampiro o team Mannaro? 

Detesto
i team e la mania attuale di dover creare fazioni con cui schierarsi.
Amo i vampiri malvagi, perversi e maledetti, amo i licantropi
selvaggi e animaleschi, amo gli zombie che avanzano inesorabili, le
mummie che sorgono dalle sabbie e, su tutto, la morte.
E chissà chi
coglie il riferimento a quello che ho appena scritto. Comunque no,
nessun team, nessuna squadra, nessun “mostro” che però è dolce
e sbrilluccicoso, niente roba da bimbiminkia.

Quali sono
i poteri (le skills) che i tuoi personaggi oscuri devono avere, quasi
di default?

Se
intendi letteralmente “poteri” tipo volare, essere immortali,
trasformarsi, non ho degli standard predefiniti. Se parliamo di
caratteristiche invece tendo a seguire i canovacci dei classici
cercando di reinterpretarli
. Non ho la pretesa di essere originale a
tutti i costi e credo che forzarsi in questo senso sia
controproducente. Quello che cerco di dare ai miei personaggi è una
tridimensionalità, anche quando non sono particolarmente profondi e
più orientati all’azione. Poi tu parli di “personaggi oscuri”.
Io tratto spesso di orrore e sovrannaturale, ma se devo pensare alla
vera oscurità la trovo nell’abisso dell’animo umano, nelle sue
pulsioni, nelle sue perversioni, nelle sue meschinità.
Credo di aver
reso questa cosa soprattutto nel racconto “Luna
Nuova
” in cui il male, per come lo intendo io, è rappresentato
in particolare da due figure umanissime e orribili.

Erotismo,
combattimento e brutalità: sono questi tre gli ingredienti che,
secondo me, spiccano notevolmente tra i tuoi lavori. Da cosa prendi
spunto e cosa ispira questa sinergia?

Io dico
spesso che la mia “poetica” è riassunta in un pezzo punk: “Sex
and Violence” degli Exploited.

Il sesso
e la violenza hanno tantissime cose in comune: la prossimità,
l’intensità e anche la rimozione sociale
. Crediamo di vivere in
una società particolarmente aperta ma in realtà la società
occidentale è estremamente repressa. Il sesso è ovunque, i
pubblicitari lo usano come il prezzemolo ma non è mai esplicito,
anche se non possiamo dire che sia sempre sottile. Un esempio
classico: moto più bonazza. Non è che la pubblicità ti dica
“compra questa moto e ti ingropperai una tipa come questa” ma il
messaggio indiretto è questo. Un meccanismo talmente interiorizzato
che viene trasportato quotidianamente sui social media da persone
normalissime che martellano la loro audience di stimoli sessuali,
però senza mai ammetterli se non parzialmente. Voglio dire, le tizie
che si fotografano il culo o i maschietti che si ritraggono a torso
nudo con i muscoli in evidenza cosa crediamo che stiano facendo? Sono
pavoni che fanno la ruota, solo che non lo fanno necessariamente per
accoppiarsi ma per ottenere comunque una reazione. Però questo non
si può dire altrimenti si svela il gioco. Così succede che questi
meccanismi passano inconsapevolmente dalla pubblicità agli adulti e
da lì altrettanto inconsapevolmente alla prole, poi te la ritrovi a
twerkare su Instagram o su Tik Tok e ti domandi cosa sia successo. Ma
se per primi gli adulti non hanno un’educazione sessuale,
sentimentale ed emotiva cosa possiamo pretendere? Ci ritroviamo a
vivere il sesso in modo compulsivo e disfunzionale, a investirlo di
valori che non ha e a non apprezzare quelli che gli sono propri.
Siamo una società ipersessualizzata e allo stesso tempo
profondamente sessuofobica.
Beh in effetti siamo l’occidente
cristiano…

Riguardo
alla violenza vale un discorso analogo, è qualcosa di cui abbiamo
esperienza ogni singolo giorno ma non ce ne rendiamo conto. Lo Stato
si definisce come il soggetto che detiene l’esclusivo uso legittimo
della forza, questo vuol dire che l’ultima ratio di ogni società è
la violenza, la coercizione. Le leggi funzionano perché, alla fine
di tutto, rischi di finire in prigione, di essere privato dei propri
beni o di essere saccagnato di manganellate. Ma c’è violenza, e
tantissima, anche nei rapporti di lavoro o in quelli familiari
.
Quanti rimangono zitti ogni giorno subendo i soprusi dei propri capi
perché la paura è quella di perdere il proprio sostentamento?
Quante donne sopportano rapporti negativi perché non hanno risorse
sufficienti ad andarsene o non ne hanno del tutto? Ma anche quanti
uomini abbozzano con le compagne perché una volta fatti i figli se
decidono di andarsene rimangono senza casa e con il mutuo da pagare?
(Ok, è il karma per millenni di patriarcato) Non sono forme di
violenza anche questa? Non parliamo di quello che i genitori fanno
sui figli. E nota che non sto tirando fuori discorsi di abusi,
femminicidi o quant’altro, ma elencando aspetti di quotidianità
ritenuta assolutamente normale.

La
civiltà, parafrasando Howard, è una patina sottile sotto cui si
cela la barbarie di cui è sempre stata costituita la società umana.

Temi le
tenebre? Spesso si pensa che chi scrive lo fa per demonizzare
qualcosa di cui ha… paura: lo stesso Dario Argento lo ha ribadito
spesso. Che ne pensi, a riguardo?

Da
piccolo avevo paurissima del buio, tant’è vero che ho dormito con
una luce accesa credo per più tempo di quanto facciano i bambini. Il
buio per me è sempre stato popolato di cose terrificanti e senza
nome.
Nel buio però in realtà non c’è nulla che non sia nella
nostra immaginazione e questo non è cambiato. Ho imparato ad
addormentarmi con le luci spente ma la mia testa rimane piena di
incubi.

Riguardo
allo scrivere per esorcizzare i propri demoni è un refrain fin
troppo abusato da chi vede la scrittura come un’arte eterea e non
per quell’attività faticosa ma appagante che è. Io credo che
ognuno scriva per i propri motivi
, c’è chi lo fa perché ha il
bisogno di mettere giù i propri mali, chi lo fa per divertimento,
chi per mestiere. Io ho scritto per anni come giornalista e blogger,
lo facevo perché mi piaceva e anche perché, dopo anni di pratica,
mi viene estremamente facile. La narrativa invece, che mi è molto
più difficile, l’ho usata come forma di autoterapia. L’ho detto
diverse volte: se non avessi scritto “Luna Nuova” sarei finito a
penzolare da una trave.

Hai scelto
di essere libero e pubblicare in self: sei soddisfatto? Pro e contro
che ti trovi ad affrontare?

Hai
detto bene, il selfpublishing per me è una scelta e non, come per
qualcuno, un ripiego in attesa di trovare una Casa Editrice. Io tendo
a vedere le cose in maniera molto punk e l’autoproduzione, il DIY,
è sempre stato per me il primo pensiero. Aggiungici che io tendo a
scrivere narrativa breve, che in Italia non va, di generi che da noi
sono semi-scomparsi, cosa sarei andato a dire a una CE? Per me non si
è mai posto il problema, anche senza scomodare la mia visione
ultra-critica del mondo dell’editoria
. Ho approcciato solo una
volta una casa editrice perché volevo realizzare una versione
illustrata di Luna Nuova ma mi è stato rifilato il più bel due di
picche che io abbia ricevuto dicendomi che è “troppo pulp”. La
cosa buffa è che per motivi analoghi poi mi ha cercato
Lettereelatriche, l’editore per cui ho pubblicato un racconto sul
pulp-magazine Lost Tales Sword and Sorcery. Devo ammettere di aver
accettato di pubblicare per loro sia perché Vittorio, l’editore, è
una persona di cui ho stima, sia perché mi è stata fatta una
proposta seria, cosa rarissima nell’ambiente.

Riguardo
ai pro e ai contro credo che online si possano trovare molte liste
sull’argomento, riassumendo direi che nel selfpublishing hai tutti
gli onori ma anche tutti gli oneri, è uno sbattimento allucinante e
dispendioso in termini di soldi e di tempo, però hai il pieno
controllo su tutto e una volta finito tutto quello che arriva è tuo;
quando pubblichi per una CE che lavora come si deve ovviamente il
controllo è loro (almeno in parte) idem per gli investimenti ma tu,
autore, sei molto più “leggero”.

Sul
fronte della soddisfazione se la vedo da un punto di vista
“professionale”, cioè di introiti, devo dirti di no,
assolutamente, ma io sono un cazzone e non seguo come dovrei le cose,
quindi ci sta. Da un punto di vista umano, invece, le soddisfazioni
sono state tante, non ultima essere qui a rispondere a queste
domande. Inoltre devo dire che da quando scrivo c’è qualcosa che
faccio che non mi faccia cagare il giorno dopo. Non è mica poco.

Nel periodo
di Halloween hai iniziato a scrivere una trama a puntate che ora
trova il suo epilogo: come ti è venuta l’idea e come ti sei trovato
a scriverla?

Hexenjäger
è stato un esperimento interessante che mi ha insegnato diverse
cose. L’idea di fondo era quella di creare una storia a puntate che
trovasse il suo culmine nella notte di Halloween, un capitolo al
giorno scritto e pubblicato sulla mia pagina Facebook senza
revisione, una specie di prova muscolare con me stesso. Allo stesso
tempo riprendeva il concept dei romanzi d’appendice che venivano
pubblicati a puntate o, più recentemente, delle blog novel.
Avevo
apprezzato particolarmente Cavour Cacciatore di Vampiri e mi piaceva
l’idea di provare qualcosa di simile, mischiando come al solito
Sword And Sorcery e Horror. Diciamo che ho preso un po’ di Solomon
Kane di Howard, un po’ di Geralt di Rivia di Sapkowski,
un’ambientazione che è un omaggio al gioco da tavolo Hexerei
– the Three Witches of Wurzburg
, un miscuglio dell’orrore da
Nightmare a L’Esorcista e ho shakerato il tutto. Il risultato
finale è stato molto soddisfacente, anche perché mi sono dimostrato
di essere i grado di buttare giù un testo “semifinito”, ma ho
anche imparato che i ritmi troppo serrati non riesco a tenerli e che
le note di Facebook fanno schifo… comunque se a qualcuno interessa
leggere la storia può cominciare QUI

I lettori:
secondo te cosa piace a chi ti segue?

Guarda
pubblicare mi ha fatto scoprire di piacere soprattutto alle donne.
Come scrittore intendo.
Quello che le lettrici hanno apprezzato di
più, a detta loro, è stato il modo di rendere gli eccessi di quello
che scrivo in modo appropriato al contesto e di dare profondità ai
personaggi anche in pochi passaggi.


Un
consiglio a chi, come te, ama questo genere, tenta di scrivere e
ancora deve muovere i passi nell’ambiente…

Io sono
l’ultimo degli stronzi in questo ambiente, quindi dovrei starmene
ben zitto, ma se dovessi dare dei consigli, guardando più a chi ha
ottenuto dei risultati e non a quanto ho fatto io, direi
fondamentalmente di scrivere in inglese, perché il mercato è
estremamente più vasto, e di fare molta attenzione al marketing.
Per
prima cosa però uno dovrebbe domandarsi se davvero è in grado di
scrivere qualcosa che valga il tempo che qualcun altro impiegherà a
leggerlo.

Grazie,
come sempre!


Ed è con entusiasmo che ringrazio il nostro ospite: è un piacere leggere i tuoi lavori ogni volta, ed è stato un piacere poter organizzare questa chiacchierata che ci apre le porte al tuo mondo ed a ciò che trasmetti scrivendo.

Rinnovo i miei apprezzamenti ed i miei complimenti circa il tuo stile narrativo, la tua fantasia ed il tuo estro creativo che adoro terribilmente: non conosco altri tuoi ‘colleghi di genere’ nel panorama italiano, non degni della mia attenzione intendo, ciò non significa siano inadeguati a concorrere con te anzi… credo solamente che aver per caso inciampato nei tuoi scritti sia stata una fortuna!

Un sincero augurio affinché tu possa continuare a creare e permetterci di viaggiare tra gli anfratti e le storie dei tuoi meravigliosi personaggi!!

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