“Orfani Bianchi”, di Antonio Manzini [Recensione]

Amici Lettori, ben trovati!
Oggi vi proponiamo ORFANI BIANCHI, di Antonio Manzini ed accogliamo Federica Gennaro tra le fila dei nostri lettori forti! Ecco cosa ci racconta di questo bellissimo libro!

Orfani Bianchi

Antonio Manzini

Chiarelettere Editore – 2016

240 pagine – 16.00 €

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Mirta è una giovane donna moldava trapiantata a Roma in cerca di lavoro. Alle spalle si è lasciata un mondo di miseria e sofferenza, e soprattutto Ilie, il suo bambino, tutto quello che ha di bello e le dà sostegno in questa vita di nuovi sacrifici e umiliazioni. Per primo Nunzio, poi la signora Mazzanti, “che si era spenta una notte di dicembre, sotto Natale, ma la famiglia non aveva rinunciato all’albero ai regali e al panettone”, poi Olivia e adesso Eleonora. Tutte persone vinte dall’esistenza e dagli anni, spesso abbandonate dai loro stessi familiari. Ad accudirle c’è lei, Mirta, che non le conosce ma le accompagna alla morte condividendo con loro un’intimità fatta di cure e piccole attenzioni quotidiane.
Ecco quello che siamo, sembra dirci Manzini in questo romanzo sorprendente e rivelatore con al centro un personaggio femminile di grande forza e bellezza, in lotta contro un destino spietato, il suo, che non le dà tregua, e quello delle persone che deve accudire, sole e votate alla fine. “Nella disperazione siamo uguali” dice Eleonora, ricca e con alle spalle una vita di bellezza, a Mirta, protesa con tutte le energie di cui dispone a costruirsi un futuro di serenità per sé e per il figlio, nell’ultimo, intenso e contraddittorio rapporto fra due donne che, sole e in fondo al barile, finiscono per somigliarsi.
Dagli occhi e dalle parole di Mirta il ritratto di una società che sembra non conoscere più la tenerezza. Una storia contemporanea, commovente e vera, comune a tante famiglie italiane raccontata da Manzini con sapienza narrativa non senza una vena di grottesco e di ironia, quella che già conosciamo, e che riesce a strapparci, anche questa volta, il sorriso.


Recensione a cura di Federica Gennaro

Leggere “Orfani bianchi” è come stare al caldo del nostro salotto ed aprire all’improvviso una finestra in una notte d’inverno e sentire l’aria gelida sulla faccia.

La storia è il risvolto di una medaglia che sempre più spesso, ormai da decenni, è nelle nostre case.

La storia è la storia e la vita di una giovane donna moldava che fa la badante di alcune anziane italiane e mentre si prende cura delle loro famiglie perde la sua, “Mirta Mitea, eroina moldava, finta infermiera, che ha abbandonato la sua famiglia per aiutare quelle degli altri”.

La storia è semplice, all’inizio quasi banale.

Ciò che non è banale è lo stile narrativo capace di creare una suspance che tiene viva l’attenzione fino all’imprevisto finale.

L’autore riesce abilmente nel difficile compito di dar vita ad una protagonista femminile, Mirta, ed è attraverso le lettere che Mirta scrive ai parenti ed agli amici, ma soprattutto al figlio, che scopriamo uno spaccato della sua vita: le preoccupazioni “I soldi, sempre loro. Sono cani arrabbiati che quanto li hai per le mani ti mordono e li devi lasciare andare subito via. Sono molle che rimbalzano, sono l’incubo, Nina, l’incubo di questa vita”, i rimpianti, i sogni ed i progetti per il futuro “Fra tre mesi, quando avrò raggranellato un po’; di soldi, lascio questa vita e ne inizio una nuova”.

La lettura corre svelta come le scelte che Mirta deve compiere.

Ma la vita corre ancora più veloce e non sempre il finale è quello che ci auguriamo.

6 commenti su ““Orfani Bianchi”, di Antonio Manzini [Recensione]”

  1. La recensione di Federica fa venire voglia di immergerci nella lettura del libro,fa scorgere uno spaccato di vita doloroso, faticoso, ma anche pieno di amore, di altruismo,di cura… E poi ci stuzzica con il finale imprevisto… Grazie, lo leggero'

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  2. La recensione di Federica ci fa riflettere sulle misere condizioni di stenti che spesso definiscono l'esistenza di molte donne, motivate solo dal desiderio di una vita migliore. Curiosa di scoprire il finale; lo leggerò, grazie!

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