Amici Lettori,
accogliamo una nuova ‘forza lettrice’ nella nostra squadra: Marina Chiappini ci presenta uno dei romanzi di Stephen King, dal titolo L’ISTITUTO.
Lo conoscete?
Noi ve lo raccontiamo così…
L’ISTITUTO
di Stephen King
Sperling & Kupfer
21,90 € – 576 pagine
È notte fonda a Minneapolis, quando un misterioso gruppo di persone si introduce in casa di Luke Ellis, uccide i suoi genitori e lo porta via in un SUV nero. Bastano due minuti, sprofondati nel silenzio irreale di una tranquilla strada di periferia, per sconvolgere la vita di Luke, per sempre. Quando si sveglia, il ragazzo si trova in una camera del tutto simile alla sua, ma senza finestre, nel famigerato Istituto dove sono rinchiusi altri bambini come lui. Dietro porte tutte uguali, lungo corridoi illuminati da luci spettrali, si trovano piccoli geni con poteri speciali – telepatia, telecinesi. Appena arrivati, sono destinati alla Prima Casa, dove Luke trova infatti i compagni Kalisha, Nick, George, Iris e Avery Dixon, che ha solo dieci anni. Poi, qualcuno finisce nella Seconda Casa. «È come il motel di un film dell’orrore», dice Kalisha. «Chi prende una stanza non ne esce più.» Sono le regole della feroce signora Sigsby, direttrice dell’Istituto, convinta di poter estrarre i loro doni: con qualunque mezzo, a qualunque costo. Chi non si adegua subisce punizioni implacabili. E così, uno alla volta, i compagni di Luke spariscono, mentre lui cerca disperatamente una via d’uscita. Solo che nessuno, finora, è mai riuscito a evadere dall’Istituto.
Recensione a cura di Marina Chiappini
Avete presente quei sogni vividi che vi scavano una voragine nel petto. Quegli incubi tanto rari quanto realistici, da cui ci si sveglia respirando profondamente e con violenza, come se si fosse appena usciti dall’acqua dopo una lunga e sofferta apnea.
Beh questo libro riesce a suscitare emozioni molto simili.
Quando si dipinge un autore come “il maestro dell’horror” c’è rischio che qualcuno immagini scene cruente e brutali, con una buona dose di splatter. In questo caso però l’orrore non è trasmesso da immagini sanguinolente. Il lettore viene trascinato da una scrittura semplice e scorrevolissima nella consapevolezza di quanto l’essere umano possa essere spregevole. Il senso di angoscia e di inquietudine sono trasmessi dal bisogno del ristabilirsi di un equilibrio, di una giustizia in un contesto in cui il disprezzo della dignità altrui sembra un principio cardine. Non ci sono troppe descrizioni di ambienti o personaggi se non quelle che sono strettamente necessarie a costruire un quadro preciso della situazione o comunque funzionali rispetto alla caratterizzazione dei personaggi.
Sci-fi e realtà
Molto interessante il fatto che, nonostante i personaggi si trovino in quel contesto per motivi che riguardano ricerche para scientifiche e quindi ci sia una parte della trama che riguarda il paranormale, i personaggi sono estremamente realistici. Tanto gli aguzzini quanto i protagonisti si muovono e comportano come è normale che sia. Alcuni personaggi sono particolarmente apprezzabili proprio perchè, realisticamente, non sono semplicemente polarizzati tra “buoni” o “cattivi”, ma rappresentano tutte quelle sfumature che spesso, per opportunismo o necessità, la morale umana è costretta ad accettare.
“Siete nel sud, adesso”
Le scene che ritraggono ed enfatizzano alcuni stereotipi sulla realtà degli Stati Uniti del sud sono piacevolmente esagerate. Creano un contrasto ironico tra l’assurdità della situazione generale e la reazione della popolazione che, per quanto possa sembrare estremizzata a un lettore europeo, è probabilmente realistica.
Conclusioni evitabili
Avrei personalmente preferito un finale senza “spiegoni”. Non amo a conclusione di un libro che si crei la classica scena in cui due personaggi spiegano, con un pretesto più o meno plausibile, quali siano le conseguenze dei fatti narrati. In questo caso specifico avrei preferito un finale che facesse solo vagamente cenno a come si sono evolute le varie situazioni. I personaggi hanno vissuto esperienze assolutamente fuori da ogni immaginario ed è plausibile che non siano in grado di elaborarle, quindi perché voler mettere un punto fermo a un vissuto che non avrà mai una conclusione?
Impressioni generali
Essendo il primo libro di Stephen King che io abbia mai letto, non posso metterlo a paragone con altri suoi lavori. Certo è che ho avuto l’esigenza, quasi un bisogno fisico, di leggerlo tutto d’un fiato e ogni volta che riemergevo dalla lettura faticavo nel rendermi conto che non fosse reale e nel lasciarmelo alle spalle.
Per quanto mi riguarda queste sensazioni sono rare e molto preziose. Quando fatico a chiudere un libro dopo aver letto l’ultima pagina, significa che ha raggiunto l’obbiettivo di portarmi in un’altra realtà, almeno per qualche ora.