“The Silent Edge” – Blogtour: dal GDR alla Scrittura

Lettori Adorati,

continua il progetto in collaborazione con la community di Scrittori e Lettori Fantasy dedicato ai blogtour: questo mese è riservato alla saga di THE SILENT EDGE, una produzione fantasy di Antonio Mandese Editore e scritto a più mani da Malvisi, Ivaldi, Giacchi e Bello.

Questa è la nostra tappa dedicata al Gioco di Ruolo e alla Scrittura.

Buona Lettura!

Articolo a cura di Isabella Cavallari

Prima di immergermi nella lettura di THE SILENT EDGE ho voluto scambiare due parole direttamente con Matteo Malvisi per poter un attimo capire ciò che stavo per affrontare: è stato lui, infatti, a specificarmi come

“Era tutto partito come un gioco di ruolo narrativo, dove ognuno di noi interpretava uno o più personaggi all’interno di un worldbuilding e un’idea di trama strutturata insieme”.

Io quando ho letto queste sue affermazioni ero tipo: wow!

Chi mi conosce sa che vengo da un’esperienza come role player iniziata a sedici anni: tutto ciò che è collegato a questo mondo mi affascina ancora ora, anche se sono inattiva a livello di gioco, in questo momento.

Vedere che ci sono autori che hanno il mio stesso background e che sono arrivati – diversamente da me, s’intende! – alla pubblicazione di qualcosa inizialmente nato per gioco è ammirevole, intrigante, stimolante sia dal punto di vista creativo che narrativo.

Inutile dire che ho approfittato della pazienza di Matteo Malvisi per capire sia come si sono mossi loro, sia come può nascere qualcosa da una esperienza ludica spesso improvvisata, spesso realizzata ai fini di passare del tempo, e non necessariamente concretizzata su pagine bianche.

“Dopo aver preso la decisione di fare di TSE una cosa seria, è praticamente diventato un tavolo di sceneggiatura: noi stabiliamo fin dal day one quali eventi, archi evolutivi dei personaggi e scene chiave debbano svolgersi in un previso spazio temporale, che nel nostro caso occupa la totalità di un volume”.

Mi viene da immaginare il team di autori seduti al tavolo: viene forse sorteggiato il Master della sessione, che quindi in questa partita si prenderà la briga di coordinare gli eventi, fare la voce narrante e cercare quindi di dare un senso logico a quel che, di lì a poco, i giocatori metteranno sul palcoscenico.

Ognuno di loro ha già davanti a sé le schede dei personaggi di cui si dovrà occupare, anche se ormai sono prolungamenti di sé e non è difficile vestirne i panni: io ho sempre giocato con molto distacco, spesso scegliendo il punto di vista del Master di gioco anziché del giocatore.

Questo mi ha permesso di realizzare personaggi forse un po’ troppo strutturati, ma al tempo stesso mi ha impedito di apprezzare il coinvolgimento emotivo: certo, ogni personaggio custodisce frammenti di noi entro le sue caratteristiche, ma ho sempre evitato loro prendessero il sopravvento. Se, al contrario, la fantasia è la creatività vengono correttamente liberati, beh… il personaggio acquisisce spessore, credibilità maggiore, colori e sfumature e tanta credibilità. Penso che sia un ingrediente importante in un libro: se il lettore si riconosce in almeno uno dei personaggi raggiungerà la fine del romanzo e non solo!

No, non è una tecnica commerciale ^^’

Tornando a noi…

Al di là della faccenda stilistica – nel gioco di ruolo a turno ognuno esprime l’azione che compie il proprio personaggio in quella determinata situazione in cui è coinvolto. Quindi agisce in prima persona, come l’attore quando veste i panni di un personaggio da portare al proprio pubblico. Interpreta. Ci mette del suo per caratterizzarlo e cucirsi al meglio l’abito addosso, cerca di pensare e vivere come lui per poterlo comprendere meglio, il personaggio diventa parte di sé per poterlo interpretare nella maniera ottimale – dove quindi per cucire insieme le toppe dell’intero plot bisogna sicuramente fare un lavoro attento e curato, c’è sicuramente qualcosa di più arguto a cui prestare attenzione: darsi forse delle regole, realizzando quella sorta di ‘manuale’ atto affinché non si perda di vista la mission e si raggiungano così gli obiettivi inizialmente prefissati.

Ancora una volta Matteo Malvisi mi conferma questo pensiero, quando mi rivela che

“[…] abbiamo sempre definito TSE come una storia Character Driven piuttosto che Plot Driven”.

Ed infatti, leggendo THE SILENT EDGE, possiamo tranquillamente notare questa scelta: la storia Character Driven è tale quando la narrazione si concentra sul conflitto interno dei personaggi, sui rapporti che i personaggi hanno tra di loro, sulle evoluzioni del carattere, sui traumi da elaborare e la formazione della loro personalità, sulle scelte di vita e sulla loro crescita. Come detto prima, il lettore riesce facilmente ad immedesimarsi, a scegliere il personaggio più affine, e quindi potersi avvicinare meglio alle vicende facendosi coinvolgere, ma solo grazie all’empatia con il personaggio prescelto.

Di contro, i Plot Driven si focalizzano sull’avventura da portare a termine, sull’esterno che abbraccia il gruppo di personaggi, mostrando un ritmo serrato, incalzante, senza soffermarsi sui dettagli degli eroi ma scegliendo le loro gesta come più importanti. Non ci sono elucubrazioni mentali e riflessioni interpersonali; non vi è una crescita durante il corso degli eventi; non sono i personaggi il focus, ma quello che succede.

Qui mi chiedo: io come ho fatto a giocare di ruolo per anni odiando le ‘pippe mentali’ dei personaggi e talvolta dimostrandomi acida, quando facevo il master, dicendo ai giocatori di limitarsi alle azioni e tralasciare i pensieri durante le partite? Boh… bella domanda!

Andreina Grieco ci ha lasciato un bellissimo quadro dei personaggi di THE SILENT EDGE (clicca qui) permettendoci così di farci un’idea sia delle caratteristiche, sia delle possibili scelte interpretative da parte del team di scrittori: il genere steampunk, poi, permette di uscire dal cliché tipico del fantasy ed anzi, risulta stimolante ed avvincente a suo modo, dando la possibilità ad ogni personaggio di potersela cavare da solo sempre, in ogni caso, grazie alla ‘dotazione personale’ tutt’altro che scontata.

In definitiva sì, è possibile da un plot di gioco sviluppare una trama, lavorarci, metterla su carta e proporla ad un pubblico di lettori anche se questi non hanno partecipato alle sessioni di game: siamo abituati, infatti, a vedere la procedura al contrario. Quanti portali di giochi online su Harry Potter o del Signore degli Anelli troviamo in circolazione? Libri, scritti prima di una elaborazione ludica. E’ facile. Ai giocatori appassionati non resta che stilare le regole. E’ già tutto fatto. Qui, invece, la creatività si spinge oltre: mappa da sviluppare ed area di gioco da definire, location e luoghi da pianificare, descrizioni che si sviluppano giocata dopo giocata… ed i personaggi. Loro, da sempre, nel panorama ludico, la chiave di ogni gioco di ruolo.

E con THE SILENT EDGE anche il team composto da Malvisi, Ivaldi, Giacchi e Bello è riuscito a condividere una passione, un’idea, una creatività e tanta, tantissima fantasia!


THE SILENT EDGE
IL RANGER DEL DESERTO
di Malvisi, Ivaldi, Giacchi e Bello
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Sono trascorsi vent’anni dalla fine della Guerra del Massacro. Dopo che l’umanità è stata sconfitta dalla Nemesi, un esercito di creature enigmatiche comparse dal nulla; pochi superstiti si sono imbarcati in un esodo disperato alla ricerca di terre abitabili al riparo dalla distruzione, nella landa di Stagshade. Ma cos’è successo veramente al vecchio mondo? Cos’era la Nemesi? E soprattutto, perché non ha inseguito l’umanità per finire il lavoro? Elias, un ranger della nuova civiltà del pianeta, desidera tornare là dove tutto è iniziato, e finito, per scoprire la verità. Ma non può farlo da solo. Dovrà reclutare individui audaci e abbastanza disperati da seguirlo. Persone complesse, tormentate da vecchi vizi, rimorsi, ambizioni e guidati ognuno dai propri tornaconti e questioni in sospeso. Riusciranno a sopravvivere? Una serie letteraria per chi ha amato il western distopico della Torre Nera di Stephen King e le trame ad ampio respiro di George R. R. Martin ne Le Cronache del Ghiaccio del Fuoco; ma anche a chi si è fatto incantare dagli universi sospesi de L’Attraversaspecchi di Christelle Dabos o chi si è fatto stuzzicare da Brandon Sanderson e i complessi sistemi arcani di Mistborn. I personaggi sono eroi inconsapevoli in lotta con gli spettri del passato, le cui imprese sono rese eccezionali dall’impiego della magia e dell’alchimia, in un turbinio di eventi che lotta per trovare una speranza in un mondo che ne ha abbandonato perfino il ricordo.

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