“Di fronte a Me” di Pietro Fratta – 2° Tappa Blogtour – Estratto

Amici del Web,
ben trovati al primo blogtour di questo mese: come abbiamo annunciato ieri nel corso dell’Editoriale, oggi è il nostro turno dedicato al TOUR con GIVEAWAY sul romanzo DI FRONTE A ME di Pietro Fratta.

Scopriremo insieme un estratto del libro, potendoci così fare un’idea della storia e dello stile di scrittura dell’autore.

Buon viaggio!


DI FRONTE A ME
di Pietro Fratta
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Un padre, medico, sottrae alle cure ospedaliere il proprio figlio, piccolo, amatissimo e gravemente malato, portandolo con sé in un luogo caro alla sua infanzia, un casolare in campagna. In questa ambientazione a tratti bucolica, a tratti dura, il padre disperato si prende cura del piccolo, divenuto vegetale e privo di speranze di guarigione. Scopo di tale fuga è ottenere una miracolosa guarigione del figlio, attraverso la costruzione di una piccola chiesa di pietre, da erigersi con la sola forza delle mani paterne. Il racconto, incentrato sul gravissimo dolore del genitore e sulla sua disperazione (generata da una consapevole impotenza), diviene occasione per numerose dissertazioni filosofiche circa la fede, il dolore, la speranza, la redenzione dell’uomo, l’amore paterno, la sofferenza umana nella solitudine. Ma la sua solitudine è minacciata da una presenza maligna che, incarnatasi nell’aspetto di un bambino vagamente somigliante proprio al figlio, lo incita a porre fine a ogni speranza e negare Dio e la preghiera.

L’Estratto

Il mattino lo richiama. Esce di casa silenzioso. Resta appoggiato alla porta mentre si guarda attorno. La natura ancora offuscata dalla nebbia, il verde mischiato al grigio. Dinanzi, lo spiazzo di terra butterata e molle; zolle con erba rimossa e già marcita: il suo luogo di lavoro, il suo nuovo elemento. Spiazzo non molto vasto ma disseminato di giorni antichi. Lo rovinerà tutto. Scaverà con urgenza finché avrà una sufficiente quantità di pietre.

Il progetto è infantile; tanto semplice quanto immane. Le pietre ammucchiate alzeranno il suo sguardo e forse ne misureranno la fede.

Estraniandosi al mondo s’è rifugiato nell’unico ambiente che lo potesse accettare. Ancora le braccia tremano nervose al pensiero del gesto inconsulto che pare già così lontano: lo strappo alla precedente esistenza. È successo solo pochi giorni prima. E la casa di legno lo ha accolto: zona dove sono riposti ricordi lontani, tanto lontani, eppure mai così vividi e sensati. Avrebbe voluto portarvi il figlio in altre situazioni, non nell’isolamento completo. Gli alberi intorno – con le ombre che s’allungano fin quasi ai suoi piedi – delimitano il loro nuovo mondo: di padre, figlio, spirito. L’amore ancora sviluppa la vita di entrambi, benché la sua logica sia ribelle e inconsueta, sempre misteriosa. Ha indotto entrambi in una nuova tentazione, nel luogo dove i sogni di lui si raccoglievano sempre in primavera, in un’infanzia colma di fantasie. Stavolta il tempo non avrebbe portato altre stagioni. Seguiranno giorni imprevedibili di sole e freddo e pioggia scrosciante. Silenzi cercati.

Alla sua sinistra è il sentiero che riporta al mondo. Ma non ne ha necessità. Le scorte sono abbondanti. Per il momento, l’aria è buona.

La nebbia si scioglie molto rapida. Pare schiacciata dal cielo nitido; per un po’ ne resta uno strato tremolante fra l’erba non ancora guastata. Non ha tempo per ammirare. Il mistero inutilmente gli svela bellezze. La bellezza può essere una prigione ed è impossibile giocarvi. La prigione ha una scappatoia apparente: passandovi, si ritroverebbe nel mondo, nel nulla vivace degli uomini. Forse sarebbe atteso. Ha rapito il suo stesso figlio. E nei giorni venturi, chissà, potrebbe perfino gravargli addosso un’accusa di omicidio. Voluto. O tentato. Il che lo fa sogghignare, come il pensiero della pietà che la sua famiglia rovinata ispirerebbe.

Sfrega le mani. Rientra. C’è un buon tepore e odore di ciliegio nella casa. Se ha voglia può cucinare un po’ di verdura. Ha perfino pensato di andare a caccia: per addentrarsi nel bosco nerastro, cercare segni e presenze.

Avvertire la forza austera della natura e trattenerla con sé. Ma è la natura ad avvicinarsi a lui, premendo sul suo spazio; provocandogli pensieri allucinati. Il primo vero sintomo di una fede estraniata: la solitudine. Proprio varcando la preghiera e chiedendo un miracolo si ritrova solo; cerca di proteggere il figlio, di salvarlo; lo abbraccia; ma il piccolo è altrove: più con la morte che con lui; nel medesimo silenzio; pur mantenendosi nell’agonia di una vita fregiata in piena grazia.

Si prepara. Un pasto sostanzioso, ingurgitato senza appetito. In camera apre le persiane: avanza una luce dolce. Il figlio ha gli occhi spalancati, il lato destro contratto. Indispettito. Il sole del mattino non gli arriva diretto.

Gli controlla la flebo e gli sistema i capelli. Lo accarezza. Sta indurendosi come pietra, gli occhi azzurri sembrano gemme. È ancora presente; nondimeno guarda oltre: un mistero. Fosse anche una visione dolce, cercherà di strappargliela di dosso. Così riprenderà a crescere. Con lui.

La nebbia fuori è sparita del tutto. Dopo la pioggia ieri ostile, ora l’acqua lo aiuterà sotto il cielo sereno. La terra è morbida e potrà rimuovere le pietre con minor fatica. Ne vuole di particolari e dovrà cercare, cercare.

Inizia con la vanga e il primo sforzo gli fa uscire un lamento. Colpisce più forte. Con urgenza.


Il Calendario del BlogTour

  • 1 febbraio 2021 – La Libreria di Beppe -> qui trovi la tappa con il primo estratto del romanzo
  • 2 febbraio 2021 – Maria Cristina Buoso -> qui trovi l’intervista all’autore
  • 3 febbraio 2021 – Bosco dei Sogni Fantastici -> tappa in corso
  • 4 febbraio 2021 – Il Mondo di Simis -> qui trovi il terzo estratto del romanzo
  • 5 febbraio 2021 – Penso Dunque Leggo -> qui trovi la recensione del romanzo
  • 6 febbraio 2021 – La Sabbia nella Clessidra -> qui trovi la recensione del romanzo

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