
a cura di Daniela Tresconi
Ancora un romanzo di «solitudini» quello edito da AltreVoci Edizioni, si può essere soli anche in mezzo ad una folla immensa, non conta l’età, non conta lo stato sociale, questo ci insegna Fulvio Di Sigismondo in questo suo romanzo d’esordio.
Toccante, commovente, terribilmente attuale.
Racconta di grigi ed enormi palazzi, di periferie urbane sporche e desolate, di adolescenze irrequiete e senza progetti per il futuro. Parla di vecchi che faticano a rimanere legati ad una realtà che non gli appartiene più, che vivono per il passato e non per il presente: invisibili per chi sceglie di vivere con un motore che viaggia sempre a mille.
Scriveva Norberto Bobbio nel suo De Senectute (1996): “Il mondo dei vecchi, di tutti i vecchi, è il mondo della memoria. Si dice, alla fine, tu sei quello che hai passato, amato, compiuto. Aggiungerei, tu sei quello che ricordi”. Tutto è memoria: il tempo trascorso, la vita di ieri e di oggi costruiscono e progettano il ricordo.
La parola scritta è struggente, a tratti poetica, ricca di una suggestione quasi musicale e di una grande forza evocativa.
Non voglio raccontarvi cosa accade ai nostri protagonisti, che per una buona parte del romanzo conducono vite separate e parallele, ciascuno chiuso nel proprio tormento e nel proprio dolore, voglio raccontarvi del sottile filo del destino, che si intreccia e crea trame e percorsi solo all’apparenza distinti e distanti ma che in realtà li porterà a trovarsi insieme all’appuntamento con la vita.
Dolcissima e struggente la figura di Antonio, la memoria del romanzo, il nonno che tutti abbiamo avuto e che a volte non abbiamo ascoltato, persi dalla fretta e dalla frenesia di questa vita che ci costringe a condividere il tutto e subito.
Antonio è un uomo solo, depositario di un modo di vivere che non ci appartiene più, la perdita dei suoi ricordi sono una perdita per tutta la nostra società e la fine della sua stessa vita, solo incontrando un’altra solitudine riesce a passare il testimone e a spiegare un valore inestimabile per tutti: l’amore.
Il sentimento che può cambiare una vita, la prospettiva di un futuro che non ci vede soli ma uno parte dell’altro.
«Ogni giorno mi dimentico un pezzo. Questa cosa mi terrorizza. E se mi dimenticassi tutta la vita che ho vissuto? Questa cosa mi spaventa da morire, anzi, vorrei morire subito se mi succedesse una cosa del genere»
Grazie Antonio e grazie Di Sigismondo per averci presi per mano ed accompagnati in un viaggio attraverso il dolore, la speranza, la morte e la libertà.

di Fulvio Di Sigismondo
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Che cosa lega la solitudine di Luca, Margherita e “Pezzo”, irrequieti adolescenti dei nostri giorni, a
quella di Antonio, anziano partigiano ed ex operaio, giunto quasi al termine della propria esistenza?
I loro percorsi apparentemente così lontani si sfioreranno, si incontreranno e infine si intrecceranno
sullo sfondo di una agitata periferia urbana, popolata di persone sole che nonostante tutto
continuano a cercarsi, per trovare conforto nella forza dell’incontro e nel potere rassicurante dello
sguardo e della parola. È il racconto di una storia contemporanea, sospesa tra il flusso dei ricordi di
un intenso, terribile e struggente passato e il desiderio di un futuro denso di incertezza e avventura,
colmo di un desiderio di libertà. In mezzo la vita, la violenza, la poesia, l’incontro e la forza della
memoria. E più di ogni altra cosa l’amore.
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