a cura di Francesco Bignardelli
Salve a tutti lettori e bentrovati!
Oggi vi portiamo una storia breve, circa una cinquantina di pagine, scritte da Antonio Pedro Hernàndez, Viale della Disperazione, pubblicato con Babelcube-inc.
Come per altri racconti brevi, c’è sempre poco da dire, perché nelle poche pagine disponibili molto semplicemente o la storia ti prende o non funziona.
In questi casi, ciò che ti sposta l’ago della bilancia da una parte o dall’altra può essere una semplice particolarità o scelta dello scrittore nell’impostare la trama. Andiamo quindi a parlarne.
Non c’è molto da dire: la trama di questa storia prende e intrattiene dalla prima all’ultima pagina [sappiate che potrei spoilerare qualcosa della storia a questo punto].
La morte di un uomo non è la sua fine. Si lascia dietro di sé un unico rammarico e vuole vedere per l’ultima volta la sua famiglia, seppur in formato da spettro.
Da morto, infine, potrà fare ciò che da vivo non è stato in grado di fare, ovvero salvare sua moglie e sua figlia.
In queste poche pagine, l’autore è riuscito a concentrare la pesantezza di una persona che rischia di lasciare alla sua morte troppe cose incompiute. C’è il patema del cercare ciò che non può più avere…o meglio sapere che chi amava non sta più soffrendo. Combatterà per questo, e per salvare le persone che ama sacrificherà il suo spirito.
Non si può dire che c’è una caratterizzazione dei personaggi, ma si percepisce l’urgenza di ciò che il protagonista tenta di fare, si vedono i suoi momenti in cui sembra scomparire nel nulla o aspettare, di “passare oltre” altri in cui si vede che combatte per quello che ha perso, dando “colore” a quello spettro.
Dolore e passione, amore e incubo mischiati insieme.
Infine, molte componenti del paranormale sono assieme legate in questa storia.
Non è esagerata la presenza sovrannaturale ma è presente e funziona bene,
FIn qui, tutto bene. Veniamo ora, però, al problema che ho già evidenziato in una precedente recensione, su una raccolta di storie: quando si indica il genere di un libro sulla copertina, si deve essere fedeli, poi, a quel genere all’interno del testo.
Ora: se io prendo un libro che viene definito come Thriller psicologico e paranormale, mi aspetto un thriller, con caratteristiche specifiche legate alla psicologia, alle emozioni e al paranormale.
Qui abbiamo un libro che non è un thriller, non è psicologico, ma sì possiamo dire che abbia delle caratteristiche relative al paranormale.
Questo è un grosso problema, perché un lettore si prepara, legge pagina dopo pagina aspettandosi che avvenga ciò che gli è stato proposto, ma che poi non accade.
Ed ovviamente il lettore ne rimane deluso, perché per quanto la storia piaccia e le poche pagine filano, non posso ritenermi soddisfatto e anzi, sento di essere stato anche gabbato da chi mi ha venduto il libro perché non trovo gli elementi che vengono invece evidenziati sin dalla copertina.
So bene che nella vendita dei libri attraverso internet è molto complicato riuscire a definire bene un genere, in modo che quel libro possa essere visto da più persone possibili, ma alla fine della storia mi sono sentito deluso con un grosso “Quindi” che non se ne va via.
Non mi resta che dire “peccato”, perché la storia funziona, il libro colpisce e piace, ma non è quello che mi aspettavo; è una storia con caratteristiche paranormali, sovrannaturali, più simile a quello che è poi il film “Ghost” ma solo in certi momenti della storia.
“Rimarrà sempre nella mia mente il rumore delle foglie morte che scricchiolavano sotto i miei piedi e quel filo d’aria tiepida che mi accarezzava il viso come mani invisibili. Feci qualche passo e, semplicemente, caddi a terra senza vita”
Con la sua morte, il protagonista è intrappolato in una specie di soglia, da qualche parte tra vivi e morti. Il suo viaggio lo porta nel suo vecchio luogo di residenza e a reincontrarsi con quella che era una volta la sua famiglia. Sarà solo in quel momento che capirà quanto sia cambiato e il grave pericolo che incombe su di loro.
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