a cura di Isabella Cavallari
Lettori cari,
in questi giorni con la Redazione sottosopra ho avuto ospite mia mamma – a cui sono grata per l’impegno e lo sforzo di seguire i lavori e le pulizie successive, ahimé io non potevo contribuire granché! – e solo negli ultimi giorni della sua permanenza siamo riuscite a riaccendere la TV.
Avevo una sola proposta da fare: guardare insieme ALFREDINO – UNA STORIA ITALIANA, la Miniserie TV in quattro puntate andata in onda nel 2021 e che però io non vidi non avendo all’epoca il televisore.
In questo periodo sui social scorrevano post dedicati e ho approfittato per approfondire spulciando in rete alcune notizie.
ALFREDINO – UNA STORIA ITALIANA racconta la drammatica vicenda di Alfredo Rampi, un bambino di soli sei anni caduto in un pozzo artesiano a Vermicino, vicino Frascati, il 10 giugno del 1981.
Non ero ancora nata e forse per questo ha stimolato la mia curiosità.
Curiosità ulteriormente cresciuta nel leggere come questa terribile vicenda – eh, non poteva essere altrimenti, purtroppo! – sia stata la goccia che ha permesso al Presidente Pertini di istituire il Dipartimento della Protezione Civile.
In queste quattro puntate della miniserie prodotta da SKY abbiamo modo di seguire gli eventi che vengono minuziosamente riprodotti: il piccolo ALFREDO non arriverà a casa della nonna e scivola invece in un pozzo artesiano di un cantiere lì vicino, lasciato inavvertitamente aperto.
Scivola giù per almeno 36 metri.
La macchina dei soccorsi si attiva non appena mamma Franca e papà Ferdinando chiamano il 118 e segnalano la scomparsa del bambino.
Polizia, Vigili del Fuoco, Speleologi e Volontari uniranno le forze, in maniera ahimé scoordinata, per cercare di portare in salvo il bambino, senza riuscirci. Il corpo di Alfredino, infatti, sarà riportato in superficie solo ventotto giorni dopo la sua morte.
Cliccando su questo link potete leggere per bene la vicenda che si sviluppa in soli tre giorni e che ebbe una notevole risonanza mediatica tanto da essere oggetto di una diretta televisiva ininterrotta, prima volta in Italia.
Non c’erano sufficienti tecnologie, al tempo, per poter gestire un’informazione del genere: eppure tramite reti unificate, inviati, ponti radio e via dicendo la TV riuscì a tenere incollati ai televisori per circa 18 ore consecutive quasi 21 milioni di persone.
Anche grazie a questo ‘servizio’ si trovarono i Volontari che provarono a scendere per poter recuperare il bambino intrappolato nel pozzo.
Devo riconoscere che Sky ha fatto un buonissimo lavoro, offrendo un prodotto di buona qualità televisiva:
- l’ambientazione storica degli anni 80 in Italia sembra essere molto fedele. Ci deve essere stato un grande lavoro per ricostruire abbigliamento, arredamento delle case, recuperare auto, capire con che mezzi si lavorava in questi casi e ricostruire quindi tutto quello che è l’ambiente in cui ruota la storia.
- Gli interpreti: un plauso ad Anna Foglietta e Luca Angeletti, rispettivamente mamma Franca e papà Ferdinando Rampi, sono stati davvero magistrali. Un gran lavoro anche per gli altri personaggi che, pur avendo ruoli ‘da tecnici’ o marginali, sono stati in grado di trasmettere gran parte delle emozioni che sicuramente quella gente in quella situazione ha provato. Grandi responsabilità, grandi scelte, grandi azioni al buio non sapendo come gestire una situazione assolutamente imprevedibile e mai capitata prima.
- molto rispettoso. Non vi sono riprese del bambino giù nel pozzo, permettendo quindi che lo spettatore possa solo immaginare e sicuramente farsi coinvolgere da quello che avviene all’esterno, capace di trasmettere una mxi di sensazioni ben amalgamate tra loro.
Giusto un paio di pecche:
- il romanesco: ahimé i dialoghi contengono parecchie parole in romanesco e con l’audio vengono ulteriormente ‘mangiate’ rendendo difficile la comprensione di alcuni passaggi.
- il tempo non scandito. La vicenda si sviluppa in soli 3 giorni. E i vari eventi avvengono con un ritmo molto stretto, non essendoci tempo da perdere. Avrei apprezzato il tempo venisse scandito con gli orari in sovraimpressione, per dare modo al pubblico di percepire ancora meglio le tempistiche di azione.
Nell’ultima puntata della Serie non solo si percepisce la reazione dei genitori di Alfredino nel cercare di riprendersi da un evento terribile, ma si ha modo di vedere la fondazione del Centro Alfredo Rampi che nasce con l’intento di supportare il neonato Ministero della Protezione Civile e lavorare in sinergia con esperti del settore per Prevenire i Rischi, educare i Bambini a giocare e crescere in Sicurezza e cercare quindi di evitare che situazioni del genere possano succedere ancora.
Sono passati quarant’anni da quel giorno, e anche qualcuno in più.
La Protezione Civile è un organo che ormai è diventato fondamentale per il Nostro Paese: alluvioni, terremoti, eruzioni vulcaniche, emergenze ed eventi catastrofici richiedono l’intervento di una macchina che funziona, grazie al lavoro di squadra delle Istituzioni, dei Tecnici del Settore, di Professionisti dell’Emergenza e di Volontari.
Siamo velocissimi a montare i campi e ad aiutare la Popolazione quando accade qualcosa, pronti ad intervenire con la distribuzione pasti, il supporto psicologico, quello ludico per i giovanissimi e quello sociale per i più fragili.
Ad oggi quello che ancora manca è il DOPO INTERVENTO.
Siamo lenti a ricostruire. Lenti a ricominciare. Lenti a rimborsare e… le situazioni ‘provvisorie’ non hanno tempistiche, e anzi.. vanno molto per le lunghe.
E’ stato fatto tanto.
Grazie alla sfortunata sorte di Alfredino e grazie al coraggio e alla forza di Mamma Franca e Papà Ferdinando RAMPI.
Dobbiamo ancora fare, però.
Insieme. Unendo le forze. Ancora e sempre!