
a cura di Daniela Tresconi
Amici del Bosco,
oggi vi parliamo del libro di Marco Ferrari dal titolo ALLA RIVOLUZIONE CON LA DUE CAVALLI CON RITORNO A LISBONA 50 ANNI DOPO, pubblicato da Editori Laterza.
Un viaggio fisico attraverso la Francia, la Spagna, fino ad arrivare in Portogallo e un viaggio nella storia dell’Europa della metà degli anni 70, per raccontare un evento che portò alla fine di una delle dittature più longeve: quella portoghese appunto.
Abbiamo avuto la fortuna di incontrare di persona l’autore, presentandolo all’interno della Rassegna letteraria I libri per strada che si è svolta a Sarzana a fine maggio: un grande studioso e appassionato della storia portoghese, che ha raccontato anche in un altro suo romanzo dedicato al dittatore Antonio Salazar.
Come è stato possibile che in un epoca di grandi sconvolgimenti sociopolitici, sia potuto rimanere al potere per così tanto tempo?
Pur essendo di estrazione contadina e rimanendo per tutta la sua vita molto isolato da tutto quello che gli accadeva intorno, aveva la capacità di comprendere quali scelte gli potevano dare un ritorno vantaggioso, ad esempio la concessione di basi militari agli americani sull’Atlantico durante la seconda guerra mondiale, scelta che gli ha consentito di rimanere escluso dai nuovi assetti socio politici conseguenti alla caduta di Hitler.
Dal romanzo è stato tratto un film che nel 2001 ha vinto il Pardo d’oro al Festival del Cinema di Locarno.
Non casuale la scelta della 2 cavalli quale vettura sulla quale compiere il viaggio per assistere alla rivoluzione portoghese.
Si tratta di una macchina che ha sempre raffigurato l’anticonformismo, la libertà e la gioia di vivere, sempre in testa in tutte le manifestazioni giovanili.
Victor e Vasco, i due protagonisti, restano dei sognatori anche nella seconda parte del romanzo, quella in cui vengono descritti come due anziani brontoloni e pieni di acciacchi, che non desistono dalla voglia di continuare a sognare. Ritrovano il relitto della loro macchina e scovano tra le pieghe della vita un nuovo sogno da coltivare.
«Dove andiamo?
Ci sarà pure una rivoluzione da qualche parte che ha bisogno di noi, no?» dice Vasco…..
Comunque… Comunque cosa?…Comunque andiamo»
Così si chiude il romanzo, forse ancora oggi qualcosa resta di quei valori che avevano alimentato quella e molte altre rivoluzioni, forse non tutto è perduto.
Colorata e accattivante la cover che gioca sul contrasto tra il rossa del garofano, il giallo della carrozzeria e il chiaroscuro dei personaggi.
Alternante la scrittura che, nella prima parte del romanzo mantiene un tono e uno stile rapido e quasi cinematografico, come se le parole fossero l’anima di una macchina da presa.
Molto più intimista nella seconda parte, pervasa dalla nostalgia e dalla malinconia.
Il 25 aprile 1974, una data che pare ormai lontana anni luce, avvenne in Portogallo un fatto straordinario: sulle note di Grândola, vila morena di José Afonso, un gruppo di ufficiali dell’esercito diede avvio a una rivoluzione che pose fine alla più longeva dittatura d’Europa, durata
quarantasette anni, dieci mesi, ventiquattro giorni e qualche ora. I fiori nelle canne dei fucili, simbolo della Rivoluzione dei garofani, furono un momento di speranza per un’intera generazione che, dopo il golpe del Cile del 1973, le feroci repressioni in Grecia, il fallimento della Primavera di Praga del 1968 e la guerra del Vietnam, vedeva finalmente trionfare i propri ideali. Furono in
molti, come i protagonisti di questo libro Victor e Vasco, a partire da ogni parte d’Europa per assistere, almeno una volta nella loro vita, al trionfo della rivoluzione. Ma ogni viaggio, anche o soprattutto se fatto su una mitica Due Cavalli, senza navigatori e fuori autostrada, è un’avventura, un tragitto fatto di incontri, inconvenienti e sorprese per «seppellire i tiranni con una risata». […]
