Salve a tutti lettori e benvenuti
a questa nuova recensione. Oggi torniamo a parlare di Fantasy e per la
precisione vi parlerò di “il male degli Avi: Oltre i Confini” primo libro di Giorgia
Staiano, che da il via con quest’opera alla sua saga.
Titolo: Il Male Degli Avi: Oltre i ConfiniAutore: Giorgia StaianoEditore Astro
EdizioniUscita: Novembre 2016Genere: Fantasy
L’umanità ha fallito. La Madre Lios, stanca dei continui soprusi subiti, ha distrutto la razza umana, salvando solo pochi eletti. Millenni dopo, gli Elit, uno dei sette popoli della Nuova Era, proibiscono le emozioni negative. Un giovane, però, viene meno a questo giuramento. Mizar è irascibile, scontroso e in eterno conflitto con se stesso; nulla può contro la sua parte più oscura. In tutto il mondo, intanto, prende corpo una macabra consapevolezza: i bambini stanno nascendo senza anima. Lios ha mantenuto l’antica promessa. Un viaggio obbligato di dominio e conquista condurrà Mizar negli angoli più sperduti del globo dove, insieme alla giovane Kaila del popolo guerriero dei Dashu, affronterà i suoi demoni. Il Male degli Avi non ha ancora vinto…
L’ho letto: come mi è
sembrato?
“Il Male degli Avi” è un libro
con una ambientazione post-apocalittica della Terra: La Madre Lios, stufa degli
abusi e dello sfruttamento sbagliato del pianeta da parte dell’umanità decide
di punirli per la loro arroganza e il loro male, salvandoli solo alcuni popoli
in varie parti del mondo. Questi popoli si evolveranno nei secoli e secoli
seguendo le indicazioni della Madre, allevando ognuna dei propri poteri legati
a questa divinità e al pianeta stesso, per difenderlo e renderlo forte. La
storia riguarderà Mizar, un ragazzo del popolo degli Elit, popolo che ha
rinnegato da secoli l’uso delle emozioni negative, in tutte le sue forme e concetti.
Un popolo quindi che mantiene la promessa con la dea scacciando da se tutte
quelle emozioni che rovinarono l’umanità; tutti… Tranne Mizar. Lui fin da
piccolo è sempre stato diverso e unico rispetto al suo popolo perché lui sente
dentro di se anche le emozioni negative, disorientando al meglio il giovane e
lasciandolo solo. Da qui si sviluppa tutta la nostra storia.
Cosa mi è piaciuto
Credo che quello che mi abbia
colpito di più in questo fantasy siano stati i personaggi della storia: che
siano principali o secondari, in parte presenti, buoni o cattivi, le persone
che si muovono all’interno di questo libro attirano l’interesse di chi legge; a
parte piccole eccezioni tutti i personaggi presentati nella storia sono
caratterizzati e spiegati, vengono comprese le loro azioni e le loro decisioni;
non sono troppo complessi come mentalità ,ma nemmeno banali, anzi, le emozioni
che provano e percepiscono sono ben caratterizzate; le paure, la speranza e il
dolore per la perdita sono esempi delle tante sfere emotive che questo fantasy
va a toccare. Mizar Roku, Manà, ma anche Daarok sono mossi da qualcosa che
lentamente nella storia viene spiegata e analizzata, senza lasciare troppo al
caso, o dubbi al lettore; la scrittrice vuole essere chiara su questo anche per
rendere la lettura della storia la più fluida possibile. E poi la trama stessa,
la storia su cui gira il romanzo non è solo ciò che da il via al libro, ma si
allarga aprendo strade di trame diverse. Non mi metterò a spoilerare qui nulla,
ma dirò semplicemente che abbiamo al centro della storia una trama principale,
sulla quale si torna ogni tanto, ma attorno si evolverà tutto un mondo con
varie storie parallele che inizieranno in varie parti della storia e che si
chiuderanno alla fine dell’ultima pagina. Tante storie che si incastreranno
bene però nell’evolversi della storia e soprattutto della scrittura: infatti la
lettura non verrà rallentata, ma continuerà a evolversi senza problemi e per i
lettori sarà facile continuare a leggere pagina per pagina interessati anche a
sapere come andranno a finire certe questioni. Qui c’è anche la bravura
dell’autrice, capace di mischiare tanti ingredienti in un’unica storia con un
risultato finale veramente buono; l’idea insomma funziona. Tornando ai
personaggi del romanzo, in aggiunta c’è da dire che non sono i soliti archetipi
che riscontriamo di solito; vuoi perché si tratta di un post-apocalittico, vuoi
che proprio come fantasy è diverso dal solito, sia nell’ambientazione creatasi
sia nello svolgimento della trama principale, di certo non fa mai male vedere
idee nuove, personalità diverse e interessanti, ma soprattutto diverse tra di
loro, visto che non abbiamo un personaggio nella storia simile all’altro come
carattere. Ovvio quando parlo di caratterizzazione dei personaggi, non intendo
descrizioni molto lunghe ed esaustive, ma questo perché è il primo libro di una
saga, quindi abbiamo avuto qui l’introduzione a una storia che di sicuro
porterà a una evoluzione futura del carattere dei personaggi e quindi a una
loro evoluzione… O almeno questa è la mia speranza vedendo il solido inizio
deciso di questa autrice.
piaciuto
Di questo romanzo poco mi ha
lasciato perplesso o dubbioso;è un lavoro molto solido che ha lasciato pochi
margini di errori.La cosa che non mi è piaciuta nell’intera storia, però è la
lingua parlata dai popoli. Mi spiego meglio: sono passati secoli dalla rovina
del nostro mondo, i popoli rimasti sono pochissimi e distanti geograficamente;
culture diverse, modi diversi di avvicinarsi alla Madre Lios, eppure tutti
parlano la stessa lingua (o almeno tutti i popoli che vengono presentati nella
storia). Ora questo tipo di cosa non mi è nuova e ha moltissime spiegazioni,
una tra le tanti e rendere fluida la lettura; rendere il linguaggio parlato
simile per ogni popolo rende più veloce la storia, non si va a creare
l’ostacolo dell’incomprensione etnica, non servono figure aggiuntive utili solo
come traduttori da un linguaggio all’altro, tutto vero; ma dopo aver letto un
romanzo bene accurato come questo dal punto di vista delle emozioni e dei
caratteri dei personaggi, così ben studiato per le capacità dei popoli e i fini
delle varie culture…ecco dispiace non vedere altrettanta cura per la lingua
parlata. Poi nei prossimi libri potremmo avere una spiegazione su questo;
potrebbe essere che la madre Lios ha dato a tutti un’unica lingua per non distinguere
troppo i propri figli e farli avvicinare tra di loro, può essere che
miracolosamente un unico linguaggio sia resistito nei secoli e secoli e sia
rimasta quindi una lingua comune per tutti… tutto può essere ma lascia sempre
qualche dubbio, perché dopo tanto tempo e così tanta lontananza, è normale che
gli idiomi vanno anche se leggermente, a cambiare una lingua, e qui notiamo una
fluidità di comprensione… esagerata. Sarebbe bastato un leggero accento diverso
o anche aggiunte o slang o parole dialettiche insite a una cultura diversa.
Peccato per questo punto. Il secondo è più personale, e semplicemente, a fine
del libro, ho notato una accelerazione della storia, come se si volesse
giungere il più velocemente possibile alla fine; utile come scelta per
aumentare il pathos e tenere i lettori attaccati al testo, ma di conseguenza si
è corsi forse troppo, tanto da lasciare troppo indietro come caratterizzazione
due personaggi nuovi che appaiono alla fine del libro e che vengono troppo
bistrattati; li presenti per ora senza l’accurata caratterizzazione detta
prima.
In conclusione che dire se non
buona la prima. Il libro gira e scende come lettura dall’inizio alla fine che è
una bellezza. Non lascerà di certo con l’amaro in bocca i suoi lettori che si
appassioneranno sicuramente a questi personaggi e alla trama stessa: Il Male
Degli Avi è solo all’inizio del suo viaggio.