“L’Alba del Dio Falco” di Stefano Santarsiere

a cura di Isabella Cavallari

Amici Lettori,
oggi chiudiamo il tour dedicato al nuovo romanzo di Stefano Santarsiere intitolato L’ALBA DEL DIO FALCO, pubblicato da AltreVoci Edizioni: ringrazio la CE per avermi omaggiato della copia cartacea (che troverete al Salone del Libro di Torino dalla prossima settimana) e vi lascio la mia recensione, di una lettura incastrata tra le tante altre che spero di finire presto.

Buona lettura a voi!


Horus era un’antichissima rappresentazione dell’energia medianica, la personificazione dell’arte della chiaroveggenza, della capacità visiva più acuta e della consapevolezza più profonda. Per questo veniva rappresentato con la testa di falco. Un falco divino che aveva il sole come occhio destro e la luna come sinistro.

La nostra storia si apre nel 1904 in Egitto, durante alcuni scavi archeologici: qui ci si imbatte in un’atmosfera meravigliosa, magica, quasi senza tempo e surreale, esplorando quella che è la tomba di un mortale, un uomo: il sacerdote mago Aiwass, l’enigmatica figura della città di Ombos vissuto in epoca predinastica e portatore di grande innovazione scientifica o forse divina. Dai disegni che si evincono sulle pareti della sua tomba, pare infatti ch’Egli facesse esperimenti particolari sul cervello degli individui, utilizzando quindi competenze mediche ed avendo il benestare delle divinità per poterle fare.

Cos’hanno in comune divinità e scienza? Quanto sono distanti e quanto così vicini?

Forse avremo modo di riflettere su queste cose nel corso della nostra lettura, poiché il romanzo fa immediatamente uno sbalzo temporale e veniamo abilmente trasportati nei giorni nostri: Charles Fort, famoso curatore del blog “La voce dei dannati”, che offre ai suoi lettori diversi argomenti di riflessione su temi piuttosto particolari, è il protagonista di quella che è un’avventura davvero straordinaria.

Sarà infatti la sua corrispondente torinese a piombare in casa sua a Bologna annunciando di essere dovuta scappare da casa propria perché qualcuno la vuole uccidere. Roberta racconta di aver scoperto qualcosa che non doveva sapere e che, per questo motivo, qualcuno è intenzionato a farla fuori.

Racconterà a Charles una strana storia che parla di videogiochi, bug, stanze segrete che si aprono e mostrano telecamere che riprendono qualcosa che sembra realistico e non frutto di programmatori… eppure è tutto poco chiaro, mentre palesi sono le minacce di morte che ha ricevuto: qualcuno davvero la sta perseguitando.

Al tempo stesso, però, accadono morti misteriose tra personaggi di un certo calibro: l’ispettore di polizia Imbonati viene incaricato di seguire quello che pare essere il suicidio del signor Pennacchi – illustre proprietario di un’azienda – , mentre in altri paesi europei vengono meno un ex primo ministro, un broker finanziario, un amministratore delegato di una multinazionale… casualità? Io non credo.

Già dalle prime pagine Stefano Santarsiere offre al lettore una vasta gamma di ingredienti che possono subito interessare gli appassionati di misteri, storia, thriller e polizieschi.

I personaggi di Roberta e Charles si rivelano essere bene assortiti, poiché con Lei si vivono e si percepiscono i momenti di tensione, paura ed emotività, mentre con Lui emerge la parte più razionale, l’azione, quella sorta di ‘controllo’ che alla giovane compagna di ventura spesso sfugge. I caratteri sono differenti, le loro storie sono diverse e questo permette di toccare con garbo la valorizzazione di ognuno di noi, poiché unico e diverso grazie al proprio vissuto e alle competenze acquisite nel corso dell’esperienza di vita.

Le descrizioni dei luoghi sono curate, soprattutto quelle legate alla parte storica: un plauso è d’obbligo nella parte di esplorazione della tomba egizia. Mi son trovata a rileggere più volte alcuni passaggi per soffermarmi sulla bellezza di quel che mi pareva di vedere davanti agli occhi. Sicuramente impegnativa ed accurata è stata la ricerca, mista ad una capacità narrativa davvero molto apprezzabile.

I capitoli brevi, in grado di rendere snella la lettura, mantengono alta l’attenzione e rendono il ritmo di lettura molto fluido e coinvolgente: i fatti che avvengono sono tanti, ma vengono incastrati in maniera accattivante e permettono alle varie storie di proseguire, contemporaneamente, quasi avvenissero su binari diversi quando invece, poi, in qualche modo – ben costruito – si incontrano.

Stefano Santarsiere conferma le sue capacità di scrittore, riproponendosi però con una storia che secondo me gli ha dato un quid in più: tutta la parte ‘nerd’ della vicenda, e quindi tutto l’intrigo legato alla questione tecnologica, videogiochi e quant’altro, è qualcosa che mi ha sorpreso.

Ha dimostrato non solo un’ampia fantasia, ma anche l’accoglimento di stimoli diversi: spesso, infatti, mi trovo ad immaginare lo scrittore che raccoglie input per i propri lavori tramite ricerche storiche, letture di altri generi o altro… in questo caso, invece, l’aver inserito anche una parte più pratica e più ‘nerd’, appunto, mi fa pensare che effettivamente tutto ciò che è ludico/creativo può essere interessante per fornire elementi utili allo sviluppo di una storia.

Tutto ciò che stimola è valido. O comunque può esserlo.

Ed è bello pensare in questa maniera, ampliando l’orizzonte e cambiando la visione che si ha di chi scrive come se fosse solo qualcuno in un cantuccio, chino su carta e penna, quando invece è una persona ‘normale’, che quindi ama il cinema, i fumetti, il mondo dei videogiochi…

Una storia che mi ha saputo coinvolgere fino alle prime pagine e che, secondo me, merita di venir assaporata piacevolmente in poltrona, a fine giornata, per gustarsi appieno ogni passaggio e, quindi, scoprire ciò che si nasconde dietro il simbolo antico dell’Occhio di Horus.


Egitto, 1904: nel sito archeologico di Naqada viene rinvenuta la mummia del medico e mago Aiwass, un esponente del culto di Horus, famoso ideatore di un procedimento grazie al quale si poteva entrare in contatto con la dimensione eroica del dio falco. Nascosta nel lino che avvolge i piedi, viene trovata la descrizione del procedimento, che prevedeva l’utilizzo della torpedine del Nilo, una specie di anguilla elettrica. Ma il lino e il manufatto di metallo che serviva per il rituale vengono misteriosamente trafugati.
Bologna, 2011: Charles Fort, giornalista bolognese esperto di notizie misteriose, sta tornando a casa dopo una giornata trascorsa tra le celebrazioni per un premio giornalistico, ottenuto grazie al sito La voce dei dannati. Davanti alla porta del suo appartamento trova Roberta Fantini, una sua ex collaboratrice. La ragazza è in pericolo di vita a seguito della scoperta di una piattaforma software nascosta all’interno di un videogame. Aldo Imbonati, ispettore della Questura di Bologna, è incaricato di indagare sulla scia di sangue che Charles e Roberta lasciano dietro di sé, nel tentativo di sfuggire a due spietati serial killer.
Un’appassionante serie di avvenimenti porterà i protagonisti dalla Francia alla Scozia, dall’Italia agli Stati Uniti per fermare un folle progetto volto alla conquista del mondo.


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